La storia dell’Hallelujah di Cohen: la sacralizzazione di un testo erotico

Si tratta probabilmente della preghiera profana più popolare della storia della musica: Hallelujah di Leonard Cohen.

Prima di diventare un inno universale cantato in numerose cerimonie, il brano – la cui prima versione uscì nel 1984 – è stato a lungo ignorato dal grande pubblico.

Torniamo all’inizio degli anni ’80: quando deve iniziare il suo settimo album, Leonard Cohen attraversa una grave crisi artistica. Il cantante fatica a riconvertirsi e teme più di ogni altra cosa di apparire agli occhi dei fan come obsoleto. Recent Songs, il suo album più classico, uscito nel 1979, non funziona. Cohen entra allora in un periodo di rimessa in discussione che lo spinge a rivalutare completamente la sua scrittura.

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È in questo contesto travagliato che l’artista partorisce nel dolore la prima versione del testo di Hallelujah, nel 1980. «Ho riempito due quaderni di appunti e ricordo di essermi ritrovato al Royalton Hotel di New York, in mutande sul tappeto, sbattendo la testa sul pavimento e lamentandomi di non poter finire questa canzone» – ha confidato ai giornalisti che lo hanno interrogato sulla genesi del suo capolavoro.

Un vero sacerdozio per l’autore, che racconterà a Bob Dylan di aver impiegato due anni per comporre questo inno. Bisogna dire che prima di registrare le cinque sublimi strofe della versione finale di Hallelujah, Leonard Cohen ne avrebbe scritte non meno di… ottanta.

Un testo erotico diventato canto di Natale

Un esame dettagliato ci conferma la dimensione sessuale di un testo diventato tuttavia uno dei nostri canti natalizi preferiti. Al di là dell’incanto mistico suggerito dal titolo, i riferimenti biblici di cui il cantante dissemina il suo testo compongono in realtà un’ode erotica all’amore carnale. Un’astuzia da parte dell’impenitente Cohen, per il quale la sessualità rimane legata all’ossessione del peccato originale.

Come osservato dal giornalista del Sunday Times Bryan Appleyard, Hallelujah è innanzitutto “il testo della debolezza umana nei confronti della carne“.

Una dimensione certamente rimasta inosservata dallo studio Dreamworks, che sceglierà di farne la colonna sonora del cartone animato Shrek.

I numerosi indizi sparsi nel testo confermano tuttavia questa interpretazione. A partire dalla scelta dei riferimenti: c’è Davide, il re dell’Antico Testamento, innamorato della bella Betsabea (moglie del re di Utria che vede fare il bagno, fa prelevare e con cui “si macchia di adulterio”), e poi la sublime tentatrice Dalila (la donna che lega Sansone ad una sedia), che fa la sua apparizione dal secondo verso della canzone. I quattro personaggi si intrecciano e sovrappongono: Dalila lega Sansone ad una sedia (“banalizzata” in una cucina da Cohen) ma il trono rotto è di Davide.

Nella lode al Signore rivolta da Leonard Cohen a Dio, molti commentatori percepiscono così un’apologia deviata dall’orgasmo. Basti pensare al verso «And from your Lips she Drew the Hallelujah/E dalle tue labbra tirò fuori l’Hallelujah».

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Un’interpretazione mai smentita dal cantante canadese e confermata dalla cover che ne farà John Cale qualche anno dopo. Riprendendo alcuni dei versi abbandonati da Leonard Cohen, l’ex membro dei Velvet Underground consegna una versione arricchita dell’inno la cui connotazione nettamente più sessuale non può questa volta essere contestata.

Una scommessa vincente per Leonard Cohen poiché questa prima ripresa permette finalmente alla canzone di accedere alla notorietà. Inoltre Jeff Buckley irrompe nell’erotismo con la sua interpretazione ormai mitica di Hallelujah, a cui il giovane artista apporta nel 1994 la sua sensualità definita “demoniaca” e la sua malinconia.

Fu solo l’inizio della gloria per un brano che sarà declinato in un numero infinito di versioni in show musicali come X-factor, trasformato in suoneria di telefono o paracadutato in serie di successo (The O.C., The West Wing).

Si contano tra 180 e 200 riprese della canzone, che conquisterà il record del brano più scaricato nel 2004, a venti anni dalla sua prima stesura.

Dopo quella di Jeff Buckley, la ripresa più toccante è sicuramente quella di Rufus Wainwright, figliastro di Leonard Cohen, che fornisce con la sua voce rauca e graffiata un’interpretazione dell’Hallelujah per la colonna sonora di Shrek. Un quadretto familiare che permette, nel 2001, di associare nuovamente l’artista a una canzone nata nel dolore.. di cui sarà presto di nuovo privata.

Il testo

Now I’ve heard there was a secret chord
That David played, and it pleased the Lord
But you don’t really care for music, do you?

It goes like this
The fourth, the fifth
The minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

Your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew you

She tied you
To a kitchen chair
She broke your throne, and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

You say I took the name in vain
I don’t even know the name
But if I did, well really, what’s it to you?

There’s a blaze of light
In every word
It doesn’t matter which you heard
The holy or the broken Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

I did my best, it wasn’t much
I couldn’t feel, so I tried to touch
I’ve told the truth, I didn’t come to fool you

And even though
It all went wrong
I’ll stand before the Lord of Song
With nothing on my tongue but Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah

La traduzione

Ho sentito parlare di un accordo segreto
che Davide suonava e compiaceva il Signore
ma a te della musica non importa poi molto, vero?

Fa così:
la quarta, la quinta,
la minore aumentata, la maggiore diminuita
Il re turbato compone l’Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

La tua fede era incrollabile ma avevi bisogno di una prova
l’avevi vista fare il bagno sulla terrazza
la sua bellezza e il chiaro di luna ti avevano sopraffatto

E lei ti legò
ad una sedia della cucina
spezzò il tuo trono e tagliò i tuoi capelli
e dalle tue labbra tirò fuori l’Hallelujah

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

Tu dici che ho pronunciato il nome invano
Io neanche lo conosco il Nome
ma se anche così fosse, a te cosa importa?

C’è un’esplosione di luce
in ogni parola
Non importa quale hai ascoltato
l’Hallelujah sacra o quella disperata

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah

Ho fatto del mio meglio, non è stato molto
non provavo nulla, così ho provato a toccare
ho detto la verità, non ti ho preso in giro

E anche se
è andato tutto male,
starò in piedi davanti al Dio della Canzone
con nient’altro sulla mia lingua che l’Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah

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Alcune strofe aggiunte

Durante le sue esibizioni dal vivo, Cohen era solito aggiungere e variare leggermente alcune delle ottanta strofe che scrisse originariamente, trasformando ogni frase in un disperato, sentito e malinconico grido.

Ecco le più conosciute:

Baby, I’ve been here before.
I know this room, I’ve walked this floor.
I used to live alone before I knew you.
I’ve seen your flag on the marble arch,
But (listen) love is not some kind of victory march,
No, it’s a cold and it’s a very broken Hallelujah!

There was a time you let me know
What’s really going on below
But now you never show it to me, do you?
I remember when I moved in you,
And the holy dove she was moving too,
And every single breath that we drew was Hallelujah!

Maybe there’s a God above,
As for me, all I’ve ever seemed to learn from love
Is how to shoot at someone who outdrew you.
Yeah but it’s not a complaint that you hear tonight,
It’s not the laughter of someone who claims to have seen the light
No it’s a cold and it’s a very lonely Hallelujah.

Tesoro, sono già stato qui.
Conosco questa stanza, ho calpestato questo pavimento.
Vivevo da solo prima di conoscerti.
Ho visto la tua bandiera sull’arco di marmo,
ma (ascolta) l’amore non è una specie di marcia trionfale,
No, è una fredda e molto disperata Hallelujah.

C’era un tempo in cui mi facevi sapere
cosa succedeva davvero laggiù
Ma ora non mi fai mai vedere, vero?
Ricordo quando entravo in te
e la sacra colomba si muoveva anch’essa
E ogni singolo respiro che tiravamo fuori era un Hallelujah!

Forse c’è un Dio lassù,
quanto a me, tutto ciò che sembro aver imparato dall’amore
è come sparare a chi ti ha superato.
Sì, ma non è una lamentela che senti stanotte,
non è la risata di chi sostiene di aver visto la luce
No, è una fredda e molto solitaria Hallelujah.

La versione live di Cohen

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Classe 2001 e studentessa di “Letteratura Musica Spettacolo” in Sapienza. Alla continua ricerca di meraviglia, di entusiasmo e di un significato in ogni cosa. Le piace lasciarsi attraversare dalle emozioni davanti ad un film, a una poesia o ad un’opera d’arte, riempire i polmoni di bellezza fino a sentire il bisogno di sospirare. Ama l’arte ai suoi antipodi: sempre con la musica in sottofondo, da Vivaldi a Lady Gaga passando per Queen, Jovanotti, Achille Lauro o Ultimo; perde il fiato davanti alle sculture di Canova, agli stencil di Banksy o alle tele di Perez. Con il cuore diviso tra Abruzzo e nord della Francia, ama viaggiare in treno o in aereo, ma mai senza auricolari o un libro di poesie e una matita tra le mani.