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“Swedish Death Metal”, la recensione dell’opera di Daniel Ekeroth

Luigi Macera Mascitelli Posted On 29 Giugno 2021
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Avete mai sentito parlare di swedish death metal? Se la risposta è “no”, allora questo è l’articolo che fa per voi, soprattutto se siete tra quelli che ritengono il death metal una mera accozzaglia di chitarre distorte e urla. Perché, ovviamente, sarebbe un’erronea quanto dozzinale interpretazione di quello che è stato (ed è tutt’ora) un fenomeno mondiale. Oggi parleremo di Swedish Death Metal: La vera storia del Death Metal Svedese, un libro imprescindibile se amate il genere. Pubblicato nel 2006 dal mitico Daniel Ekeroth, bassista di Tyrant e Third Storm, e tradotto ed edito in Italia da Tsunami Edizioni nel 2012. Una vera e propria Bibbia che racconta e cerca di spiegare tramite le testimonianze di chi l’ha creata, la nascita della scena death metal svedese durante gli anni ’80. Ma andiamo con ordine.

«Che cos’è il death metal svedese? È un sound diverso, è una sensazione, è uno stile di vita attraverso la morte. È il fottuto death metal svedese e potete stare certi che a tutt’oggi è ancora vivo, grazie all’inferno! Radunatevi, zombie incoscienti, e rendiamo grazia ai veri padri del death metal»

Con queste parole l’autore ci avvia lungo un viaggio fatto di storia, aneddoti, attitudine, musica e soprattutto la voglia di lasciare un segno nel mondo. Quel marchio di chi, a nemmeno 16 anni di età, iniziava a formare i primi gruppi, e con una chitarra, un microfono ed una batteria dava vita a qualcosa di mai sentito prima. Ma per comprendere il fenomeno dello swedish death è importare fare una distinzione. Il death metal possiamo scinderlo in due grandissimi filoni: quello americano e quello -per l’appunto- svedese. Il secondo, molto più influenzato dall’hardcore punk e dal D-beat, è una costola del primo.

Il sound di gente come Slayer, Possessed, Death e Morbid Angel volò oltreoceano. Poi si mescolò al punk/hardcore inglese, di cui l’Europa era satura, ed approdò a Stoccolma, dove prolificò, dando vita ad un marcissimo rituale. Verso la fine degli anni ’80 la Svezia divenne, per mano di un manipolo di ragazzini, la culla ancestrale di un genere ed una scena che tutt’ora sono più vivi che mai. Puro e semplice swedish death metal. Gruppi come Entombed, Grotesque, Carnage, Dismember, At The Gates e Nihilist, sono tutt’ora considerati colonne portanti e pietre miliari del genere.

Leggi anche: “25 anni di Swedish Death Metal con Slaughter Of The Soul degli At The Gates“

Foto presa dal libro

Fatta questa doverosa premessa e inquadrato il contesto, possiamo ora entrare nel vivo di Swedish Death Metal. La cosa più importante dell’enorme lavoro di Ekeroth è che si tratta di una narrazione per testimonianze, racconti e aneddoti. Il libro è infatti pieno di citazioni e contributi da parte di musicisti della scena death metal svedese che all’epoca erano poco più che adolescenti. E soprattutto: gli eventi non vano oltre i primi anni ’90. Un fattore, questo, che rende ancor più di culto lo scritto, poiché esso si concentra solo sugli albori del genere e della scena. Tutto ciò che avvenne dopo era già bello che avviato e diffuso in tutto il mondo.

La bellezza e l’unicità di Swedish Death Metal sta proprio in questo: non è un’enciclopedia, uno sterile scritto che, come un manuale di storia, narra i fatti in maniera asettica e sterile. Tutt’altro. Si tratta di un libro scritto con passione e dedizione, reso ancor più ricco dal sapore spigliato ed informale con cui Ekeroth parla.

Leggi anche: “Vulgar Display of Power: 29 anni di groove metal con il capolavoro dei Pantera“

Gli eventi narrati non seguono una logica, semplicemente perchè una logica all’epoca non c’era. Immaginate un manipolo di ragazzini di Stoccolma intenti a bere birra tutto il giorno e ad ascoltare metal da un mangianastri portatile. Chi si scambiava pareri sulla band più figa del momento; chi iniziava a scrivere le prime “fanzine” tentando di rimanere aggiornati sulle ultime novità musicali. O ancora, chi apriva i primi negozi di dischi dove finalmente era possibile acquistare materiale dei gruppi death e thrash metal preferiti. Insomma, Stoccolma e Göteborg (altra città di seminale importanza) erano un caotico ribollire di idee, musica e tutta la passione per un genere ai primi marcissimi vagiti. Sarebbe stato impensabile ed impossibile per Ekeroth presentarci un resoconto dettagliato di ciò che avveniva. Ma il bello sta proprio in questo: sentirsi partecipi anche se non si era fisicamente lì.

E ricordiamo che prima di allora la Svezia era famosa, forse, solo per gli Europe ed il celebre chitarrista Yngwie Johan Malmsteen. Emergere da una scena musicale del genere, in un periodo storico come gli anni ’80, era un’impresa che ad oggi morirebbe sul nascere. Attraverso le tante testimonianze raccolte dall’autore e le bellissime descrizioni dei primi demo, il lettore riesce davvero a comprendere cosa volesse dire lo swedish death.

Foto presa dal libro con tanto di descrizione di Daniel Ekeroth

Stupende sono anche le miriadi di immagini e foto inedite presenti che offrono una testimonianza visiva delle band dell’epoca, locandine ed immagini di album e demo. Così come l’elenco alla fine di tutte la band Svedesi fino al 2006 e relative line-up e discografie. Un libro che ha richiesto anni di lavoro, interviste e ricerche ma che, alla fine, ci ha regalato quella che possiamo tranquillamente definire la Bibbia del death metal svedese. Una lettura imprescindibile se amate il metal o se semplicemente volete davvero sapere come andarono le cose in quel periodo. Ma state attenti: potreste innamorarvene dal primo rigo.

Copertina disegnata da Nicke Andersson (Entombed)

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