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“Il pane e la sassata”: il nuovo album della Serpe D’Oro tra folk, blues e cantautorato

Luigi Macera Mascitelli Posted On 6 Marzo 2021
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«Abbiamo una concezione aperta, e liquida, di quello che sono cultura, lingua, origini. Per La Serpe d’Oro volgere lo sguardo al repertorio popolare è un modo di interrogarsi sul futuro. Anche perché lo affrontiamo con le sonorità, le soluzioni, pure le debolezze musicali che ci hanno formati, e quindi il folk, il blues, un certo tipo di rock contaminato: non suoniamo come se fossimo contadini, altrimenti saremmo davvero inautentici, posticci. Tradire, per essere fedeli, come dicono certi filosofi»

Con queste parole la band toscana La Serpe d’Oro presenta il nuovo album Il pane e la sassata (L’amore… è come l’ellera?). A quattro anni di distanza dall’esordio Toscani Randagi, il gruppo guidato da Igor Vazzaz rilancia con forza e passione la propria toscanità – «una commistione di suoni acustici ed elettrici, fondamentale per sottrarci a qualsiasi dimensione bucolica, illustrativa, cartolinesca», sottolinea il vocalist. Da Boccaccio a Johnny Cash passando per Enzo Jannacci e il teatro-canzone. Il repertorio popolare toscano reinventato in chiave folk contaminata e meticcia, che abbraccia blues e canzone d’autore.

«Il pane e la sassata è un’espressione piuttosto enigmatica e neppure diffusa in tutta la Toscana: equivale a dire “o bene bene, o male male”, ma c’è chi la interpreta pure come un’apposizione di qualcosa di buono (il pane, appunto) subito seguito dal suo contrario (la sassata)». In questo gioco di contrari che dà il titolo all’album, scorrono canzoni attinte dal repertorio popolare toscano, con l’eccezione di alcuni brani che sottolineano la dimensione autorale del gruppo. Da Amor la vaga luce (testo tratto dal Decamerone) a Marassi Blues, la Folsom Prison Blues di Johnny Cash reinventata dalla Serpe. Da Sfiorisci bel fiore di Enzo Jannacci a Giga di Arcidosso e Taranteretike, due strumentali composti da Vazzaz.

La Serpe D’Oro è nata a Siena nel 2013, un progetto dedicato alla canzone popolare toscana, con la straordinaria figura di Caterina Bueno come riferimento principale. Dopo un’instancabile attività di
concerti, che porta il teatro canzone della formazione dalle piazze ai bar, nel 2017 esce il primo album Toscani randagi. Canti d’amore, rabbia e osteria, seguito dai recital Maledetta Toscana. Viaggio cantato per motti e indoli nella regione più amata (e odiata) d’Italia (2017) e D’amore, d’anarchia e di altri virus letali. Canzoni (e passioni) tra la Toscana e Timbuctù (2018).

Formazione:

Fabio Bartolomei: fisarmonica, percussioni, cori
Jacopo Crezzini: contrabbasso, cori
Andrea Del Testa: mandolino, prispolo, cori
Flavio Iacopi: violino
Igor Vazzaz: voce, chitarra acustica, chitarra 12 corde, chitarra elettrica, percussioni, ghironda, armonica, kazoo, banjo

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