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Home » Libri

Joël Dicker, ritorno da animale selvaggio (recensione)

Federico Rapini Posted On 30 Marzo 2024
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Dicker un animale selvaggio

Joël Dicker è tornato nelle librerie italiane lunedì 25 marzo. Mancava da 2 anni quando pubblicò il giallo “Il caso Alaska Sanders”.

Il suo ritorno è “Un animale selvaggio”. Un thriller di oltre 400 pagine edito da “La nave di Teseo”.

Il giovane scrittore svizzero aveva abituato il suo pubblico a gialli con morti, sparizioni, violenze e scheletri nell’armadio di intere comunità. Questa volta cambia. Rimangono gli scheletri nell’armadio, questa volta solo dei protagonisti Arpad, Sophie e Greg, e il solito mistero di sottofondo che accompagna il lettore per tutti i capitoli.

Leggi anche “Letture in viaggio: Joël Dicker, “Il caso Alaska Sanders” chiude la trilogia iniziata con Harry Quebert”

Al solito Dicker riesce ad incollare il lettore alle sue pagine, con balzi temporali che solo un po’ alla volta svelano segreti dei protagonisti delle loro vite precedenti e dei perché sono arrivati al punto di non ritorno.

Quest’ultimo è la rapina in una gioielleria di Ginevra, location principale del romanzo. I protagonisti si muovono nella cittadina svizzera facendo di tanto in tanto qualche passaggio in Francia, a Saint-Tropez.

Il nuovo libro è in pieno stile dickeriano. Una forma semplice, avvolgente e coinvolgente. In alcuni momenti si avverte una corsa contro il tempo dei personaggi che assale il lettore pagina dopo pagina. A differenza degli altri romanzi questa volta sono molti di meno i personaggi che entrano nella storia per avere un ruolo determinante.

Una storia di borghesi apparentemente felici, ex galeotti anarchici e poliziotti guardoni. Un intreccio di storie che attraversa quasi 15 anni. Il tutto con un piccolo omaggio all’Italia e alla sua letteratura. Il Belpaese diventa anche fondamentale per capire il significato del titolo.

Joël Dicker aveva dichiarato che questo nuovo romanzo sarebbe stato una sorta di sua evoluzione: “Non lo so esattamente, ma sento che la mia scrittura si sta evolvendo, il che è abbastanza normale: col tempo, maturo io e con me il mio lavoro. Non so ancora quale sarà il prossimo passo”.

E ci è riuscito. Ha lasciato da parte alcune fantasie che gli hanno attirato più di una critica (in particolare per “L’enigma della camera 622”) e ha puntato più sulla facilità di trovare riscontri nella realtà dei personaggi e sulla loro capacità di essere molto meno perfetti di quello che inizialmente si pensa.

Ma al tempo stesso gli scheletri che hanno tentato di nascondere negli armadi escono fuori e diventano la loro forza. Come un animale selvaggio che si libera dalla gabbia.

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