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Home » Arte Attualità

Centoventitré anni di Jacques Prévert: la delicatezza della poesia reale

Sara Paneccasio Posted On 4 Febbraio 2023
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Centoventitré anni fa, il 4 febbraio 1900, veniva al mondo il poeta e sceneggiatore Jacques Prévert. Rimasto nella memoria dei più per i suoi componimenti romantici – capaci ancora oggi di far battere il cuore a generazioni e generazioni di innamorati –, è passato alla storia della letteratura anche per liriche dai temi sociali e copioni di film indimenticabili.

Figlio di un impiegato all’Office Central de Pauvres, Prévert è cresciuto secondo valori come l’empatia, l’altruismo, la consapevolezza del proprio privilegio e l’indignazione per le disuguaglianze sociali. Tematica che emergerà anche in parte della sua produzione poetica, al centro della quale Prévert deciderà sempre di mettere l’uomo della strada, non il potente, il passante incrociato in una squallida pensione, non l’aristocratico.

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Una poesia del quotidiano in cui la realtà, anche la più sordida, si eleva a dimensione poetica. Bellezza, libertà, amore: questi i temi della poesia di Prévert, a fianco alla denuncia del male, della guerra, delle ingiustizie e degli aspetti ridicoli della società moderna. Quella prevertiana è una poesia “impegnata“: soprattutto gli ultimi componimenti riguardano i temi più attuali quali l’inquinamento, il cemento, il rumore, lo sfruttamento delle risorse umane.

Il suo è uno stile tipico della tradizione orale: utilizza spesso enumerazioni, inversioni, giochi di parole, sonorità e associazioni di termini per creare un ritmo facilmente memorizzabile. La sua poesia assume forme molto variegate: dialoghi, racconti, collage, prosa e poesia con o senza rime, di lunghezza variabile. Della corrente surrealista, Prévert recupera l’immediatezza dell’espressione: l’ispirazione è spesso legata alla vita quotidiana e ha un forte valore il portato simbolico di ogni elemento della poesia: a un lettore disattento i componimenti possono apparire elementari, forse perfino banali, eppure la ricerca di un linguaggio comune e diretto è una precisa scelta poetica.

D’altronde Prévert non si è mai definito un poeta. Ha sempre amato le associazioni di immagini, simbolo dell’influenza di artisti surrealisti come Bréton, Aragon o Quenau. Un accostamento di immagini apparentemente avulse l’una dall’altra. L’effetto dapprima stranisce il lettore, per svelare poi una profonda saggezza nata da un’osservazione acuta del mondo circostante. Si può dunque parlare di una poesia di fantasia da cui spesso nasce una sottile vena umoristica. A questo proposito, è significativo ricordare le parole con cui il poeta chiosa sul tema religioso: “Padre nostro che sei nei cieli, restaci! E noi resteremo sulla terra, che a volte è così bella.”

“I ragazzi che si amano”

I ragazzi che si amano si baciano in piedi,
Contro le porte della notte,
E i passanti che passano li segnano a dito,
Ma i ragazzi che si amano,
Non ci sono per nessuno,
Ed è la loro ombra soltanto,
Che trema nella notte,
Stimolando la rabbia dei passanti,
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia,
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno,
Essi sono altrove molto più lontano della notte,
Molto più in alto del giorno,
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

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Il tema romantico, preponderante nella sua produzione poetica, rispecchia la più feconda stagione della vita del poeta – quando da poco sposato vede crescere la propria primogenita, Michelle. Nelle poesie di Prévert, l’amore è un sentimento totalizzante e salvifico, unica salvezza in un mondo spesso ingiusto. Spesso è legato all’immagine dell’uccello, che ne incarna bene la natura libera e spontanea, impossibile da costringere entro gabbie o confini.

Il tema più ricorrente nella poetica prevertiana è certamente quello della libertà: prima di tutto la libertà nella forma e nelle scelte linguistiche. La libertà del bambino – prigioniero a scuola, del bambino – delinquente perseguitato dalla gente onesta. La libertà della prostituta. Quella dell’uccello a cui si apre la gabbia. Denunciando tutto ciò che obbliga l’uomo a fare ciò che non vuole (la guerra, la gente della chiesa, i professori, le pressioni economiche, ecc… ) Prévert esalta il diritto al sogno, all’evasione e all’amore.

“Questo amore”

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato

Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo

Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte

Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire

Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perché noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato

Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
È tuo
È mio
È stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire

Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conoscono
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte

Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.

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(foto in copertina da notizie.it)

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