David LaChapelle: l’onirica carriera del “Fellini della fotografia” – foto

L’11 marzo 1963 nasceva David LaChapelle, uno dei dieci più importanti e influenti fotografi contemporanei. Negli anni ’80 venne notato ed iniziato alla carriera fotografica da Andy Warhol: il Re della Pop Art lo ingaggiò per una serie di copertine per la sua rivista Interview. Da allora ha esplorato ogni tipo di genere fotografico, non limitandosi alle foto su commissione per i grandi nomi della musica e per le riviste, ma creando scatti originali che si configurano come veri e propri quadri.

Leggi anche: L’intervista a Paolo Hendel: senza satira siamo persi, ma questo governo avrebbe dovuto chiamare Carcarlo Pravettoni… sono offeso

Moda e pubblicità

Nel decennio successivo la fama del fotografo esplode e comincia a comparire su importanti riviste come Vogue, The Face, Rolling Stones, Details, Vanity Fair e The New York Times Magazine. Numerose sono anche le collaborazioni con importanti brand internazionali per la realizzazione di campagne pubblicitarie per brand quali Tommy Hilfiger, Iceberg, Schweppes, Nokia, Lavazza, Armani Jeans, Motorola, L’Oréal, Coca-Cola, Diesel, Smirnoff, H&M e Burger King.

LaChapelle ritrattista

Numerose star provenienti dai più disparati ambiti sono state immortalate nel personalissimo e inconfondibile stile di LaChapelle: Courtney LovePamela AndersonAmanda LeporeAngelina Jolie, Benicio del ToroMadonnaLana Del ReyElizabeth TaylorValeria Marini, River Phoenix. L’intera lista sarebbe interminabile, ma ricordiamo anche: Drew BarrymoreLeonardo DiCaprio, Uma ThurmanLindsay LohanSarah Jessica ParkerEminemLady Gaga.

E ancora Marilyn Manson, Nicki MinajKanye WestKim KardashianRihannaShirley Manson, Travis ScottHillary ClintonDavid Beckham e Whitney Houston. Particolare il caso dei ritratti di Michael Jackson: secondo alcune fonti sembra che a posare per LaChapelle non fu il cantante, ma alcuni sosia.

I videoclip

A partire dalle pubblicità e della grandi testate di moda, il fotografo è riuscito a costruirsi una reputazione e una carriera anche in ambito cinematografico e teatrale, oltre a essere un produttore molto richiesto di video musicali. Nel 2005 ha diretto il documentario Rize, premiato al Sundance Film Festival. Il lavoro, girato nei sobborghi periferici di Los Angeles illustra le nuove forme di ballo esplose nei ghetti neri della città.

Ha anche realizzato il promo della Prima Stagione di Desperate Housewives e di Lost per Channel 4, rete televisiva inglese, e per l’Abc oltreoceano. Nel 2019 firma il manifesto della 62° edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Leggi anche: Danieli dà il via alla mostra “Rinascimento” di Ferrara

La svolta

La vera svolta artistica nella sua carriera arriva nel 2006, quando visitando la Cappella Sistina decide di lasciare il mondo della pubblicità per dedicarsi interamente all’arte. Segue la famosa serie degli scatti bibliciThe Deluge in cui l’artista rielabora miti della cristianità, icone religiose e scene bibliche in chiave moderna. A causa di questi scatti David LaChapelle è stato al centro di molte polemiche, che lo accusavano di nudismo eccessivo, profanità e mancanza di rispetto.

Il Fellini della fotografia

David LaChapelle è entrato nella rosa dei 10 fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzate da colori brillanti e fluo frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia.

Leggi anche: Oscar 2023: l’Academy rifiuta la presenza di Zelensky per la seconda volta

La sua è una fotografia fortemente costruita: LaChapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue sono composizioni fotografiche oniriche al limite del bizzarro: non puro reportage, ma vera e propria arte scenica in cui ogni scatto nasce da un progetto e da un’esigenza nel raccontare la società moderna.

Tra le sue maggiori influenze cita spesso i pittori Andrea Pozzo e Caravaggio, o ancora Salvador Dalì, Jeff Koons, Michelangelo e Cindy Sherman.

A sua volta, la sua influenza nel corso degli anni è stata molto importante e discussa tanto che il maestro della fotografia di moda Richard Avedon dichiarò che LaChapelle è stato l’unico ad avere il potenziale per essere il Magritte del suo genere.

I temi sociali

Uno dei fil rouge ricorrenti nell’arte di LaChapelle è la critica al sogno americano. Ne è un celebre esempio Death by Hamburger, dove una ragazza è schiacciata da un gigantesco hamburger gonfiabile, icona dell’iperconsumismo americano.

Negli ultimi anni LaChapelle è molto attento alla tematica ambientale, tanto da dedicarci la sua attività artistica più recente, come la mostra Atti Divini, che pone l’accento su come le costruzioni dell’uomo feriscano il paesaggio circostante.

Dal 2006 David LaChapelle vive in una fattoria biologica alle Hawaii, da lui fondata, dove non c’è traccia del mondo moderno e tutto è alimentato tramite energia solare e idrica. Una scelta spronata dal bisogno di isolarsi a seguito del lavoro frenetico con cui si stava cimentando nel campo della pubblicità, secondo il fotografo che da allora ha sentito il bisogno di dedicarsi interamente all’arte.

(Foto tratte dal profilo Instagram di David LaChapelle)

Articolo precedenteOscar 2023: l’Academy rifiuta la presenza di Zelensky per la seconda volta
Articolo successivo“We are Puppets”: cosa sappiamo sulla mostra dei peluche giganti a Roma
Classe 2001 e studentessa di “Letteratura Musica Spettacolo” in Sapienza. Alla continua ricerca di meraviglia, di entusiasmo e di un significato in ogni cosa. Le piace lasciarsi attraversare dalle emozioni davanti ad un film, a una poesia o ad un’opera d’arte, riempire i polmoni di bellezza fino a sentire il bisogno di sospirare. Ama l’arte ai suoi antipodi: sempre con la musica in sottofondo, da Vivaldi a Lady Gaga passando per Queen, Jovanotti, Achille Lauro o Ultimo; perde il fiato davanti alle sculture di Canova, agli stencil di Banksy o alle tele di Perez. Con il cuore diviso tra Abruzzo e nord della Francia, ama viaggiare in treno o in aereo, ma mai senza auricolari o un libro di poesie e una matita tra le mani.