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“L’alba della modernità”: Roma celebra i 150 anni dell’Impressionismo con una straordinaria mostra

Francesca Massaro Posted On 4 Aprile 2024
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Fino al 28 luglio il Museo Storico della Fanteria di Roma ospita una grande mostra per celebrare i 150 anni dell’Impressionismo.  Circa duecento opere provenienti da collezioni private, conducono lo spettatore in una sorta di viaggio temporale che va dalle origini del movimento al post-impressionismo.

L’Impressionismo in duecento capolavori

Nella solenne cornice del Museo Storico della Fanteria di Roma, prende vita Impressionisti – L’alba della modernità. La grande mostra antologica, prodotta da Navigare S.r.l., aveva già illuminato il Mastio della Cittadella a Torino nella primavera del 2023, ripercorrendo la storia del movimento Impressionista a 150 anni dalla sua nascita con dipinti, acquarelli, sculture, ceramiche.

A rendere tuttavia unica la mostra capitolina sono bozzetti, schizzi e litografie che si concentrano sulle tecniche sperimentali adottate dagli artisti nel campo del disegno, della stampa e dell’incisione. In mezzo a quasi duecento capolavori, provenienti da prestigiose collezioni private, spiccano rari bozzetti e litografie quali: La maison du doctor Gachet di Cézanne, L’homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir; inoltre il ricco allestimento prevede anche sculture bronzee realizzate per studiare il movimento delle celebri ballerine di Degas.

È nota ai più infatti la volontà di questi rivoluzionari artisti di rifiutare le regole accademiche, di dipingere en plein air, di studiare le variazioni della luce e del colore che cambiano in base ai diversi momenti della giornata, ma pochi immaginano il grande lavoro preparatorio che c’è dietro ad opere che tentano di riprodurre fedelmente le impressioni che l’occhio umano riceve dalla realtà circostante.

Paul Cézanne, La mason du docteur Gachet, 1873, Museo D’Orsay, Parigi, dominio pubblico via Wikimedia Commons.

Leggi anche: Tra sogno e colore: Torino ospita 300 opere dei più celebri pittori impressionisti

La rivoluzione dell’Impressionismo

L’intento principale della mostra è quello di delineare l’ascesa e l’evoluzione della rivoluzione impressionista a Parigi, attraverso un’analisi storica, sociologica e artistica che copre un arco temporale compreso tra il 1850 al 1915. L’allestimento desidera valorizzare gli importanti mutamenti intervenuti nella società dell’epoca, accelerati dall’avvento della grande industrializzazione, dalla nascita di innovazioni quali la fotografia, il cinema, l’elettricità, il telefono e i primi esperimenti di volo.

Si parte dai maestri che hanno ispirato gli impressionisti quali David, Gericault, Courbet, si passa quindi agli artisti della Scuola di Barbizon, ossia gli antesignani del movimento impressionista, per poi proseguire con i partecipanti alle otto mostre ufficiali impressioniste, prima tra tutte quella emblematica del 1874, organizzata nello studio del fotografo Nadar, la quale sancì l’ingresso ufficiale del movimento nel mondo artistico contemporaneo.

Si giunge infine a porre l’accento su alcuni grandi artisti del post Impressionismo, tra cui Toulouse Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck, i quali testimoniano la grande influenza che gli impressionisti hanno avuto nella pittura tra fine Ottocento e inizi Novecento.

Pierre-Auguste Renoir, La loge, 1874, Courtauld Gallery, Londra, dominio pubblico, via Wikimedia Commons.

Leggi anche: Nel mondo di Monet: una mostra-evento a Padova celebra i 150 anni dell’Impressionismo

Il percorso espositivo

Nello specifico il percorso espositivo si articola in tre sezioni: Da Ingres a L’École de Barbizon; I fermenti dell’Impressionismo; L’Impressionismo e L’eredità dell’Impressionismo.

Nel consistente corpus di circa duecento opere spiccano non soltanto tele poco conosciute di celebri artisti come Monet, Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Caillebotte, Morisot e Renoir, ma anche una selezione di materiali documentari inediti, quali lettere, fotografie, libri, indumenti e oggetti d’uso quotidiano, come ad esempio la teiera usata da Claude Monet; preziose testimonianze della società emergente tra XIX e XX secolo e di quel lato profondamente umano che consente di inserire pittori e movimenti artistici nella storia identitaria dell’Europa e del suo repentino progresso. 

Impressionisti – L’alba della modernità è probabilmente la più grande e completa sull’Impressionismo mai apparsa in Italia, per quantità di opere e per artisti presenti, e rappresenta un’occasione unica per approfondire un movimento che ha scardinato le convenzioni artistiche e relazionali della società dell’epoca, ponendo così le basi per la società attuale. I prestiti, provenienti da collezioni private, evidenziano un substrato raro e misconosciuto di preziosi manufatti che non vengono quasi mai esposti al pubblico.

Berthe Morisot, Jeune femme en toilette de bal, 1879, Museo D’Orsay, Parigi, dominio pubblico via Wikimedia Commons.

Leggi anche: La “Donna in cucina” di Diego Velázquez illumina la Galleria Borghese

Il comitato scientifico

Dietro una retrospettiva così ampia e nutrita, organizzata dalla società Navigare S.r.l., c’è un comitato scientifico della massima rilevanza composto da:

– Gilles Chazal, ex Direttore Musée du Petit Palais, Membre école du Louvre;

– Vittorio Sgarbi, storico dell’arte, Direttore del Mart di Rovereto;

– Vincenzo Sanfo, curatore mostre di internazionali, esperto di Impressionismo;

– Maithe Valles-Bled, ex Direttrice Musée de Chartres e Musee Paul Valéry.

Un team di illustri studiosi di respiro internazionale che attraverso le loro ricerche hanno elaborato un percorso espositivo straordinario, che consente ai visitatori di viaggiare nel tempo, rivivendo momenti storici salienti forieri di una libertà creatrice ancora oggi utilizzata dagli artisti di tutto il mondo.

Dichiara a tal proposito Vittorio Sgarbi: «L’impressionismo non è un movimento, ma una condizione umana che nasce quando la pittura della realtà è sconfitta dall’invenzione della fotografia. È la vita, la possibilità di rappresentare stati d’animo. È fatto per dirci quello che la realtà ci provoca dentro. Per questo non finirà mai. […] L’impressionismo è una condizione dello spirito. Quello che fino a quel momento non contava, come la teiera del servizio di Monet, impensabile ad esempio nei dipinti del Tiepolo, improvvisamente con gli impressionisti diventa soggetto e momento eterno […]».

Per costi e prenotazioni è possibile collegarsi al sito web www.navigaresrl.com/mostra/impressionisti .

Édouard Manet, Bar aux Folies-Bergère, 1881-1882, Courtauld Gallery, Londra, dominio pubblico, via Wikimedia Commons.

Leggi anche: A Palazzo Strozzi la grande mostra su “Anselm Kiefer: Angeli caduti”

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