“Buona fortuna, bambina”: Casablanca è ancora il film di cui abbiamo bisogno
Il 26 novembre del 1942, all’Hollywood Theater di New York, debuttava Casablanca. Diretto da Michael Curtiz e liberamente ispirato a “Everybody Comes to Rick’s“, opera teatrale firmata dalla coppia Murray Burnett – Joan Alison, (mai messo in scena in precedenza, e che fu sceneggiato da Julius & Philip Epstein e Howard Koch) la pellicola vantava una coppia di protagonisti fuori dal comune: Ingrid Bergman e Humphrey Bogart, tra i più affascinanti e magnetici della storia del cinema a stelle e strisce.
A distanza di oltre ottant’anni dalla sua uscita, Casablanca è ancora considerato come uno dei film più romantici di sempre, complice anche l’innegabile vortice di suggestioni che il bianco e nero dello schermo può esibire. Un classico intramontabile, reso ulteriormente immortale dai tre premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura).
Oscar – 1944
- Premio miglior film
- Premio miglior regista a Michael Curtiz
- Premio migliore sceneggiatura non originale a Julius J. Epstein, Philip G. Epstein, Howard Koch
- Candidatura miglior montaggio a Owen Marks
- Candidatura migliore attore non protagonista a Claude Rains
- Candidatura migliore attore protagonista a Humphrey Bogart
- Candidatura migliore colonna sonora per un film non musicale a Max Steiner
- Candidatura migliore fotografia per un film in bianco e nero a Arthur Edeson
Fa sorridere pensare che nel 1946, prima della sua uscita nelle sale cinematografiche italiane, fu sottoposto a una rigida censura. Ferrari (uno dei personaggi) divenne Ferrac, e alcune scene che ritraggono un ufficiale militare italiano, goffo e maldestro, vennero tagliate. Il fascismo era ormai alle spalle, ma i retaggi si estesero ugualmente sulla pellicola…
Humphrey Bogart è Rick Blaine, americano espatriato a Casablanca, nel Marocco francese sotto il regime filo-nazista, durante la Seconda Guerra Mondiale. È proprietario del Rick’s Café Americain ma ha alle spalle un passato nel contrabbando d’armi a fianco dell’Etiopia al tempo dell’invasione italiana del 1935, e da repubblicano nella Guerra Civile spagnola del ’36.
Una sera arriva nel suo café Ugarte (Peter Lorre), noto criminale, con due lettere di transito rubate a due soldati tedeschi che lui stesso ha ucciso; il suo intento è incontrarsi con un compratore a cui vuole venderle, ma prima che possa riuscirci viene arrestato, non prima di aver consegnato a Blaine le lettere, dei preziosissimi lasciapassare per gli Stati Uniti. Il giorno seguente arriva a Casablanca la profuga norvegese Ilsa Lund (Ingrid Bergman), vecchia fiamma di Blaine di cui lui è ancora innamorato, insieme al marito Victor Laszlo (Paul Henreid), leader della ribellione ceca e fuggito da un campo di concentramento.
La coppia è in pericolo e cerca di procurarsi proprio delle lettere di transito per scappare, quando viene a sapere che proprio Blaine ne possiede due. Rick è tormentato perché vorrebbe vendicarsi di essere stato abbandonato dalla donna e anche perché vorrebbe rimanere con lei, ma quando capisce fino a che punto il marito sia disposto a sacrificarsi per metterla in salvo, cambia idea e decide di aiutarli, mettendo in pericolo tutto ciò che si è costruito a Casablanca.
I personaggi interpretati da Bogart e Bergman sono diventati iconici, anche grazie alle numerose frasi e citazioni memorabili che hanno conquistato intere generazioni di appassionati di cinema. “Suonala ancora, Sam. Mentre il tempo passa…“, “Viva la libertà“, “Un giorno capirai, sono sicuro“, “Buona fortuna, bambina“, “Con tanti ritrovi nel mondo, doveva venire proprio nel mio“.
Un film indimenticabile, esattamente come la scena finale in cui Bogart saluta una Bergman in lacrime prima di partire. Un culto lungo quasi un secolo. Immortale.
Storie d’altri tempi, modi d’intendere il cinema e il messaggio intrinseco allo stesso che sembrano così lontani dai giorni nostri. Nei cento e poco più minuti di Casablanca troviamo alcuni, ovvi, cliché dell’amore e del rapporto che intercorre tra due amanti: dal cinismo alla disillusione, dal vortice incontrastabile di chi vorrebbe abbandonarsi alle braccia dell’amore passando per la paura di rischiare tutto e perdere, quindi, tutto. Casablanca è ancora il film di cui abbiamo bisogno, per sognare, lasciarci trasportare dalla nostra intimità e credere che, in fin dei conti, domani è un altro giorno. Ah, no, quella è un’altra storia…