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Måneskin: sul palco di Sanremo trionfa il glam rock della band romana

Luigi Macera Mascitelli Posted On 7 Marzo 2021
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Ed anche questa 71esima edizione del festival di Sanremo si è conclusa. Una vittoria quasi inaspettata quella dei Måneskin, la band rivelazione che ha infiammato il palco dell’Ariston con il suo glam rock adrenalinico. Quattro ragazzi poco più che ventenni sono riusciti nell’impresa di portare sulla vetta un genere piuttosto scansato nel contesto del festival.

Già nella terza serata, quella dedicata alle cover e ai duetti, i Måneskin si sono cimentati in una grande prova assieme all’ex mentore ed amico Manuel Agnelli. Assieme al vocalist la band ha cantato Amandoti, celebre brano dei punk rockers italiani CCCP. Ed è proprio dopo questa esibizione che Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio hanno conquistato il pubblico da casa.

Qual è stata la formula vincente in questo duetto con il cantante degli Afterhours? Semplice -almeno in apparenza-: la perfetta sinergia tra la voce di Damiano e quella di Manuel. Un’alchimia che con la chitarra elettrica, i giri di basso e la batteria, ha dato vita ad un’interpretazione toccante da standing ovation. Un decimo posto meritatissimo che ha dato il via alla scalata verso il podio. Sicuramente tra le performance più apprezzate della serata.

Ma è con il singolo inedito Zitti e Buoni, estratto dall’album in uscita Teatro d’Ira – Vol. 1, che i Måneskin hanno trionfato. “Andando a fare la storia“, così recita il post su Instagram di qualche giorno fa, poco prima dell’inizio di Sanremo. E infine la vittoria, quasi annunciata in quelle parole. Un trionfo che, per alcuni aspetti, ha davvero fatto la storia. In primis per la giovanissima età dei quattro. In secondo luogo per il genere proposto che, tolte polemiche sterili che inneggiano a plagi, mancanza di talento o manifesti alla “è roba già sentita”, ha primeggiato in un contesto molto tradizionalista e -diciamolo- poco meritocratico.

E alla fine è la musica che ha parlato. Che questa edizione di Sanremo fosse particolare, vuoi per la mancanza di pubblico, vuoi per la scarsa qualità di molte proposte, era noto. Come pure il tentativo di svecchiare l’ambiente con scelte più o meno discutibili. O la retorica spicciola spacciata per rivoluzione di Achille Lauro e le mirabolanti avventure della Orietta nazionale. E ancora il ritorno di Bugo e la mancanza di Morgan. Va bene tutto. Ma i Måneskin hanno comunque dato un sonoro ceffone in faccia al canone. Non si sono inventati nulla, ma sono così genuini e maledettamente coerenti con la loro proposta che alla fine la formula è risultata vincente.

I Måneskin hanno iniziato a esibirsi live da giovanissimi nelle strade di Roma e con la loro straordinaria carica hanno conquistato il pubblico, spazzando via stereotipi di genere, mescolando influenze e stili in un mix originalissimo e unico, arrivando a collezionare oltre 16 dischi di platino e 5 dischi d’oro. Dal palco di X-Factor nel 2017 a quello dell’Ariston in soli 4 anni e con una pandemia di mezzo, collezionando più di 140.000 biglietti venduti con 70 date sold out in Italia e in Europa.

Non era da tutti riuscire a competere con gli altri grandi nomi presenti, soprattutto se tra questi c’è chi ha avuto dalla sua una “sconosciuta” Chiara Ferragni e i suoi 23 milioni di follower su Instagram. Nonostante la richiesta -assai contestata dal pubblico peraltro- da parte dell’influencer di votare per il marito e concorrente Fedez, il glam rock dei Måneskin ha trionfato. Il segreto?! Suonare e basta, portando musica inedita scritta di pugno dai 4 membri e lasciando agli altri tutti quegli inutili orpelli che. Alla fine di tutto è il contenuto che conta, non la forma.

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