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Home » Arte

Donne nell’arte: riapre la mostra a Palazzo Martinengo

Francesca Massaro Posted On 21 Gennaio 2022
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Dal 22 gennaio al 12 giugno 2022, Palazzo Martinengo a Brescia torna a ospitare “Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini”, esposizione che si propone di indagare la rappresentazione dell’universo femminile nella storia dell’arte, dal Rinascimento alla Belle Époque.

La mostra, inaugurata nel 2020 e costretta a chiudere dopo appena un mese a causa dell’emergenza Covid-19, torna in grande spolvero, offrendo al visitatore un affascinante viaggio colmo di bellezza ma anche di profondi spunti di riflessione.

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Novanta capolavori attraversano quattro secoli di storia

Divinità mitologiche, regine di antichi regni, sante bibliche ma anche madri di famiglia, sensuali modelle e instancabili lavoratrici. L’esposizione “Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini” non offre soltanto un excursus di bellezza, virtù e grazia muliebri, ma pone l’attenzione sull’evoluzione della figura femminile nel corso della storia, dal XVI al XIX secolo.

Da domani, 22 gennaio, novanta splendide opere accoglieranno gli spettatori nelle eleganti sale di Palazzo Martinengo a Brescia e racconteranno come i più grandi pittori italiani hanno interpretato e trasferito su tela evocative donne del passato nelle loro molteplici sfaccettature. Non solo incantevoli ritratti ma anche scene di vita quotidiana per capire usi, costumi e differenti collocazioni storico-geografiche.

Si parte dal Cinquecento con Tiziano, Pitocchetto, Guercino,Artemisia Gentileschi, per arrivare all’Ottocento di Francesco Hayez, Giuseppe de Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini.

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Preziosi spunti di riflessioni su problematiche sociali contemporanee

L’esposizione a cura di Davide Dotti, è organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia e del Comune di Brescia, della Fondazione Provincia di Brescia Eventi e con la collaborazione della Fondazione Marcegaglia onlus.

Proprio a quest’ultima si deve l’installazione di appositi pannelli di sala che collegano i diversi dipinti a grandi tematiche attuali come le violenze domestiche, gli stereotipi di genere, le disparità tra uomo e donna in ambito lavorativo, le nuove forme di povertà. Si tratta di preziosi spunti per indurre il pubblico, specialmente le generazioni più giovani, a riflettere su problematiche sociali importanti che condizionano fortemente il panorama contemporaneo.

Per un approccio più fluido e una maggiore comprensione espositiva, il percorso artistico si suddivide in otto sezioni: Sante ed eroine bibliche, Mitologia in rosa e storia antica, Ritratti di donne, Natura morta al femminile, Maternità, Lavoro, Vita quotidiana, Nudo e sensualità.

Riprendendo le parole del curatore Davide Dotti: “[…] Per il visitatore è l’occasione di compiere un emozionante viaggio ricco di sorprese, impreziosito da dipinti inediti scoperti di recente in prestigiose collezioni private, opere mai esposte prima d’ora e incontri ravvicinati con celebri donne del passato […]”.

L’inedita Maddalena penitente di Tiziano

Tra i prestigiosi dipinti inediti spicca la Maddalena penitente di Tiziano, opera mai esposta prima in Italia, proveniente da una collezione privata tedesca. Il suggestivo olio su tela rappresenta una delle numerose varianti del famoso modello conservato presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.

La postura di Maria Maddalena ritratta a mezzo busto con lo sguardo implorante verso il cielo, è un’invenzione del grande pittore veneto che verrà ripresa per decenni a partire dalla prima redazione del 1531. Le versioni successive vengono richieste a gran voce tra i più illustri committenti, tra i quali Filippo II, Isabella D’Este, Federico Gonzaga, Pietro Aretino, Alessandro Farnese.

Il contrasto tra la prorompente fisicità del corpo e l’eterea delicatezza del volto, simbolo di pentimento e dolore l’hanno resa un soggetto perfetto per avere una duplice funzione, sia devozionale che politica: sacro oggetto di culto per i religiosi e pregevole pegno di intercessione politica presso i regnanti.

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La struggente Cleopatra di Artemisia Gentileschi

All’interno di una mostra dedicata alle donne, non poteva mancare il talento di Artemisia Gentileschi. Simbolo indiscusso di emancipazione nel panorama artistico del XVII secolo (di stampo prettamente maschile), la pittrice romana è certamente una delle più prolifiche seguaci di Caravaggio. Ne è prova superlativa la tela Cleopatra morsa dall’aspide, realizzata nel 1620 circa e in esposizione direttamente dalla Collezione Cavallini-Sgarbi.

A colpire subito lo spettatore è la pelle eburnea della regina, in netto contrasto con lo sfondo scuro. Un unico fascio di luce proveniente dall’esterno illumina il braccio che stringe l’aspide, acme emotiva dell’intera scena e fulgido esempio della lezione caravaggesca.

Tuttavia è un altro l’elemento strabiliante e rivoluzionario dell’opera. Artemisia ribalta i canoni classici e priva Cleopatra di qualsiasi idealizzazione e attributo regale. Le forme morbide del corpo, la postura scomposta, l’espressione struggente, le labbra gonfie per il morso del serpente, la rendono una persona comune. Cleopatra prima di essere una regina, sembra dirci l’artista, è una donna mortale, nel pieno diritto della sua identità.

La coppia di amanti in piedi di Gustav Klimt

Punta di diamante internazionale dell’intero percorso espositivo è lo studio a matita Coppia di amanti in piedi di Gustav Klimt. Il disegno, realizzato dall’artista austriaco tra il 1907 e il 1908, anticipa le soluzioni stilistiche dei suoi capolavori più noti, Il Bacio e L’Abbraccio del Fregio Stoclet.

Nello specifico, Klimt qui ricorre alla combinazione/attrazione fra un uomo in kimono e una donna svestita, in cui la chiarezza della parte inferiore del corpo del soggetto femminile genera un elegante contrasto con le ampie pieghe del kimono indossato dall’uomo.

L’opera indaga con straordinaria delicatezza le dinamiche del rapporto amoroso e le traduce in segni grafici. Con l’inconfondibile leggerezza del suo tratto Klimt tiene magistralmente in equilibrio sensualità, emotività e rigore formale.

A livello temporale la rassegna si chiude con le opere vivaci di Giovanni Boldini. Il pittore ferrarese della Belle Époque ha saputo eternare, con pennellate sottili e allo stesso tempo energiche, tutte le sfumature dell’animo femminile: leggiadria, sensualità, amorevolezza e concretezza.

L’esposizione apre al pubblico mercoledì, giovedì e venerdì, dalle ore 9 alle ore 17, mentre nei giorni festivi è visitabile dalle ore 10 alle ore 20.

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