“La Rosa di Bagdad”: la mostra sul primo film animato italiano alla Biennale del Disegno
Un episodio importantissimo della storia del cinema italiano viene finalmente riportato alla luce, documentato e valorizzato nell’ambito della Biennale del Disegno di Rimini: la mostra “La Rosa di Bagdad. Alla riscoperta del primo film animato italiano“, a cura di Andrea Losavio.
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“La Rosa di Bagdad” costituisce il primo leggendario lungometraggio a disegni animati italiano (primato condiviso con la pellicola I Fratelli Dinamite di Nino Pagot). Venne realizzato fra gli anni 1940 e 1949, a colori. Altro primato assoluto, si tratta del primo film italiano girato interamente a colori con la tecnica del technicolor, procedimento realizzato presso studi cinematografici londinesi, gli unici a disporre di tale processo pionieristico. Venne prodotto e diretto da Anton Gino Domeneghini, creativo pubblicitario milanese, folgorato dai films animati Disney, soprattutto da Biancaneve e i sette nani (1937), a cui si ispirò dichiaratamente per la realizzazione della “La Rosa di Bagdad”, nonché dai racconti “Le mille e una notte”, pur mantenendo un carattere di forte originalità estetica.
Fra i collaboratori chiamati da Domeneghini, artisti e disegnatori di primissimo piano del panorama nazionale del tempo. Tra loro Angelo Bioletto, famoso autore delle figurine Perugina dell’epoca, qui nella veste di ideatore dei personaggi. E gli illustratori scenografi Gildo Gusmaroli e Libico Maraja, capaci di affrescare magnifici fondali, ricchissimi di minuziosi dettagli di grande realismo lirico, in grado di competere con le migliori produzioni Disney. Nella compagine anche Riccardo Pick Mangiagalli, musicista e compositore di fama internazionale, allievo anche di Richard Strauss a Vienna, poi direttore del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Per la colonna sonora originale del film, Mangiagalli attinse anche dalla tradizione operistica italiana. Indimenticabile la sequenza in cui la principessa Zeila con voce suadente intona, al calar del sole che illumina tutta Bagdad, un canto capace di ammaliare il suo amato popolo…
La grande professionalità e le altissime capacità degli artefici del film, hanno fatto della “La Rosa di Bagdad” un assoluto capolavoro dell’animazione.
Migliaia e migliaia di disegni (fra sketch, layout e disegni di produzione) e di rodovetri (fogli trasparenti dipinti sul retro e applicati sui fondali per consentire di fotografare, fotogramma per fotogramma, i movimenti dei personaggi), diverse centinaia di minuziosi fondali anche dal grande formato, costituiscono lo straordinario patrimonio cartaceo che consente ancora oggi, età del digitale, di cogliere appieno lo straordinario lavoro svolto per la realizzazione del film (76 minuti di durata per 120 mila sequenze a passo 1 -fino ad 24 disegni per un secondo di animazione-).
Lo stesso Disney spese parole molto lusinghiere sul film, lodando in particolare, come sperimentali di grande efficacia e qualità, due sequenze: una “aerea” – l’inseguimento in volo del giovane protagonista Amin da parte del perfido Burk – e una sottomarina – Amin che fugge gettandosi nel fiume, nuotando sott’acqua per sfuggire ancora una volta al malvagio Burk.
La costruzione del film, lunga ed avventurosa, venne più volte interrotta dagli eventi bellici. “La Rosa di Bagdad” venne finalmente presentata, con successo di critica e pubblico, alla Biennale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1949, aggiudicandosi il primo premio internazionale di cinema per ragazzi. Nella medesima edizione venne proiettato anche I Fratelli Dinamite di Nino Pagot.
Nonostante la buona accoglienza del film e i numerosi riconoscimenti anche internazionali, Domeneghini non diede alcun seguito all’esperienza e ritornò a lavorare nel mondo pubblicitario.
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Dopo il lungometraggio “La Rosa di Bagdad”, l’animazione italiana si dedicò per circa un ventennio a produzioni animate a servizio della pubblicità, prima su Grande Schermo e poi dal 1957 per la celeberrima trasmissione Rai Tv Carosello… E ci vorranno ben altri 16 anni prima di vedere un nuovo lungometraggio animato italiano per il Cinema, realizzato dal genio Bruno Bozzetto con il capolavoro West and Soda del 1965.
In mostra una trentina di opere originali (tutte di prestatori privati), di straordinaria qualità, esposte al pubblico per la prima volta, fra le quali alcuni preziosissimi ed elaborati fondali dipinti a mano firmati da Libico Maraja e Gildo Gusmaroli, Sandro Nardini, rodovetri di produzione e disegni originali realizzati da Angelo Bioletto.
La mostra si completa con la proiezione integrale del film, su parete dedicata di grande dimensione, così da restituire tutta l’atmosfera della sala buia del Grande Schermo.
La Biennale del Disegno è organizzata dal Comune di Rimini e curata da Massimo Pulini.