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Brunori Sas racconta la passione per Baumann: dalle riflessioni alle domande, quando la filosofia diventa musica

Redazione Posted On 4 Aprile 2020
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Intervenuto quest’oggi nell’ambito del programma streaming Prendiamola con Filosofia, Brunori Sas, fresco autore del nuovo album “Cip“, ha risposte alle domande circa la sua grande passione per il filosofo, sociologo e pensatore polacco Zygmunt Baumann. Le riflessioni prendono spunto da alcuni dei suoi brani, “La Vita Liquida” su tutti, tratto da “A Casa Tutto Bene”, disco pubblicato nel 2017, in cui l’ammirazione per i concetti espressi da Baumann sono magistralmente tributati con un testo meraviglioso.

Al tempo stesso, però, si è discusso di come la tecnologia abbia un ruolo fondamentale in questi giorni, non solo per chi lavora da casa, ma anche per la musica che, non potendo essere suonata dal vivo, per essere veicolata può contare almeno sul supporto dei social network. “Sono canali fondamentali. La mia resistenza a essi era completamente fuori luogo ma, come spesso accade a chi osteggia qualcosa – come ad esempio ai moralisti – quando si rompono gli argini si finisce per restare affascinati proprio da quel qualcosa”, ha dichiarato un divertito Brunori. “Finita la quarantena, però, voglio tornare a manifestare la mia avversione antitecnologica”.

Gli chiedono di Baumann, di cosa potrebbe pensare circa queste settimane drammatiche. Individuato come esperto del filosofo polacco, ha risposto ridendo “Mi fa piacere che l’aver scritto una sola canzone su di lui mi renda un esperto. Mi sembra stiamo esagerando. Cosa direbbe Baumann? Non saprei, questo pezzo l’ho scritto perché mi ero ripromesso di parlare delle mie paure, delle mi angosce e delle mie ansie che, come spesso accade, sono ricollegate al contesto reale e virtuale in cui vivo”.

“C’è una sorta di dissidio e di attrazione verso la tecnologia. E’ inevitabile e obbligatorio, però, dare uno sguardo alla vita virtuale. Baumann è stato una grande e alcuni suoi testi hanno avuto la capacità di chiarire alcune cose e unire alcuni puntini, che è la capacità straordinaria dei grandi intellettuali che hanno la facilità nel saper divulgare. In questo periodo è fondamentale. Non sempre è così facile mediare e stabilire connessioni con le persone mediante un linguaggio abbastanza semplice. Se l’ho capito io….”

Uno sguardo anche su un tema di strettissima attualità che solo questa emergenza sanitaria ha posto momentaneamente in secondo piano. “Baumann spesso e volentieri parlava di come i migranti fossero utilizzati in funzione di trovare un bersaglio alle angosce, all’inquietudine della minaccia incombente che non ha un corpo. Il migrante lo ha e quindi era facile, secondo lui, canalizzare le paure su un corpo”.

Spunti per parlare ce ne sono, ce ne sarebbero infiniti con un artista colto. Prima di chiudere si parla di passato, del fascino che può esercitare su una persona. “Siamo stati tutti vittime di retromania o del vintage. Personalmente amo l’idea che non bisogna pensare che il passato vada eliminato. In quello che faccio, scrivo, canto e incarno c’è il desiderio di rimanere in bilico. Anche perché vivo e ho vissuto alcune realtà di paese molto arretrate. I miei anni ’80 li ho vissuti con la latenza degli anni ’60“.

“Ho questa idea che si possano vivere più tempi. E in questo la tecnologia è un supporto. E’ molto difficile immaginare un futuro in questo momento perché gli input e gli elementi che abbiamo a disposizione sono tanti che non riusciamo a conclamarli. Intravediamo un futuro distopico alla Black Mirror in cui saremo sempre più dipendenti dalla macchine. Non nascondo che spesso mi lascio andare a pensieri che non siano propriamente rosei. Ho cercato, nei miei ultimi lavori, di vedere futuri non sempre negativi, ma ho cercato di avvicinarmi a ciò che piace. L’incertezza è sempre stata la chiave dell’umanità, quindi ben venga se foriera di cose buone“.

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