Bragolin e la leggenda del pittore maledetto

Foto di RhondaK Native Florida Folk Artist su Unsplash

Novembre: tempo di racconti intorno al fuoco, storie inquietanti, misteri e leggende.  

Se è facile pensare a personaggi letterari come<a href="http://”> Dracula di Bram Stoker o Frankenstein di Mary Shelley, più difficile è credere che nel mondo dell’arte sia esistito un pittore intorno al quale, ancora oggi, aleggiano dicerie malevole e nefaste leggende.

Sembra infatti che i suoi quadri avessero il “potere” di scatenare incendi presso le case di chi li acquistava.

Si tratta del veneziano Giovanni Bragolin, nato in una mattina uggiosa di 110 anni fa.

La serie di dipinti bambini piangenti

Le notizie biografiche certe sul Bragolin sono pochissime. Nasce a Venezia il 9 novembre 1911 con il nome di Bruno Amadio, assume il ruolo di docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia e muore nel padovano, a causa di un tumore all’esofago, nel 1981. Come trascorre la sua esistenza nel periodo bellico e post-bellico è tutt’oggi poco chiaro. Secondo alcune fonti resta a Venezia, vendendo i suoi quadri ai turisti; per altre, visita la Spagna, prima Siviglia, poi Madrid e ritorna in Italia soltanto negli anni ’60.

Molto più si conosce invece della sua produzione artistica, in particolare di una serie di 27 dipinti raffiguranti bambini imbronciati o in lacrime. Ritratti dal forte impatto emotivo che Amadio esegue ispirandosi ad alcune foto di infanti riprese dai giornali e che firma con uno pseudonimo, Giovanni Bragolin, probabilmente il nome di un suo vecchio zio.

Alcune ricostruzioni dichiarano l’artista non particolarmente soddisfatto di tali lavori; i ritratti vengono eseguiti per conto di una società inglese che ha acquistato i diritti per riprodurli e venderli in Europa e oltreoceano.

La leggenda del pittore maledetto

La serie dei Bambini piangenti ottiene infatti un notevole successo tra gli anni Cinquanta e Settanta, diffondendosi maggiormente nel Regno Unito. Soltanto dopo la morte del pittore, intorno alle opere inizia ad aleggiare la diceria della maledizione.

Il fattore scatenante è un incendio scoppiato in una casa di Rotherham, nella contea del South Yorkshire. Le fiamme devastano l’abitazione ad eccezione di un unico oggetto rimasto intatto: il dipinto di un bambino piangente del Bragolin.

La vicenda desta un tale stupore che i tabloid locali parlano di altri incendi e relativi incredibili ritrovamenti, instillando il dubbio di una maledizione intorno ai quadri dei Bambini piangenti. La superstizione si mescola alla leggenda: c’è chi suppone che l’artista abbia stretto un patto con il diavolo e chi addirittura ritiene che Bragolin abbia picchiato i bambini di un orfanotrofio, distrutto poi da un incendio, per realizzare i suoi ritratti strazianti.

Psicosi collettiva e dati di realtà

Il 4 settembre 1985, la testata giornalistica The Sun cavalca l’onda del sensazionalismo, pubblicando un articolo intitolato Blazing Curse of the Crying Boy! (“La maledizione fiammeggiante del bambino che piange!”) e invitando i proprietari dei “dipinti maledetti” ad inviare le opere alla redazione. In pochi giorni vengono spediti più di 2500 quadri e viene organizzato un vero e proprio rogo in pubblica piazza.

Sono i vigili del fuoco ad arginare la psicosi dilagante attraverso una dichiarazione puntuale ed esaustiva. I quadri durante episodi incendiari solitamente cadono a faccia in giù, preservando così i soggetti raffigurati; inoltre i pannelli di legno su cui sono poggiate le opere dell’artista hanno subito un trattamento specifico per resistere al fuoco. Nessuna maledizione, soltanto dei solidi supporti.

La vicenda dei Bambini Piangenti porta ad interrogarsi sui limiti deontologici di una corretta informazione e sui livelli di suggestione dettati dalla mescolanza di elementi reali ed elementi folkloristici; è altresì vero che senza il dilagare della leggenda metropolitana probabilmente la figura del Bragolin sarebbe stata destinata all’oblio. Oggi invece “il pittore maledetto” gode ancora di una certa fama internazionale e alcune opere sono attualmente acquistabili in svariate case d’asta.

Articolo precedenteDexter: New Blood, il revival che tutti aspettavano ma di cui nessuno aveva bisogno
Articolo successivoPasotti presenta all’Aquila la nuova stagione del Tsa: “La gente ha voglia di teatro”
Nata a L’Aquila nel 1985, Francesca Massaro consegue la laurea magistrale in Storia dell’Arte nel 2011. Nel 2016 scrive il catalogo della mostra Babele e inizia rapporti di consulenza e critica artistica per artisti aquilani e abruzzesi. Nel 2020 vince il premio letterario Fëdor Dostoevskij- sezione narrativa. Attualmente redige articoli per riviste e siti web del settore e coltiva la sua passione per la scrittura creativa.