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La Cassandra di Sonia Bergamasco è più attuale che mai: la denuncia di una società che non ascolta se stessa

Federico Falcone Posted On 1 Ottobre 2022
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Sonia Bergamasco porta al Teatro Vascello di Roma il mito di Cassandra in Resurrexit Cassandra di Jan Fabre. Una sacerdotessa, una santa, una profetessa che vede il futuro, una prostituta, una dea del passato, del presente e del futuro che avrebbe potuto salvare il mondo in diverse occasioni. Avrebbe potuto prevenire e mettere l’umanità al riparo dai disastri che essa stessa sta provocando contro di sé e contro l’amato pianeta terra.

Movimenti politici e ideologici radicali, cambiamenti climatici, isole di plastica negli oceani, inquinamento. Il lavoro è un’accusa contro l’incomprensibile talento dell’essere umano per l’auto-inganno. Forse un profondo desiderio di essere ingannati si nasconde nell’umanità?
Noi sappiamo ogni cosa su quanto potrà accadere a noi e al pianeta, ma il piacere di ingannare noi stessi è forse più grande di questa consapevolezza?

Il mito di Cassandra continua ad affascinare e, grazie anche alla riscrittura di Ruggero Cappuccio, è più attuale che mai…

La riscrittura di questo mito da parte guarda al presente, e quindi alla speranza di tornare a parlare ed al chiedere disperatamente ascolto. La scelta precisa drammaturgica è quella di una nuova apparizione di questa figura . Ma il mito parla di noi e ci parla molto ferocemente oggi. Moniti e richiesta di ascolto che porta Cassandra e agisce su un presente già devastato, sul collasso, pronto a perdere tutto. Un’ultima volta che questa donna, questa sacerdotessa chiede ascolta.

Tra i mali del secolo, vi è quello del non sapere ascoltare?

Questa è una caratteristica squisitamente umana. La Cassandra di Ruggero Cappuccio si spoglia progressivamente dei suoi abiti e dei suoi trascorsi e sì, ci parla del disastro, anche climatico, delle guerre, dell’incapacità di ascoltare e percepire quello che è necessario. Va anche al di là del contingente e cerca un’ultima traccia possibile di conversione per farsi spazio. Lei non si arrende. C’è la rabbia, ma c’è anche una potentissima carica amorosa che spinge questa figura, questa donna persa dietro la storia, a farsi nuovamente carico di queste ferite affinché non si ripetano.

Leggi anche: Daniele Salvo e l’oscurità senza tempo di Macbeth. L’intervista

Omnia vincit amor, verrebbe da dire. È dai sentimenti che dobbiamo ripartire?

L’amore ne contiene molti e di varia natura, bisognerebbe cercare di comprenderli e andare oltre. Ci vuole una buona dose di intelligenza emotiva, proveniente del cuore, per affrontare i tempi che viviamo.

La nostra società è alla costante ricerca di simboli in grado di rappresentala, che si facciano carico delle nostre istanze e necessità, da qui la domanda: quanto è importante una o più figure a cui aggrapparsi per andare avanti?

Gesù Cristo è stato messo in croce, le varie Cassandra sono state sgretolate o bruciate al rogo, però continuano a esservi voci contro che non si tacciano. La natura umana è complessa e accanto all’incapacità o alla mancanza di volontà di ascolto vi sono anche figure importanti. Sono poche, sono combattenti e combattive. Oggi, nel pensare al presente, guardo all’Iran e alle donne che stanno lottando per la loro libertà di espressione, una cosa che dovrebbe essere consolidata nella società e che, invece, mette a repentaglio la loro vita.

In scena si alternano diversi abiti e diversi colori. Rappresentano i vari stati d’animo di Cassandra?

Certamente, le prove di costume sono avvenute addirittura prima di quelle per la messa in scena, e sono state molto lunghe e complesse. In questo spettacolo sono parte integrante della vita narrativa. Sono una sorpresa, una rivelazione, un tessuto di scena che racconta le varie trasformazioni di questa creatura.

Resurrexit Cassandra è anche uno spettacolo di denuncia?

Certamente. Lo è.

Cosa la spaventa del presente?

Questa corsa verso il vuoto. Sembra che non ci si possa fermare, che gli interessi economici e politici dettino la linea assurda e sconvolgente verso il vuoto e l’autodistruzione che stiamo vivendo. E’ un pianeta abitato da persone che non sanno ascoltare e non sanno vedere quello cui vanno incontro, altrimenti ci si dovrebbe ribellare, puntare i piedi e fermarsi. Invece ciò non accade.

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Resurrexit Cassandra: dal 4 al 9 ottobre al Teatro Vascello

Ideazione, regia, scenografia, video Jan Fabre
Testo Ruggero Cappuccio
Con Sonia Bergamasco
Ruggero Cappuccio dà voce al prologo
Musiche originali Stef Kamil Carlens
Effetti sonori Christian Monheim
Disegno luci Jan Fabre
Costumi Nika Campisi

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