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Francesca Carrain: vivo nella convinzione che la Wolly Brown di Schiele sia io in un’altra vita

Laura Aurizzi Posted On 23 Agosto 2021
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Siamo andati a curiosare nella vita di Francesca Carrain, da molti conosciuta come Anna de “Il Paradiso Delle Signore”. Classe 1994, Francesca è nata e cresciuta a Treviso ma da circa cinque anni è romana d’adozione. Definita da molti come una “venere in miniatura” la Carrain è un’artista poliedrica. La nostra intervista.

Come e quando è iniziata la tua passione per la recitazione? A che età hai capito di voler fare l’attrice?

Ho iniziato a studiare danza modern-jazz all’età di 7/8 anni. Dopo qualche anno sono passata alla danza contemporanea e di conseguenza alla classica come perfezionamento. È da più di 10 anni che Pina Bausch, coreografa e ballerina, ricopre un ruolo fondamentale nel mio percorso formativo e artistico; grazie a lei mi sono avvicinata al teatro-danza e ho frequentato laboratori con suoi ex allievi e membri del “tanztheater”. Credo che sia stato più o meno qui che ho sentito il desiderio di sperimentare un altro tipo di linguaggio. Ho iniziato quindi ad essere convinta del fatto che che avrei avuto il coraggio di prendere e partire per inseguirmi, ad essere sicura che quello che immaginavo sarebbe diventato realtà, che sarebbe stato il mio lavoro, la mia vita. Già dalle elementari è stato tutto un corso d’acqua, un’evoluzione, una trasformazione di esigenze e di urgenze ancora in atto, sempre in atto. Una volta trasferita a Roma ho studiato inizialmente all’accademia di danza di Raffaele Paganini e Luigi Martelletta e dopo aver frequentato delle lezioni di teatro serali mi sono iscritta al primo anno dell’accademia d’arte drammatica “Cassiopea” e poi ho continuato (e continuo ancora) i miei studi attraverso seminari, workshop, laboratori, lezioni private. I lavori per me più significativi sono due cortometraggi a cui tengo molto: “Mother” che al momento sta girovagando per festival facendosi ben notare; “Kala” che ho girato da poco e sarà pronto a breve; “Amen” che in realtà è il titolo provvisorio del mio primo lungometraggio, un videoclip per “L’ultima fila” e uno per “Il tre” e “Il paradiso delle signore”.

Quali sono stati i primi personaggi che hai interpretato?

I primi personaggi che ho interpretato risalgono ad almeno 3 anni fa, ai primi corti, ed erano tutti personaggi molto simili a me, a come mi conoscevo fino a quel momento. Porto i miei anni bene (sorride) e quindi capita spesso che io mi ritrovi ad interpretare adolescenti e ad essere proposta per questa fascia d’età. I primi corti sono stati: ribellione, tradimenti, incoscienza e nei primi due avevo lo stesso nome: Stella!

Qual è il ruolo più particolare che hai interpretato?

Il ruolo più particolare che ho interpretato e anche uno di quelli che ho più a cuore è Ester. Un film indipendente, l’opera prima di Andrea Baroni che ho girato la scorsa estate e di cui non dirò nulla perché spero che possiate vederlo tutti molto presto. 

Sappiamo che hai interpretato il ruolo di Anna nella fiction “Il Paradiso delle Signore”; raccontaci un po’ di questa esperienza.

Anna… io e Anna ci siamo incontrate in un periodo molto bello della mia vita.  “Il paradiso Delle Signore” è stata un’esperienza forte, grande, necessaria, e ha portato con sé consapevolezza, belle persone e disequilibrio utile e fondamentale per spostarsi e ricentrarsi “nuovi”. Sono stati quattro mesi intensi e troppo, troppo veloci!

Ti ritrovi spesso nelle parti che ti vengono assegnate? Le interpreti con facilità o ti capita di non ritrovarti nel personaggio e avere difficoltà?

Beh no, cioè quando mi arrivano dei provini, leggendo la sinossi e la sceneggiatura (quando ti arriva) mi è capitato di non avere proprio nulla a che fare con il personaggio e quindi sul momento agisco meno di pancia e di istinto. Cerco di capire a livello più analitico come muovermi nelle scarpe di esso, nei suoi abiti e che chiave trovare. Altre volte invece, ho sentito i ruoli somiglianti, la pancia mi ha guidata e  ho seguito il flusso cercando di essere il più onesta possibile. Le difficoltà le incontri sempre e sono degli ottimi maestri.

In molti ti paragonano alle modelle di Toulouse Lautrec o Schiele; ti ritrovi in questa descrizione?

Laura, vivo nella convinzione che la Wolly Brown di Schiele sia io in un’altra vita! Lo amo molto (Toulouse anche, ma non allo stesso modo. Lui è arrivato dopo). Credo di non dover aggiungere altro a questa domanda!

Quali sono stati i film che più ti piacevano da bambina e che ti hanno fatto avvicinare al mondo del cinema, e quali sono invece quelli che ti piacciono di più ora che sei cresciuta? Prendi ispirazione da qualche attrice in particolare?

Mi ricordo che quando ero piccola c’è stato un periodo in cui guardavo e riguardavo “Titanic” ripetendo e interpretando tutte le battute. È un film che ha segnato, più che un’influenza artistica, un periodo della mia vita, tant’è che comunque io una volta l’anno lo metto su, perché mi riporta in un luogo particolare. Poi  sognavo “Vacanze Romane”, Sophia Loren, Virna Lisi oltre che Kate Winslet come avrai capito! Ovviamente alcune cose cambiano, passi delle fasi. Se ti dovessi dire da chi prendo ispirazione  adesso ti direi Monica Vitti, Anna Karina… io sono affezionata al cinema italiano: Antonioni, Fellini, Scola. Amo il cinema francese, la nouvelle vague (penso spesso che avrei dovuto vivere in quegli anni) e da un po’  di tempo mi sto avvicinando anche al cinema giapponese.

Mettendo da parte il cinema, hai altre passioni?

Oltre alla recitazione, la danza e la scrittura, scrivo poesie. Nel tempo libero però, mi piace sperimentare, dipingere anche senza saperlo fare, suonare la chitarra, cantare. Iscrivermi a corsi e discipline, confrontarmi, vedere, conoscere, tentare. Muovermi.

Progetti lavorativi futuri?

Almeno quattro o cinque di cui non vi dico nulla. Se volete scoprirli seguitemi sui miei profili social Instagram, Facebook e Youtube!

Credits

Ph: Laura Aurizzi

Make-up Artist: Noemi Venerucci

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