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Cronaca del 26 maggio 2022: un giorno incredibilmente nero

Federico Falcone Posted On 27 Maggio 2022
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Del 26 maggio 2022 ci ricorderemo a lungo. Non è azzardato immaginare che questa data passerà alla storia come uno di quei giorni da inserire nella “black list” del calendario, associata per molto tempo a eventi luttuosi. Il cinema e la musica un anno fa hanno pianto. Nel giro di poche ore ci hanno lasciato Ray Liotta, indimenticabile attore di film come “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese, Andy Fletcher, storico tastierista dei Depeche Mode e Alan White, indimenticato batterista degli Yes.

Tutti insieme, tutti lo stesso giorno. Quando un personaggio famoso passa a miglior vita, il suo decesso viene naturalmente accompagnato da una eco sensazionalistica che ne enfatizza il momento e ingigantisce le emozioni che attorno allo stesso ruotano, ma quando di lutti ve ne sono tre, l’impatto sull’opinione pubblica è clamoroso.

I social network sono stati inondati di foto e video dei tre artisti morti, di ricordi a loro dedicati, di estratti di film o concerti atti a tenerne viva la memoria. Chi li ha apprezzati in vita, ha voluto tributare loro un pensiero. Aprendo Facebook o Instagram la condizione non . cambiò. Ancora una volta le piazze virtuali hanno assunto a ruolo di ritrovo e condivisione di emozioni, pensieri e passioni, consolidando e rafforzando il legame che intercorre tra gli appassionati e le fan base di tutto il mondo.

Leggi anche: Parole & Suoni, Morricone e l’arte di immaginare la musica

Ray Liotta è morto nel sonno e probabilmente non ha neanche sofferto. A riportarlo sono stati i media statunitensi. Si trovava a Santo Domingo e stava girando il film “Dangerous Waters”. Al suo fianco vi era la compagna Jacy Nittolo, che a breve sarebbe dovuta diventare la moglie. Aveva 67 anni e alle spalle una lunga carriera avviata negli anni Ottanta. Tra alti e bassi, successi al botteghino e flop clamorosi, l’attore, a lungo considerato un sex symbol, è sopravvissuto a tempi e mode, a una vita a tratti sregolata e alla voracità dell’industria cinematografica statunitense.

Andy Fletcher è stato il tastierista e il fondatore dei Depeche Mode, una tra le band più influenti degli ultimi quarant’anni. Aveva 60 anni. Leader silenzioso, certamente meno appariscente e istrionico del frontman del gruppo, Dave Gahan, ma dotato di una talento artistico raro da emulare e da trovare in giro. Compositore visionario, pioniere di talune contaminazioni elettroniche nella pop music, per quarant’anni ha rappresentato le fondamenta della band che ora dovrà ripartire senza di lui.

“Siamo scioccati e pieni di immensa tristezza per la prematura scomparsa del nostro caro amico, membro della famiglia e membro della band. Fletch aveva davvero un cuore d’oro e c’era sempre quando avevi bisogno di sostegno, di una conversazione vivace, di una buona risata o di una pinta fredda. I nostri cuori sono con la sua famiglia. Vi chiediamo di tenerlo nei vostri pensieri e di rispettare la privacy in questo momento difficile”, scrisse il gruppo in una nota.

Alan White aveva 72 anni, di cui cinquanta spesi dietro le pelli della batteria degli Yes, tra le progressive rock band più importanti di tutti i tempi. Impossibile quantificare i musicisti da lui ispirati.

“È con profonda tristezza che gli Yes annunciano che Alan White, il loro amatissimo batterista e amico da 50 anni, è scomparso, all’età di 72 anni, dopo una breve malattia. Nel corso della sua vita e dei sei decenni della sua carriera, Alan è stato molte cose per molte persone: una rock star per i fan di tutto il mondo; compagno di band di pochi eletti e gentiluomo e amico di tutti coloro che lo hanno incontrato”. Queste dichiarazioni erano contenute nel comunicato della band.

Il 26 maggio del 2022 è stato un giorno nero.

Dosare le emozioni non è facile, spesso sono controllate e istintive, ma a volte lasciar scorrere i ricordi, anche in modo plateale se necessario, può essere un buon modo per esorcizzare il dolore che la perdita dei nostri miti d’adolescenza può ingenerare in noi.

Leggi anche: “La gloria e la prova”, il Nuovo Cinema Paradiso 2.0 di Totò Cascio: la recensione

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