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“Laggiù qualcuno mi ama”: nelle sale il viaggio personale di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi

Antonella Valente Posted On 23 Febbraio 2023
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“Laggiù qualcuno mi ama” è il titolo del docu-film di Mario Martone dedicato a Massimo Troisi e nelle sale cinematografiche italiane da oggi 23 febbraio. Presentato alla 73esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il film intende raccontare la genialità e il mito di Troisi attraverso testimonianze di colleghi e amici e contenuti inediti, per rendergli omaggio nell’anno in cui avrebbe compiuto 70 anni. 

Montando le scene dei suoi film Martone vuole mettere in luce Troisi come grande regista del nostro cinema prima ancora che come grande attore comico, e per farlo delinea la sua parabola artistica dagli inizi alla fine, inquadrandolo nella temperie degli anni in cui si è formato e nella città comune ai due registi, Napoli.

Leggi anche: Carlo Buccirosso tra comicità e giallo con “L’erba del vicino è sempre più verde!”

Col montaggio dei film si intersecano alcune conversazioni, non con persone che frequentavano Troisi, ma con artisti che lo hanno amato e ne sono stati influenzati, come Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone,  critici che lo hanno studiato, come Goffredo Fofi e la rivista Sentieri selvaggi, e due tra gli artefici della sua opera postuma, Il postino, Michael Radford e Roberto Perpignani. Fa eccezione Anna Pavignano che con Troisi scriveva i suoi film e che Martone vuole incontrare per indagare i processi creativi da cui  essi scaturivano, e che collabora al film mettendo a disposizione dei preziosi materiali inediti.

Ricostruendo la parabola artistica ed esistenziale di uno dei personaggi più amati dal pubblico italiano, Martone esalta la grandezza di Troisi come regista ancor prima che attore.

Lo fa attraverso la riproposizione di alcuni estratti dei film di Troisi che vengono contestualizzati nel più ampio quadro dell’Italia di quegli anni, illuminando chi guarda su quale fosse la lente adottata da Troisi per osservarla e raccontarla. Martone e Troisi, che provengono dallo stesso movimentato contesto culturale napoletano, erano uniti da un filo invisibile, quello dell’uscita dalla rappresentazione stereotipata di una città e di un popolo intero, Napoli e i napoletani.

In “Laggiù qualcuno mi ama” lo conosciamo meglio come uomo, oltre alla sua malattia, le sue paure e le sue ambizioni, il suo desiderio politico e la sua sensibilità unica. Martone riesce a raggiungere questo grado di intimità grazie anche alle rivelazioni di chi con Troisi ha collaborato, come Michael Radford e Roberto Perpignani, regista e montatore de Il Postino, ma soprattutto di Anna Pavignano.

Pavignano, che è stata compagna nella vita e co-sceneggiatrice di tutti i film del Troisi regista (ad eccezione di Non ci resta che Piangere), mette a disposizione di Laggiù qualcuno mi ama materiale inedito, tra taccuini e foglietti pieni di idee e riflessioni, e una cassetta sulla quale è registrata un’improvvisata seduta psicanalitica a Troisi, realizzata proprio da Pavignano e un’amica comune dalla quale emerge un Troisi intimo e riflessivo, sempre divertente e malinconico nello stesso momento.

Leggi anche: Non ci resta che piangere: quando Benigni e Troisi si persero nel Medioevo

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