Tra mente, cuore e carne: la poesia di Patrizia Valduga
Poetessa e traduttrice veneta Patrizia Valduga è stata la compagna del poeta, traduttore e critico letterario Giovanni Raboni con cui ha condiviso un’intensa storia d’amore durata 23 anni, dal 1981 fino al 2004, anno della morte di Raboni.
La vita di Patrizia Valduga è intrisa di grande letteratura. Nei suoi scritti troviamo, infatti, un uso impeccabile e sensuale della metrica. Tutto accade in una stanza, in quattro mura: un uomo e una donna sono uno davanti all’altra, pronti al combattimento amoroso. La donna è la scrittrice. La stanza è la sua mente, dove l’incontro d’amore si trasforma in un teatro di parole e di carne, dove le voci ben distinte dei due amanti si alternano e dialogano durante l’incontro, in un andamento emotivo che segue il ritmo di una marea, di un’onda trasportata, schiaffeggiata e gonfiata dal vento.
Ma quel che accade è soprattutto poesia.
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Di seguito un componimento tratto da “Medicamenta e altri medicamenta”(Einaudi, 1989)
Vieni, entra e coglimi, saggiami provami…
comprimimi discioglimi tormentami…
infiammami programmami rinnovami.
Accelera… rallenta… disorientami.
Cuocimi bollimi addentami… covami.
Poi fondimi e confondimi… spaventami…
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami… ardimi bruciami arroventami.
Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgmominami poi sgomentami…
dissociami divorami… comprovami.
Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra… riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
Di Erica Ciaccia
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