“La gloria e la prova”, il Nuovo Cinema Paradiso 2.0 di Totò Cascio: la recensione
A volte abbiamo bisogno di testi forti e potenti in cui si racconta la verità del coraggio. Salvatore Cascio, detto Totò, è il bambino che tutti conosciamo; uno dei protagonisti di un film tra i più belli del cinema italiano: Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, con le musiche di Ennio Morricone. Totò oggi è un uomo di 42 anni e decide di cimentarsi con la scrittura. Lo fa con Giorgio De Martino. “La gloria e la prova”, il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0, è scrittura salvifica, è un risorgere dal dolore, è vittoria sulla paura, è nuova vita troppo a lunga attesa tra le pieghe di una ricorrente sofferenza.
Dopo quel capolavoro vincitore del Premio Oscar, Totò sembra destinato a una brillante carriera di attore. Ed è quello che accade subito dopo. Recita ancora in pellicole importanti ma un crudele destino sovrasta la sua vita. Si chiama retinite pigmentosa con edema maculare. È una terribile malattia che colpisce gli occhi e che procura la perdita progressiva della vista. È la tragedia che vivrà come diretto protagonista; come se fosse il triste copione di un film drammatico. La vita di Totò cambia radicalmente. Decide di allontanarsi dal mondo del cinema e si chiude in sé stesso rifiutando la spaventosa realtà.
Se oggi approda alla consapevolezza della sua scrittura, evidentemente ha deciso di indossare le nobili armature del guerriero. Totò Cascio ci propone un testo vero, profondo, ricco di sofferenza e speranza; si racconta. Mette da parte le ansie e le paure… finalmente le rifiuta, le rigetta. Riacquista fiducia e srotola le parole della sua vita: una vita intima e dolorosa. Nel suo libro viene fuori l’animo, emerge quella parte nascosta e negata al mondo per troppo tempo. Totò si contestava. Gli mancava il coraggio di vedere e capire. Forse non era pronto per andare oltre, per vedere con gli occhi della mente e del cuore.
È così vero un passaggio del capolavoro di Tornatore: “Ora che ho perso la vista ci vedo di più”. Eppure, Totò aveva tutto: cinema, fama, successo. Come suo fratello, è affetto da questa grave malattia agli occhi. In questi anni è fuggito, si è nascosto. Ha declinato inviti e occasioni di lavoro. Non si accettava disabile. Odia la parola DIS… un qualcosa che volge al negativo il significato delle stesse parole. Aveva rabbia e rancore. Era astioso verso sé stesso e il mondo.
In una fase dell’esistenza ha cambiato drasticamente la sua vita. Rifiutando il cinema si cala totalmente nelle attività della famiglia. Inizia l’isolamento; l’avvio della fine. Sono gli anni bui in cui tocca il fondo ed è qui, proprio dal fondo, dal punto più infimo della sua esistenza, che ritrova la forza di rialzarsi. Grazie alle sedute con una psicoterapeuta scopre Bologna dove vivrà un’esperienza unica all’Istituto Cavazza. La città gli entra nel cuore e gli apre la mente.
Totò rinasce finalmente a nuova vita, grazie anche alla forza della fede che non lo ha mai abbandonato. In qualche modo si scopre dapprima come bambino invecchiato per poi diventare un giovane uomo che riscopre la vita. Totò ha avuto l’energia di vivere una serena maturità acquisita attraverso la via della sofferenza.
Oggi non si vergogna più del suo dolore. Ne parla, esce allo scoperto, vive la dimensione della rivincita contro un destino malevolo. È con il coraggio che vince e supera le debolezze. Scopre la “Gratitudine” verso chi gli è stato vicino, verso chi è stato d’esempio. Nel libro cita molti personaggi che hanno dimostrato, in più occasioni, una grande presenza umana ed emotiva. Sono Peppuccio Tornatore, Marcello Mastroianni, Ennio Morricone, Philippe Noiret, Andrea Bocelli, Fabrizio Frizzi, Adriano Celentano, Michela Prodan, Leonardo Pieraccioni ed altri ancora. E poi ci sono gli Angeli… la sua bellissima famiglia, sempre pronta e presente.
Totò ha commesso l’errore di inseguire a lungo le ombre, negandosi alla luce del bene. Poi finalmente ha capito che la disabilità sta nei pensieri e la bella diversità è invece la vera ricchezza. Toccante è il ricordo di Fabrizio Frizzi con cui incide una canzone… è l’amico che tutti vorrebbero avere.
Il libro è ricco di sentimenti ed emozioni. Si fondano i ricordi, gli animi delle persone e i cuori. Nella narrazione troviamo il cinema italiano, quello bello e autentico, i personaggi, gli attori. Totò Cascio si racconta a presa diretta, in modo semplice, vero e senza filtri. È lui… è puro nel cuore e reale. Il coraggio, quello interiore, finalmente emerge al di sopra di tutte le inutili paure alimentate per troppo tempo.
Non puoi non emozionarti navigando tra le intense pagine del testo. Un vero e proprio inno alla vita e alla rinascita. Totò si ritrova dopo aver accolto la dura prova che la vita gli presenta. Ritrova sé stesso in uno sdoppiamento dell’IO: da una parte il bambino allegro e spensierato, baciato dalla fortuna; dall’altra l’adulto alle prese con sofferenza, dolore e malattia, pronto a riaprirsi a nuova vita ripartendo proprio da un felice passato. Sono parole profonde che tanto hanno da insegnare a tutti coloro che, ogni giorno, si cimentano con gli inciampi dell’esistenza.
Salvatore Cascio, detto Totò, nasce a Palazzo Adriano (Palermo) nel 1979. Per la sua partecipazione al film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, vince il British Academy of Film and Television Arts. È il più giovane di sempre a conseguire questo premio prestigioso. Successivamente partecipa ad altri film di Beppe Cino (Diceria dell’untore), Duccio Tessari (C’era un castello con 40 cani), Giuseppe Tornatore (Stanno tutti bene), Mario Orfini (Jackpot) e Pupi Avati (Festival). Ha inciso l’orso, un 45 giri, con Fabrizio Frizzi. L’ultima apparizione sul set risale al 1999. Poi ben 16 anni di assenza per tornare nel 2014 con un lavoro di Mimmo Verdesca (Protagonisti per sempre), premiato al Giffoni Film Festival. La gloria e la prova è la prima esperienza editoriale in cui racconta, con Giorgio De Martino, la sua vita e il suo dramma.
di Stefano Carnicelli – www.stefanocarnicelli.it
Foto: Di DMarx22 – Screenshot. Copyrighted