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Federico Barbarossa, la leggenda che non lo vuole morto

Federico Rapini Posted On 4 Marzo 2023
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Quando Richard Wagner scrisse “Quando tornerai, Federico, splendido Sigfrido? Quando abbatterai il drago malvagio che tormenta l’umanità?”, si riferiva a Federico Barbarossa e alla leggenda che non lo voleva morto. Anzi, che non lo vuole.

L’imperatore appartenente alla famiglia degli Hohenstaufen, nonché nonno del futuro stupor mundi Federico II, è stato sicuramente una delle figure di riferimento del Medioevo. In oltre cento battaglie e circa 40 anni di regno portò l’aquila degli Svevi a regnare sull’Europa. Dalle gelide acque del Nord alle spiagge assolate della Sicilia.

Visse e morì sul campo di battaglia. Sebbene non furono mai le armi dei nemici a vincerlo. Bensì le acque di un fiume. Quelle che gli arabi chiamavano Salef e i greci Kalikaddanos. Era il 10 giugno del 1190 e il Barbarossa era al comando dei crociati che dalla Cilicia si dirigevano ad Antiochia.

Qui le “acque azzurre”, o meglio Göksu come le chiamano i turchi, attrassero il comandante anziano e asfissiato dal caldo. Qui storia e leggenda cominciano ad intrecciarsi. Perché sembrava impossibile per chicchessia morire in quelle acque, tanto che ne “La perfezione nella Storia”, il cronista arabo Ibn al-Athir ringraziò Allah per averli liberati dell’acerrimo nemico.

Leggi anche “Federico II, l’universalità dell’Impero”

A questo si aggiunse il tentativo dei cristiani di ridurre il corpo dell’imperatore a reliquia, ma i resti non giunsero mai a Gerusalemme. Si persero probabilmente tra Tiro e Acri.

Da qui in poi nacque il mito di Federico Barbarossa. Il re dei Romani si aggiunge alla schiera dei personaggi come Artù, Carlo Magno, Alberto da Giussano. Vite e morti leggendarie.

Si narra infatti che il prode Federico non sia morto, ma riposi su una montagna nella Turingia, in Germania. Qui dorme, con i suoi soldati, in una grotta nella catena montuosa del Kyffhäuser.

Sul porfido di queste rocce, durante il regno dell’imperatore, fu construito il Reichsburg Kyffhausen, un imponente castello medievale. Da lontano svetta la statua di Guglielmo I a cavallo. Sotto di lui, incastonato nella roccia, il monumento di Federico Barbarossa si affaccia sul suo ex regno dormendo seduto su un trono di pietra. Qui la sua barba cresce lentamente da secoli.

Gli occhi del re sono semichiusi, quasi in dormiveglia. Leggenda vuole che si svegli di rado per chiedere a qualche giovane passante se i corvi hanno smesso di volare. Solo quando questi chiuderanno le ali sarà giunto il momento di porre definitivamente fine al suo sonno e tornare per guidare la Germania all’antica grandezza.

Solo lui potrà, stando alle parole di Wagner, tornare per sconfiggere “il drago malvagio che tormenta l’umanità”.

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