Per l’uomo sarà più complesso vivere su Marte oppure affrontare il viaggio di andata?

Solo pochi giorni fa il rover Perseverance è arrivato su Marte. Un evento atteso, seguito in diretta televisiva e sui social network che ha lasciato tutti con il fiato sospeso. Il segnale, arrivato a distanza di 11 minuti dall’evento a causa del ritardo nelle comunicazioni fra Marte e la Terra, ha confermato il contatto col suolo. Applausi, soddisfazione alle stelle (è proprio il caso di dirlo) e la consapevolezza di aver aperto una nuova pagina nella storia dell’esplorazione spaziale.

La missione è infatti destinata a cercare tracce di vita passata e a raccogliere i primi campioni del suolo marziano che nel 2031 saranno portati sulla Terra da una staffetta di missioni nella quale l’Italia avrà comunque un ruolo importante.

Leggi anche: RetroGaming: Prince Of Persia, il viaggio nel tempo che ha rivoluzionato il mondo del gaming

A cercare le tracce di una vita passata nel bacino di un antichissimo lago, che ora è il cratere Jazero, ci sarà proprio Perseverance. E’ il quinto rover che l’agenzia spaziale americana ha inviato sul pianeta rosso. La Nasa ha definito la manovra come “la più precisa di sempre per raggiungere il suolo marziano”.

Leggi anche: Carlo V e l’impero su cui non tramontava mai il sole

Ora tutti si chiedono: potrà l’uomo vivere su Marte? Sarà in grado di farlo?

Ce lo spiega il professor Gaetano Miranda, antropologo fisico con indirizzo evolutivo e palepateologico

Articolo precedenteThe Walk of Fame Week omaggia Ferlinghetti
Articolo successivoErmal Meta presenta Tribù Urbana: “canto gli ultimi e gli emarginati”
Abruzzese, laureto in biologia per colpa di Jurassic Park poi trasformato in antropologo fisico grazie a Indiana Jones e con queste premesse solo l'imprenditoria poteva dargli da mangiare! Appassionato di evoluzionismo e fotografia, ancora oggi con 4 figli combatte senza vittoria per uscire dal tunnel dei Dylan Dog.