Recensione. “Napoleon” è un biopic tanto “epic” e poco “bio”
Sta per finire l’attesa per quello che è decisamente uno dei film più attesi dell’anno: Napoleon di Ridley Scott uscirà nelle sale italiane il 22 novembre.
Noi abbiamo partecipato alla proiezione in anteprima dedicata alla stampa presso il Cinema Adriano di Roma.
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Napoleon si presenta come un biopic d’azione spettacolare che descrive l’ascesa dell’iconico Napoleone Bonaparte, interpretato dal premio Oscar Joaquin Phoenix.
In uno scenario mozzafiato, diretto dal leggendario regista Ridley Scott, il film propone il racconto della scalata al successo di Bonaparte attraverso il suo rapporto coinvolgente e volatile con il suo unico vero amore, Giuseppina (Vanessa Kirby).
Ma non solo: Napoleon mostra le tattiche militari e le politiche visionarie del protagonista e alcune delle sequenze di battaglia pratiche più dinamiche mai filmate.
Spietato in guerra e tiranno nel proprio Paese, ma anche un liberatore venuto dal nulla: è stato uno dei primi nella storia a dimostrare che il talento di leadership non guarda all’estrazione sociale. Una tattica talmente brillante e una reputazione talmente spietata che ci fu bisogno di una coalizione di sette potenze europee per sconfiggerlo. Ma fuori dal campo di battaglia, la sua ossessione per Giuseppina – sua amante, amica e moglie, la sua Imperatrice – definiva la sua vita tanto quanto qualsiasi scontro. Questo è il ritratto che ne realizza Ridley Scott.
Napoleon (et Joséphine)
“Ho una preferenza per il dramma storico, perché la storia è così interessante” – ha affermato il regista – “La storia napoleonica è l’inizio della storia moderna. Ha cambiato il mondo, ha riscritto il regolamento. Ma, soprattutto, Napoleone era un personaggio singolarmente affascinante per un film, perché – come molti di noi – era prigioniero del proprio cuore e delle proprie emozioni. Oltre ad essere un incredibile stratega, un meraviglioso, intuitivo – e spietato – politico… Ero affascinato da come un uomo così – che sta andando a conquistare Mosca – potesse essere ossessionato da quello che sua moglie stesse facendo a Parigi.“
Infatti il fil rouge del film è la relazione tra Napoleone Bonaparte e Joséphine de Beauharnais (in Italia conosciuta come Giuseppina), che incontra nel 1795 grazie al deputato Paul Barras (che fu uno dei suoi amanti). Di sei anni più grande, vedova di un aristocratico decapitato e madre di due figli, conquista il generale nel momento in cui i loro sguardi si incrociano – e lei scambia la sua divisa per un costume. Giuseppina sarà il grande amore di Napoleone, la cui immagine del conquistatore stratega e infallibile si incrina da ogni parte al suo tocco.
Nel film – che Scott avrebbe potuto tranquillamente chiamare Napoleon et Josephine – l’uomo che vediamo conquistare l’Europa, il genio tattico, viene trasformato in un piccolo uomo indifeso, completamente innamorato della donna che lo ha tradito e che non può dargli un erede, ma che continua ad amarlo intensamente.
Ad un certo punto si resta spiazzati nel vedere Napoleone seduto accanto a lei sul divano che ammette “Non sono niente senza di te“. Non solo scene inondate dalle lacrime di entrambi ma anche voci fuori campo: Ridley Scott mette in scena le lettere tra i due amanti. Basti pensare che il regista aggiorna lo spettatore sull’andamento delle battaglie attraverso le lettere che il condottiero scriveva alla sua amata dal fronte.
Le sue lettere a Giuseppina sono (quasi comicamente rispetto al contesto) sentimentali e giovanili, profondamente romantiche ma anche molto passionali. Sono lettere che l’Imperatrice conservava nel suo comodino, ma che sono state rubate e vendute da un valletto, come ci viene narrato anche nel film.
Joaquin Bonaparte
Il magistrale Joaquin Phoenix – che aveva già indossato una corona simile per Scott intepretando Commodo ne Il Gladiatore (2000) – ci regala le più svariate sfaccettature di un uomo indecifrabile.
Ci mostra il Capitano di artiglieria che osserva la rovina della Francia con l’espressione impassibile di chi cova rabbia e delusione in silenzio prima di esplodere (letteralmente, attraverso i cannoni) e il fiero e ambizioso Generale – titolo ottenuto dopo la sua vittoria all’Assedio di Tolone nel 1793.
Il focoso innamorato che non riesce ad aspettare la fine della cerimonia per baciare la sua sposa e il disperato marito tradito pronto a lasciare l’Egitto per salvare il proprio matrimonio.
L’impavido Imperatore che si autoincorona dichiarando “Ho trovato la corona della Francia nel fango, l’ho raccolta con la punta della mia spada e ripulita: ora la pongo sulla mia testa” e il fragile governatore che piange firmando la dichiarazione di annullamento del matrimonio spiegando a tutti come, nonostante debba sposare un’altra donna per dare alla Francia un erede, il suo cuore è consacrato a Giuseppina.
Ecco ancora il talentuoso stratega militare che segue le orme di Cesare e l’uomo succube di sua madre che lo costringe ad un rapporto con una diciottenne “fresca” per testare la sua fertilità.
Infine il ribelle che torna dall’Elba a baciare il suolo francese e tentare il tutto per tutto a Waterloo e il quasi tenero esiliato sull’isola di Sant’Elena dove morirà in quel famoso 5 maggio.
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Proprio nel momento della morte del protagonista Scott realizza un particolare parallelismo che riporta sull’aspetto di Napoleone su cui si è focalizzato: il Napoleone innamorato.
Mentre Bonaparte sta morendo, Giuseppina è già defunta da sei anni ma è lei ad avere l’ultima parola: ascoltiamo la sua ultima lettera. Non solo: Scott chiude il film con le parole pronunciate da Napoleone morente: “Francia… Esercito… Giuseppina“, lasciando il nome di quest’ultima in sovrimpressione per qualche secondo in più.
La spettacolarità del biopic
Per rendere giustizia alla grandezza di Bonaparte, Ridely Scott non risparmia sugli effetti speciali.
Come potevamo immaginare Napoleon pullula di esplosioni di cannoni – che fanno invidia ai migliori show pirotecnici -, cavalli che si ribaltano o esplodono, decapitazioni sanguinolente… Raggiungendo l’apice delle sue spettacolari abilità in una scena di battaglia su un lago ghiacciato “rotto” dai cannoni, in cui i cavalli e i fanti sprofondano nel ghiaccio, che si colora di rosso e li intrappola nelle gelide acque – con diverse inquadrature da sotto la superficie.
Quando inscena un conflitto, Scott porta il pubblico in battaglia spettacolarizzandola al massimo e facendo attenzione ai dettagli.
A partire dal sangue che schizza ovunque: basti pensare che Joaquin Phoenix recita l’intera scena della sua prima battaglia nel film con il viso completamente ricoperto dal sangue del suo cavallo cui è esploso il ventre a causa di un colpo di cannone.
Non solo: c’è sporcizia ovunque, terra volutamente bagnata in modo che si attacchi agli attori, armi e qualsiasi altra cosa proveniente da direzioni diverse, fumo e polvere.
Obiettivo raggiunto?
Subito dopo la pubblicazione del trailer è stata resa nota la presenza di alcuni falsi storici in Napoleon.
Il film inizia con una scena che fa drizzare i capelli agli storici: Napoleone che (erroneamente) assiste alla decapitazione di Maria Antonietta – che tra l’altro appare con i capelli lunghi e crespi, mentre in realtà le vennero tagliati corti appositamente per l’esecuzione.
O ancora: il regista inventa che Napoleone distrugga una piramide con un colpo di cannone. La reazione di Scott allo storico che gli ha fatto notare lo strafalcione è stata già parecchio discussa da stampa e pubblico.
Siamo pronti a scommettere che la lista di incongruenze si allungherà parecchio, eppure non è stato questo a lasciare l’amaro in bocca a chi ha assistito all’anteprima dedicata alla stampa.
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Ridley Scott ha affermato di essere stato attratto dall’idea di esplorare la psicologia del personaggio di Napoleone, tanto quanto dalla possibilità di mettere in scena le sue epiche battaglie. “Penso che uno dei motivi per cui la gente è ancora affascinata da Napoleone è perché era così complicato. Non c’è un modo semplice per definire la sua vita. Puoi leggere una biografia per sapere cosa è successo, ma ciò che mi interessa come regista è il suo personaggio – andare oltre la storia e nella mente.“
Nonostante la scelta del rapporto con l’amata come fil rouge, delle lettere con Giuseppina come espediente narrativo e di mostrarci le lacrime (e i versi) di un tormentato Napoleone amante, non si può affermare che l’obiettivo del regista sia stato completamente raggiunto.
Partiamo da un esempio concreto: più volte in Napoleon le scene di battaglia si concludono con una deflagrazione che sfuma in uno sfondo bianco. Uno stacco che preannuncia la vana follia distruttiva di Napoleone? Probabilmente. Ma soprattutto un cambio di scena improvviso con un’ellissi temporale che non viene recuperata in alcun modo.
Lo spettatore ha quasi l’impressione di assistere a eventi ravvicinati grossolanamente tra loro, come un eccessivo riassunto in “sole“ 2 ore e 38 minuti.
Un riassunto a momenti asettico, come una pagina di Wikipedia che procede per tappe. Persino le scene erotiche tra i due amanti – le cui parole sono così ricche di passione – sono ridotte a rapporti privi di ogni sorta di pathos o comunicazione, che sembrano procedere a velocità raddoppiata e si concludono in quattro e quattr’otto.
Insomma anche il “cuore” di questo film manca di fluidità e solidità. Tra Napoleone e Giuseppina, Ridley Scott crea una relazione interessante, romantica e tragica, in cui il rapporto di forza cambia continuamente. Ma anche questa fragile costruzione non sfugge alle molteplici ellissi che rendono l’insieme innaturale.
Troppo didattico e disgiunto, Napoleon sembra mancare di un collante per dare senso all’eccezionale esistenza del suo eroe.
Ecco, qui sta la nota stonata: l’obiettivo di Scott era quello di offrire un ritratto dell’uomo dietro lo stratega, ma quello che è un capolavoro dal punto di vista realistico, storiografico e spettacolare in realtà si rivela poco intimista.
Vediamo Bonaparte in campo, ma non tra una guerra e l’altra: non vediamo lo stratega all’opera proprio nell’organizzazione di quelle sue conclamate strategie.
Ma soprattutto è difficile empatizzare con Napoleone. Nelle entusiasmanti scene di guerra, lo spettatore non riesce a sentirsi al fianco di Bonaparte, nemmeno quando l’Imperatore scende in campo personalmente.
La volontà di far rientrare tutta la sua lunga storia in un solo film nutre nel pubblico la sensazione che a mancare sia proprio questo: una storia. Ci si ritrova da una battaglia all’altra, senza vivere la preparazione allo scontro. Senza approfondire l’essenza del protagonista ed instaurare un legame con il personaggio, obiettivo principale del regista.
In breve: Napoleon è un impressionante biopic, tanto epic e poco bio-.