“Ritratto di fanciulla”: una spy story di sfondo al più grande mercato nero d’opere d’arte
Dopo “Il nodo di seta” e “L’Oro di Baghdad”, Marco Forneris presenta il terzo romanzo “Ritratto di fanciulla” il cui protagonista eroico rimane ancora David Faure, una sorta di alter ego dello stesso autore.
Così spiega: «David Faure non è un eroe puro, ha le sue zone d’ombra e non esita a forzare la linea della legalità quando pensa di averne diritto, è capace di grande generosità ma sa anche essere spietato. Lo scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel nel 2006, sostiene che scrivere è un viaggio dentro sé stessi […]. Nella stesura di Ritratto di Fanciulla ho cercato di far tesoro della lezione di Pamuk e per rendere più credibile il personaggio di David e dei suoi genitori ho dovuto guardarmi allo specchio, andare a ritroso nella mia storia personale ma anche in quella della mia famiglia, e per questo ben conosciuta».
Una spy story che scava nella storia più tragica del “Secolo breve”, quella della Seconda Guerra Mondiale che ancora cela tanti misteri, soprattutto nel campo dell’arte, a causa della depredazione di tanti capolavori da parte dei nazisti, rimasti tuttora impuniti.
E sarà proprio Faure, che lascerà il suo “buen retiro” greco, per occuparsi di un’indagine internazionale scaturita da un ritratto a carboncino e sanguigna a lui affidato, per far luce sulla sua origine e scoprire di più sulla morte improvvisa del suo neo-proprietario: la spia inglese Jonathan Finch deceduta nel 1966 ai Caraibi, subito dopo la compravendita del bene.
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Tante le coincidenze apparentemente inspiegabili che condurranno il detective sulla pista dell’America Latina, e precisamente a Buenos Aires, dove ha risieduto nell’infanzia, insieme alla sua famiglia: ex partigiani fuggiti dall’Italia, costretti a ritrovarsi faccia a faccia con i più crudeli criminali di guerra rimasti tuttora impuniti, responsabili ancora oggi del mercato nero di opere d’arte.
E l’obiettivo di David Faure, sarà appunto di fare giustizia e di vendicare l’onore di suo padre e al contempo ridare lustro all’opera d’arte rivenuta, riabilitando la figura del suo primo legittimo proprietario: il giornalista e agente dei servizi britannici Finch, che ha dedicato la vita a scovare i superstiti nazisti.
«“Pardo mi aveva chiesto notizie sulla morte del nonno di Sarah, Jonathan Finch… Il referto iniziale era di decesso in seguito a disordini alimentari, in sostanza si diceva che beveva troppo e che di conseguenza gli era preso un colpo. Finch però aveva per compagno di bevute un certo dottor Stewart, il medico legale di Tortola, il quale non era per niente convinto della diagnosi, ragion per cui eseguì un’autopsia…
Pare che questo Stewart fosse in gioventù un medico di guerra, e avesse seguito l’esercito inglese nella liberazione della Birmania, un posto dove medici giapponesi e tedeschi facevano esperimenti sui prigionieri con vari tipi di veleno. Secondo Stewart, a Finch era stata propinata una quantità significativa di botulino, per una morte tutt’altro che misericordiosa”. “Un’altra spiacevole conferma” sfuggì di bocca a David».
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