Ma quali assembramenti? In Nuova Zelanda si celebra il rock – e la vita…

Niente mascherina, né distanze, solo l’invito a tenere attivo il dispositivo Bluetooth che permette all’app di tracciamento anti-Covid di funzionare. Un’app che, peraltro, ha poco a che spartire con la nostra Immuni. Ventimila persone, ventimila appassionati di musica, ventimila fortunati. Immagini che fanno il giro del mondo, quelle del concerto all’aperto a Waitangi, in Nuova Zelanda il più partecipato da quando il paese ha sconfitto la pandemia da Covid-19.

Secondo i media locali, il concerto della band neozelandese “Six60”, il primo dei sei spettacoli programmati, è stato un successo. Le immagini hanno fatto il giro del mondo atterrando anche alle nostre latitudini, accolte con descrizioni semi-surreali, a suon di “ecco gli assembramenti”, quasi a voler utilizzare a tutti i costi qualcuna delle parole della neolingua a cui ci stiamo abituando (quante volte prima del 2020 abbiamo utilizzato nella nostra vita parole come “distanziamento”, “igienizzazione”, “sanificazione” o “congiunto”?)

Ma quali assembramenti? In Nuova Zelanda si è celebrata la festa della vita che ritorna, la metafora del rock che ci fa guardare oltre, che ci fa guardare avanti.

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Giornalista e docente di lingue straniere, tra le collaborazioni l’agenzia Ansa e la testata ex gruppo L’Espresso-Finegil Editoriale, il Centro. In passato ha lavorato a Parigi e Milano con Eurosport e Canal +. Nel 2016 ha firmato “New York, Andalusia del Cemento – il viaggio di Federico García Lorca dalla terra del flamenco alle strade del jazz”, l’anno successivo "Lithium 48", entrambi per "Aurora edizioni". Nel 2023 "Oceans" (Radici edizioni)