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La forza nell’animo e nelle parole di Frida Khalo

Redazione Posted On 1 Maggio 2021
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Frida Khalo (all’anagrafe Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderó) nasce il 6 luglio del 1907 a Coyoacán, Città del Messico. Simbolo del femminismo, la sua immagine è diventata negli anni una vera e propria icona: una splendida corona di fiori, occhi neri come l’onice, sopracciglia foltissime, lunghe gonne colorate e mani piene di gioielli.

Frida non ebbe una vita facile: all’età di sei anni fu colpita da una malattia invalidante che la lasciò menomata alla gamba destra. Ma l’avvenimento più tragico della sua vita ebbe luogo anni dopo, nel 1925, mentre viaggiava, in compagnia di Alejandro suo fidanzato dell’epoca, su un autobus che andò a scontrarsi contro un tram. Nell’incidente Frida riportò lesioni molto gravi alla colonna vertebrale, al bacino e agli arti inferiori che col tempo finirono per confinarla su una sedia a rotelle e in un letto. Proprio in quel periodo ebbe inizio la sua attività artistica.

Leggi anche: “Al mio cuore, di domenica: l’intensa poesia di Wislawa Szymborska“

Costretta immobile in un letto, grazie ad un cavalletto, dei colori ad olio e ad uno specchio posizionato sul soffitto(così da vedere ed utilizzare la sua immagine come modello), essa iniziò a dipingere autoritratti: «Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio». I temi della sua opera sono elementi propri della sua vita: il dolore, l’aborto, la maternità, l’infertilità, la sessualità, l’angoscia, l’amore o l’infedeltà. Temi estranei all’arte ed alla società di quei tempi, ma lei li abbracciò con onestà pronta a dimostrarsi una donna determinata e non arrendevole; cos’altro avrebbe potuto fare con il suo corpo spezzato se non trasformarlo in oggetto di studio e ricerca artistica?

Così, tramite le sue opere divenne la prima artista ad esplorare apertamente la realtà femminile e ad essere simbolo di resilienza. L’unico “tallone d’Achille” di Frida, l’unica sua debolezza – se così la vogliamo definire – fu la sua passione per Diego Rivera, artista anche lui, con il quale si sposò nel 1929. La loro storia d’amore era ben lontana dall’essere perfetta. Delle volte era tossica, alimentata da gelosie, tradimenti ma sempre salvata da una passione incredibile. I due artisti hanno sempre concordato nel volere una relazione aperta ma la realtà era che non potevano stare davvero insieme né separati. Tra i tanti tradimenti reciproci, la scelta di Rivera di finire con la sorella Cristina portò al divorzio, ma neanche questo arrestò il loro amore. Ci volle solo un anno perché i due tornassero insieme tanto che si risposarono a San Francisco nel 1940.

Scontri e riconciliazioni, instabilità e sofferenza ma anche un amore diventato eterno. Alla fine, quando Frida morì il 13 luglio 1954, Rivera ha detto solamente: «Ho capito che la cosa più bella della mia vita è stata il mio amore per Frida». 

Leggi anche: “Tra mente, cuore e carne: la poesia di Patrizia Valduga“

Frida Khalo però non viene ricordata solamente per le sue opere d’arte, ma anche per le sue intense ed emozionanti parole. Le sue poesie ci offrono delle immagini colme di sensazioni, ci catapultano in ciò che l’artista viveva in quel momento facendoci entrare nell’intimità della sua vita, del suo pensiero e del suo cuore. Di seguito un componimento di una profondità unica. Leggendolo si riesce a percepire l’Amore, quello con la A maiuscola; quell’amore che ti strugge, ti scalda e ti travolge, al quale bisogna arrendersi e farsi trasportare verso ciò che di più bello ha da offrire.

Voglio darti i colori più belli, Frida Khalo

«Voglio darti i colori più belli, voglio baciarti… voglio che i nostri mondi da sogno siano uno solo. Vorrei vedere dai tuoi occhi, sentire dalle tue orecchie, sentire con la tua pelle, baciare con la tua bocca. Per vederti dal di sotto, vorrei essere la tua ombra nata dalla suola del tuo piede, che si estende lungo il terreno su cui cammini… Voglio essere l’acqua che ti lava, la luce che ti dà forma, vorrei che la mia sostanza fosse la tua sostanza, che la tua voce uscisse dalla mia gola così che tu mi accarezzassi da dentro… nel tuo desiderio e nella tua lotta rivoluzionaria per una vita migliore per tutti, voglio accompagnarti e aiutarti, amarti e nella tua risata trovare la mia gioia. Se a volte soffri, voglio riempirti di tenerezza così che tu ti senta meglio. Quando hai bisogno di me, mi troverai sempre vicino a te. Sempre aspettandoti. E vorrei essere leggera e soffusa quando vuoi restare solo.»

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