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“It’s coming home” Vs “Notti magiche”: la finale Inghilterra-Italia si canta dagli spalti

Riccardo Colella Posted On 11 Luglio 2021
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Finalmente ci siamo. Dopo una cavalcata iniziata l’11 di giugno, siamo ormai arrivati alla finale di Euro 2020. Di fronte, Inghilterra e Italia a disputarsi l’ultimo atto della manifestazione che incoronerà la squadra regina d’Europa.

Da una parte gli scaramantici italiani che hanno fatto, sui social, del “complimenti agli avversari per la vittoria degli Europei”, un vero e proprio rito portafortuna. Dall’altra, i compìti inglesi che ostentano la rigida tradizione del british self-control, considerandosi già vincitori del torneo.

Se, però, la storia ci ha insegnato qualcosa, “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Lo sapeva bene Sir Winston Churchill quando ci regalò uno dei suoi aforismi più famosi: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”. Ci sarebbe da obbiettare su quel “perdere”, ma se lo diceva lui…

E allora difesa a zona o marcatura a uomo? Verticalizzazioni, dribbling, diagonali e pressing a tutto campo. 4-4-2, 4-3-3 o 3-5-2? Catenaccio o lanci lunghi e pedalate?  A poche ore dal fischio d’inizio, impazzano tattiche e pronostici.

Certo, il risultato della partita dipenderà sostanzialmente dai giocatori schierati. Ma se il cosiddetto “dodicesimo uomo in campo” arrivasse direttamente dagli spalti? In questi Euro 2020, infatti, c’è una caratteristica (anche piuttosto vintage, se vogliamo), che unisce le due squadre finaliste. Parliamo degli “inni” che, sin dalle prime partite, hanno accompagnato le prestazioni di Italia e Inghilterra.

Leggi anche: Quando il cinema incontra il calcio: i 5 film da vedere

Gli Azzurri di Mancini raggiungono la finale di Euro 2020 volando sulle note di Un’estate italiana. La selezione britannica, invece, arriva sospinta dal coro noto come It’s coming home, autentico tormentone, al pari dell’ormai famigerato Poo po po po po poo po.

E allora ecco che l’Italia scende in campo con Edoardo Bennato e Gianna Nannini, con Giorgio Moroder nel ruolo di un perfetto CT. Gli inglesi, dal canto loro, rispondono col duo David Baddiel e Frank Sinner, guidati dal compositore Ian Broduie.

A voler essere onesti, nessuno dei due “inni” è mai stato portatore di grandissimi successi. Se Un’estate italiana fu realizzata in occasione dei mondiali di calcio di Italia ’90, che videro gli Azzurri, tra le altre cose, crollare in semifinale contro l’Argentina di Maradona e Caniggia, salvo poi trovare nella “finalina” per il terzo e quarto posto proprio l’Inghilterra, non è da meno il motivo scritto dai comici di Sua Maestà. Three Lions (Football is coming home), infatti, fu il tema principale dei campionati europei del 1996, organizzati proprio in Inghilterra e nei quali, la stessa nazionale britannica, dovette gettare la spugna, sempre in semifinale.

L’ITALIA

L’adattamento italiano di To Be Number One, composto da Giorgio Moroder, musicato da Edoardo Bennato e cantato dallo stesso cantautore partenopeo insieme a Gianna Nannini, in occasione dei mondiali del 1990, prende il nome di Un’estate italiana o, più spesso, Notti magiche. Al momento dell’uscita, il disco ottenne un incredibile successo in tutta Europa. Da singolo più venduto in Italia, si piazzò in vetta alle classifiche svizzere, al secondo posto di quelle tedesche, fino a raggiungere la quarta e la settima posizione in Norvegia e Svezia. Il testo inneggia alla voglia di vincere, alla speranza di trionfare in quella calda e afosa estate italiana, realizzando quel sogno di bambino che inizia dando calci ad un pallone. Tornata in auge con la vittoria ai mondiali tedeschi del 2006, Notti magiche è pronta per essere intonata ancora una volta, dai tifosi di tutta Italia.

L’INGHILTERRA

Discorso un po’ diverso, va fatto per il brano che accompagna le partite dell’Inghilterra. Al contrario di qualsiasi altro inno a sostegno della propria squadra, quello adottato dagli inglesi esprime, in poche righe, tutto il più classico humor inglese. Il testo è pervaso da un’ironia nostalgica che sottolinea come l’Inghilterra, patria del calcio mondiale, manchi da troppo tempo di alzare un trofeo a livello di Nazionale. Gli autori invitano i supporter britannici a mantenere alto il proprio ottimismo, nonostante tutto, nell’attesa di tornare ai fasti di un tempo. Ecco il perché di quel “It’s coming home” che campeggia su striscioni, cartelloni e su tutti i canali delle emittenti britanniche. Per il calcio inglese, è “tempo di tornare nella propria casa”. O così sperano…

Photocredit by Habib Ayoade from Unsplash.com

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