La Madonna del Baldacchino di Raffaello torna nel Duomo di Pescia dopo 326 anni

Raffaello, Madonna del Baldacchino (particolare). Public domain via Wikimedia Commons

Fino al 30 luglio la celebre Madonna del Baldacchino di Raffaello illuminerà i solenni ambienti del Duomo di Pescia (Pistoia), sua originaria sede.  Si tratta di una nuova tappa del progetto “Uffizi diffusi”, probabilmente una delle più ambiziose, dato che la preziosa pala d’altare ha lasciato Palazzo Pitti a Firenze dopo ben 326 anni.

Una trasferta emblematica

Dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti al Duomo di Pescia: un viaggio emblematico quello compiuto il 7 maggio scorso dalla Madonna del Baldacchino di Raffaello Sanzio. Dopo oltre tre secoli infatti la celebre pala d’altare è tornata nell’originario luogo di culto che l’aveva accolta per 150 anni e rimarrà esposta al pubblico sino alla fine del mese di luglio. Un’occasione unica per godere del capolavoro dell’Urbinate nella sua antica collocazione e metterlo in dialogo con una copia adiacente, commissionata al pittore fiorentino Pier Dandini nel XVII secolo.

L’iniziativa rientra nel progetto “Uffizi Diffusi”, partito nel 2021 su volontà del direttore Eike Schmidt, proprio con l’obiettivo di ricostruire tessuto storico e vicende artistiche dei centri in cui si espongono le opere. La trasferta, resa possibile grazie al contributo di Fondazione Caript, ha incluso un preliminare intervento di consolidamento nella porzione più alta del supporto ligneo e accurate indagini diagnostiche da parte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Fortunatamente gli esperti hanno confermato il buono stato di salute dell’opera.

Cattedrale di Maria Santissima Assunta in cielo e di San Giovanni Battista a Pescia. Miomiomio, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

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Una pala d’altare unica nel suo genere

La Madonna del Baldacchino rappresenta un unicum nel suo genere: è la sola pala d’altare pubblica, a noi nota, risalente al periodo fiorentino di Raffaello. Grazie alle testimonianze lasciate dallo storiografo e artista Giorgio Vasari, siamo in grado di ricostruire la sua complessa storia. Il Sanzio realizzò l’opera tra il 1506 e il 1508 su commissione della famiglia Dei, che desiderava collocarla nella Chiesa di Santo Spirito a Firenze, dove però non approdò mai. Nell’autunno del 1508, infatti, Papa Giulio II convocò l’artista a Roma per far affrescare i suoi appartamenti in Vaticano (oggi conosciuti come Stanze di Raffaello) e la pala restò incompiuta. Dopo anni di attesa, nel 1522, sull’altare della Chiesa fiorentina venne collocata la Sacra Conversazione di Rosso Fiorentino, anch’essa oggi esposta nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti.

Alla morte di Raffaello il dipinto incompiuto entrò in possesso di Baldassare Turini, alto prelato pesciatino della Santa Sede, nonché amico ed esecutore testamentario del Sanzio. Per dare il giusto risalto all’opera, il vescovo fece costruire una cappella-mausoleo ad uso familiare nel Duomo di Pescia; la pala d’altare rimase lì fino al 1697.

Raffaello, Madonna del Baldacchino (1506-1508), Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze. Public domain via Wikimedia Commons

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La composizione dell’opera

Quella della Madonna del Baldacchino è una composizione straordinaria: al centro della sacra conversazione spicca la Vergine con il Bambino, assisa su un trono coperto da un baldacchino. Ai lati, partendo da sinistra sono raffigurati i santi Pietro, Bernardo di Chiaravalle, Giacomo maggiore e Agostino; sul fondo si staglia un grandioso abside, volutamente tagliato ai margini per aumentarne la monumentalità. Un simile equilibratissimo capolavoro di pittura e architettura prende evidentemente esempio dalle opere fiorentine di Fra’ Bartolomeo, Leonardo e Michelangelo, e non sfuggì al grande senso estetico di Ferdinando de’ Medici. Il Principe pretese di acquistarlo e lo fece collocare nella sua reggia di Palazzo Pitti a Firenze (quella che oggi è denominata Galleria Palatina, sua sede attuale).

Per adattare la pala al contesto della collezione principesca e alla cornice lignea dorata che tuttora possiede, il pittore di corte Niccolò Cassana aggiunse nel registro superiore del dipinto i particolari del coronamento del baldacchino e la calotta a lacunari, simile a quella del Pantheon a Roma.

Raffaello, Madonna del Baldacchino (1506-1508), particolare del soffitto a cassettoni, Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze. Public domain via Wikimedia Commons

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Ingressi contingentati nel Duomo

In occasione della collocazione della pala d’altare nella sua sede originaria, il vescovo di Pescia Roberto Filippini, ha rilasciato la seguente entusiasta dichiarazione: «La possibilità di contemplare il capolavoro di Raffaello nella sua collocazione originale, accanto alla raffinata copia settecentesca del Dandini sarà occasione di ripercorrere un arco di storia dell’arte fra i più suggestivi e fecondi e di poterlo situare in una avventura architettonica religiosa di straordinario interesse quale la Cattedrale di Pescia, nel suo divenire, dalla Pieve Romanica agli adeguamenti delle diverse epoche, fino ad oggi».

L’eccezionale opera di Raffaello, messa a confronto con la copia realizzata da Pier Dandini, sarà accessibile al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 20. Per motivi di sicurezza, potrà accedere alla Cappella Turini un numero massimo di 20 persone ogni 20 minuti. Per informazioni e prenotazioni è possibile collegarsi al www.madonnadelbaldacchino.it .

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Nata a L’Aquila nel 1985, Francesca Massaro consegue la laurea magistrale in Storia dell’Arte nel 2011. Nel 2016 scrive il catalogo della mostra Babele e inizia rapporti di consulenza e critica artistica per artisti aquilani e abruzzesi. Nel 2020 vince il premio letterario Fëdor Dostoevskij- sezione narrativa. Attualmente redige articoli per riviste e siti web del settore e coltiva la sua passione per la scrittura creativa.