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Home » Cinema

“Lockdown all’Italiana”, Enrico Vanzina alla prova del film lampo al tempo del Covid

Alberto Mutignani Posted On 18 Settembre 2020
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Lo abbiamo detto tante volte, i set italiani durante questo tragico 2020 sono rimasti fermi, salvo rarissime eccezioni, e la ripartenza della macchina dello spettacolo è stata probabilmente la più lenta ma anche la più attesa dal pubblico. Ci siamo consolati un po’ con i servizi in streaming, ma ora è tempo di tornare in sala.

In tutto il mondo si prepara un parco di titoli appetitoso per invogliare il grande pubblico a rientrare al cinema, e così in America preparano il lancio del nuovo 007, “No time to die”, mentre è con Nolan abbiamo visto il bellissimo “Tenet”, di cui abbiamo parlato.

In Italia, si fa quel che si può. Al cinema c’è “Non Odiare” di Mauro Mancini, ma i primi piatti li abbiamo lasciati per la fine dell’anno. Così, aspettiamo il cinepanettone della coppia Boldi-De Sica, mentre è notizia di ieri l’arrivo nelle sale, previsto per il prossimo 15 ottobre, di “Lockdown all’italiana”, regia di Enrico Vanzina, per la prima volta dietro la macchina da presa dopo la morte del fratello Carlo, due anni fa.

Il film vedrà protagonisti Ricky Memphis, Martina Stella, Ezio Greggio e Paola Minaccioni, e la partecipazione speciale di Riccardo Rossi e Maurizio Mattioli, e sarà un kammerspiel sulla convivenza forzata di due coppie sull’orlo di una crisi di nervi, durante il contenimento per Covid. Sì, alla Polanski, che però, al posto di Vanzina, Enzo Salvi l’avrebbe chiamato – qui tutta la differenza tra un mestierante e un professionista.

Dall’altro lato, però, Vanzina è riuscito a confezionare un film in appena tre mesi, tra soggetto, sceneggiatura, casting, riprese, post-produzione e distribuzione. Sapendo quanto è lungo l’iter produttivo di un film, soprattutto in tempi di Covid, viene da chiedersi come sia possibile una realizzazione così tempestiva.

Il rischio è che un progetto corale che spinge su temi sociali complessi come il divorzio, lo smarrimento di sé, la convivenza forzata e quindi anche la realtà periferica italiana, vada a sacrificare la qualità per cavalcare l’onda del tema attuale. Staremo a vedere.  

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