No, non potevano prevedere tutto questo, neanche lontanamente. Eppure, tra le strofe di “Gigaton”, l’undicesimo album dei Pearl Jam in uscita internazionale – nonostante i comprensibili problemi di distribuzione – ci sono vari, inequivocabili, messaggi subliminali che ci aiutano a capire le contraddizioni del presente.
Le domande sospese di Love Boat Captain, una delle canzoni più significative di “Riot Act” (2002), trovano ora risposta in un album che accarezza il presente liquido già dalla prima canzone Who Ever Said: un buon pezzo rock che ricorda i tempi di “No Code” ad accompagnare una voce che spinge fino al messaggio chiave: “Tutte le risposte si trovano negli errori commessi”.
Un suono fresco, sperimentale a tratti inedito per i Pearl Jam. Who Ever Said è anticipata da un’intro ipnotica che riproduce le prime note utilizzate per promuovere l’uscita dell’album (ricordate la ricerca con la realtà aumentata?).
Poi Superblood Wolfmoon, seconda canzone e secondo singolo estratto, lanciato con la celeberrima caccia alla luna smartphone alla mano. Il terzo pezzo della tracklist è la già conosciuta Dance of the Clairvoyants accolta dalla comunità con umori contrastanti. Il primo segnale di una svolta verso qualcosa di diverso, un “grunge adulto”, grazie anche alla presenza del nuovo produttore Josh Evans che aveva già firmato Can’t Deny me
Arriviamo a Quick Escape retta su un tosto giro di basso di Jeff Ament sul quale Eddie Vedder canta di una viaggio internazionale dove cita Jack Kerouac (“Sleep sack, a bivouac and Kerouac sense of time” canta Ed). Parliamo del terzo e ultimo singolo d’anteprima.
Arriviamo ad Alright, la la prima ballata Eddie style, contraddistinta dalle parole “If your heart still beats free, keep it to yourself“. Si arriva a Seven O’clock che propone uno strano e inedito falsetto di Eddie Vedder presente nella seconda parte della traccia. “Fa parte delle prime session del gruppo per questo disco tenute nel 2017, poi è stata cambiata diverse volte nel corso del tempo” ha detto il produttore Evans mentre Eddie si è detto particolarmente orgoglioso del suo testo.
Never Destination è un pezzo pensato anche per i live e ricorda da vicino certe sonorità post-punk di fine anni settanta mentre Take The Long Way si basa su un buon riff di batteria di Matt Cameron, impreziosito dalla voce di Eddie che declina il paradosso “I always take the long way – It leads me back to you”.
Buckle Up è la classica canzone riempitivo, con buona pace dell’autore, Stone Gossard. Musicalmente è poco più di un esercizio di stile. Quindi, Come Then Goes altra ballata di Eddie Vedder che ricorda certe canzoni di Pete Townshend (dove il cantante dei Pearl Jam canta “We could all use a savior from human behavior“).
“Gigaton” si conclude con due tracce significative: Retrograde è una struggente ballata sullo stile di Just Breathe e Sirens dove Eddie ripete più volte il verso “feel the sound“. La chiusura è affidata a Cross River, già presentata alcune volte nei concerti solisti del cantante dei Pearl Jam (all’Ohana Fest nel 2017 e nel 2019 al Firenze Rocks, per esempio.
Incisa da Vedder con un pump organ del 1850 e impreziosita da alcune note di kalimba suonate da Jeff Ament e di chitarra acustica suonate da Stone Gossard. Presente anche McCready che qui suona l’e-bow.
Gigaton” – in italiano “gigatone” – è un’unità di misura di massa equivalente a un miliardo di tonnellate: viene utilizzata in climatologia per quantificare il distacco di ghiaccio ai poli. Un fenomeno di cui si è interessato anche il fotografo Paul Nicklen, che solamente una settimana fa pubblicava sui social la foto che sarebbe poi diventata la copertina del nuovo album dei Pearl Jam:
“Cosa rende eterna un’opera d’arte? Questa è ovviamente una domanda molto soggettiva, ma voglio dare la mia opinione personale su questo argomento attraverso le mie foto”, ha scritto Nicklen condividendo alcuni suoi scatti, “per me, il mio lavoro è senza tempo perché ciò che fotografo non è affatto senza tempo. Quando fotografo, cerco di catturare un momento unico che non si ripeterà mai più”.
Giornalista, docente di lingue straniere, tra le collaborazioni l’agenzia Ansa e il Centro (testata ex gruppo L’Espresso-Finegil Editoriale). In passato ha lavorato a Parigi e Milano con Eurosport e Canal +. Come blogger, oltre ad aver seguito vari eventi sportivi internazionali, dalle Universiadi (in Europa e in Asia) alla Race Across America – la folle corsa ciclistica da un capo all’altro degli Stati Uniti – ha condotto alcune inchieste sull’immigrazione con reportage in Italia, Romania e Marocco. Nel 2007 ha vinto il premio giornalistico Polidoro. Nel 2016 ha firmato “New York, Andalusia del Cemento – il viaggio di Federico García Lorca dalla terra del flamenco alle strade del jazz” (Aurora edizioni), l’anno successivo Lithium 48, sempre per la stessa casa editrice.
“Vi aspettavate di vedere un concerto e invece vi siete trovati davanti a un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro. Questa è la situazione in cui ci troviamo. Con questo sapore amaro in gola, vi chiediamo tutto il supporto e la comprensione di cui abbiamo bisogno.” Queste parole sono apparse alle oltre 100mila persone che ieri sera intorno alle 21 si sono collegate sul sito www.ultimoconcerto.it per l’iniziativa gratuita in diretta streaming L’ Ultimo Concerto organizzata da oltre 130 liveclub uniti per offrire una serata live ad un pubblico chiuso in casa, che da un anno non può ascoltare la musica dal vivo.
La data del 27 febbraio 2020, infatti, rimarrà alla storia perchè è il giorno in cui dodici mesi fa si procedeva alle prime chiusure dovute alla situazione di emergenza sanitaria.
L’obiettivo primario della serata originaria era quello di porre l’attenzione sull’assoluta incertezza e instabilità in cui versano attualmente realtà come club, circoli o locali che ospitano da sempre la musica dal vivo. Lo scopo, però, è stato centrato in pieno, anche in questo modo. La provocazione del settore è rimbalzata sul web facendo chiasso, rumore e sbattendo la realtà delle cose in faccia allo spettatore.
Tantissimi gli artisti annunciati da Diodato ai Subsonica, da Manuel Agnelli con Rodrigo D’Erasmo a Ghemon, Lo Stato Sociale, i Marlene Kuntz. Ma ancora Brunori Sas, i Pinguini Tattici Nucleari, I Ministri, Zen Circus, Marina Rei, Fast Animal and Slow Kids e ancora molti altri.
Alle 21 precise, al termine di un breve countdown e video preregistrato, il silenzio assoluto. Solo un messaggio su sfondo nero: “Nessun concerto. Ecco, lo avete capito anche voi. Qui è dove siamo adesso: la realtà che viviamo oggi, che rischia di essere anche il nostro domani. L’Ultimo Concerto? L’avete già vissuto, nel 2020. Il Prossimo? Noi vogliamo che ci sia! Dateci voce, ci mettiamo la passione e i palchi!”.
Gli stessi ideatori in un comunicato hanno spiegato perché la scelta di spegnere ancora una volta la musica: “Non si tratta di un brutto scherzo. Questo silenzio rappresenta la voce dei live club, e questo è il nostro modo di supportarli. Spazi che lottano per stare a galla e disegnare delle prospettive sempre più incerte. Luoghi da cui siamo passati e in cui abbiamo incontrato molti di voi”. Perché, spiegano “un concerto senza musica non è un concerto. Un live club in silenzio non è un live club“.
“Skeleton Key” è il nuovo singolo degli Epica, di cui è stato da poco rilasciato anche un videoclip. La band olandese, guidata dalla cantante Simone Simons, ha selezionato questo brano come primo estratto dal nuovo album Omega, pubblicato il 26 febbraio su Nuclear Blast. Il disco è stato prodotto da Joost Van Den presso i Sandlane Recording Facilitiers a Rijen, in Olanda.
“Benvenuti nel mondo dei sogni a più livelli “Skeleton Key“. Non dimenticare di portare la tua Skeleton Key per svelare tutti i segreti dentro di te! Spero che questa canzone ti perseguiterà finché non ci rivedremo”, ha dichiarato la frontwoman in sede di presentazione dell’ultimo full-lenght. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del chitarrista Mark Jansen: “sono molto orgoglioso di questo album, poiché sono convinto che abbiam fatto un lavoro molto ben bilanciato anche dopo così tanti anni sulle scene”.
“La nostra forza è che abbiamo molti grandi cantautori nella band. Siamo riusciti a combinare le qualità reciproche per selezionare le migliori canzoni. È stato un periodo fruttuoso da trascorrere del tempo insieme per lavorare come una squadra su quei brani. Penso che questo ha fatto la differenza più grande rispetto ai nostri album precedenti. Usando ancora i vantaggi di inviare comodamente file tramite Internet l’un l’altro, ma combinandoli con il ritrovarsi fisicamente insieme per lavorare su tutte le tracce. “
“Qualunque cosa stia accadendo nella società, noi, come musicisti, come artisti, siamo un po’ uno specchio di ciò che si sta verificando. Il riscaldamento globale è un argomento importante in uno dei miei testi. Quello che sta accadendo in tutto il mondo è un argomento. Ma soprattutto, questo album è un album molto spirituale. È l’album più profondo e maturo nella storia degli Epica“.
1. Alpha – Anteludium 2. Abyss Of Time – Countdown To Singularity 3. The Skeleton Key 4. Seal Of Solomon 5. Gaia 6. Code Of Life 7. Freedom – The Wolves Within 8. Kingdom Of Heaven prt 3 – The Antediluvian Universe 9. Rivers 10. Synergize – Manic Manifest 11. Twilight Reverie – The Hypnagogic State 12. Omega – Sovereign Of The Sun Spheres
Le Solite Scuse, il primo disco del cantautore pugliese Grecale, è un viaggio personale che va alle origini dell’uomo e dell’artista, delle sue origini e delle sue tradizioni, profondamente legato ad una Puglia calda, sacra e rigogliosa. Nel breve album è centrale il concetto di tradizione, un dogma religioso che permea il terreno e che si scontra con una contemporaneità che non ne accetta la durezza, un eterno rapporto conflittuale, dolce e amaro, folclore e sentimento.
Sette brani dalla gestazione lunga e travagliata che insieme rappresentano un percorso nel ricordo di ciò è si perso nel tempo, di tutto quello a cui non si è mai detto Addio. Un’esperienza di scrittura emotivamente importante in cui il passaggio al cantato in italiano, dopo il precedente progetto di Grecale in inglese Party Animal, ha definito una vera e propria messa a fuoco del pensiero dietro ogni composizione.
Tutti i pezzi sono stati composti con chitarra e voce ma nella produzione si è voluto sottolineare il legame geografico. Il collante dei pezzi è la presenza di campioni delle marce funebri tradizionali dei riti pasquali della settimana santa. La tromba presente in Gelsi è un campione estrapolato della marcia funebre “Jone” mentre in Venerdì sono presenti clarinetti trattati come fossero dei synth.