Le Vite Parallele: quando l’arte supera la fantasia
Vengono da Martina Franca (TA) e sono un duo che prende il nome dall’opera più famosa del grande storico greco Plutarco. Sono usciti da poco (il 6 ottobre) con un singolo frizzante, “E.L.E.N.A.”, che vede alla voce la partecipazione del fumettista e visual artist Walter Trono (Sergio Bonelli, It Comics e Pegaso Models) e si propongono di oltrepassare i confini espressivi legati alla semplice “dimensione” musicale per creare qualcosa che possa essere percepito come arte a 360° gradi. Stiamo parlando de Le Vite Parallele, con le quali abbiamo scambiato quattro chiacchiere (virtuali) per farci spiegare meglio la loro raison d’être.
Quando è nato il progetto Le Vite Parallale e per rispondere a quale esigenza, visto che sembrerebbe oltrepassare la dimensione strettamente musicale?
Il progetto è stato sempre dentro di noi, non ha una data di nascita, ma ha forse una data di messa in atto. Non abbiamo mai potuto realizzarlo per motivi di lavoro, di studio e magari anche perché non pensavamo potesse venir fuori un qualcosa di così bello. Un anno fa, precisamente a novembre, ci siamo sentiti per telefono e abbiamo deciso di credere in questo progetto. Vogliamo raccontare cos’è per noi l’arte, partendo dalla musica che è l’elemento che ci ha uniti, passando per la fotografia, arrivando ai racconti. Tutto ciò perché crediamo che, anche se non perfetto, ciò che abbiamo dentro è semplicemente vero e può essere recepito dal pubblico. L’esigenza quindi è quella di dare libero sfogo a ciò che abbiamo dentro e che non possiamo tirar fuori ogni giorno nella nostra vita professionale.
Dopo l’esperienza con Trono (che tra l’altro si comporta egregiamente nelle vesti di cantante), cosa dobbiamo aspettarci per l’immediato futuro? Continuerete a lavorare con persone che non sono musicisti di professione?
Assolutamente sì, soprattutto perché noi in primis non siamo musicisti di professione. L’idea di far salire a bordo del progetto persone che non fanno questo lavoro di professione, nasce dal fatto che, appunto, crediamo che l’arte non bisognerebbe farla per professione, ma bisognerebbe “averla dentro” e che ci sono tante persone che possono esprimerla, a volte addirittura meglio di chi lo fa per lavoro quindi obbligato da un’etichetta ad esprimere ciò che il pubblico vuole. Noi non ci etichettiamo, esprimiamo e facciamo esprimere qualsiasi cosa ognuno di noi ha dentro. Non abbiamo escluso però anche la presenza di artisti professionisti.
Anche se in questo periodo sembra difficile anche solo immaginarlo, ma avete mai pensato a come dovrebbe essere un vostro live?
Abbiamo in mente varie forme di live, da quello più nudo e crudo a quello “spettacolare” nel vero senso della parola, ma non ce la sentiamo di esprimerci perché non vogliamo né illudere né deludere le aspettative del pubblico e soprattutto vogliamo iniettare curiosità in chi potrebbe venire ad ascoltarci quando sarà possibile. Possiamo solamente dire che non sarà nulla di banale. Uniremo varie forme d’arte e vedremo cosa ne verrà fuori.
E.L.E.N.A., con il suo mood frizzante e un testo pieno di urgenza, sembrerebbe farvi esulare dal classico “seminato cantautorale” moderno che oggi sembra andare per la maggiore. Sarà così anche per il futuro? Quali sono le sonorità sulle quali state lavorando e da dove prendono origine?
Le sonorità prendono sicuramente origine da quella che è la musica contemporanea, piena di suoni, di strumenti e carica di energia. L’idea è quella di rifarsi anche a un mood un po’ più anni Novanta soprattutto nel singolo che uscirà nei prossimi mesi e che si chiamerà “Amarsi in Cloud”. Per il resto, così come per la scelta dei cantanti, siamo aperti a qualsiasi genere che ci faccia esprimere tutto ciò che vogliamo e sentiamo. Ci definiamo un po’ indie, un po’ pop ed anche un po’ rock.
Per un discorso che vorrebbe essere articolato come il vostro, quanto pesa il dover frazionare continuamente le uscite come impera il mercato discografico attuale, rispetto alla possibilità di pubblicare un ep o, forse meglio ancora, un album?
Non sappiamo se sia un bene o un male. Vogliamo tenere sempre alto l’hype, quindi forse il fatto di frazionare i singoli mensilmente fa sì che, soprattutto all’inizio, possiamo farci notare oggi da una persona e domani da un’altra. Forse l’idea di pubblicare subito un EP o addirittura un album di esordio sarebbe stata una scelta un po’ arrogante e ci avrebbe fatto perdere quel pubblico che potremmo fidelizzare il tempo. Vogliamo svelare piano piano quello che è il nostro progetto e queste singolo uscite, ad oggi, forse sono quelle che ci favoriscono più in questo senso.