L’intervista. Sergio Cammariere tra ricordi e progetti futuri: “C’è ancora chi cerca musica capace di emozionare”
Il Teatro dei Marsi di Avezzano si prepara al concerto di Sergio Cammariere, previsto per domani sera alle ore 21, nell’ambito della rassegna Marsi’N Jazz.Un concerto tra i più attesi della stagione invernale che arriva in concomitanza con la promozione del nuovo tour del pianista calabrese dal titolo “Una sola giornata”. Cammariere, per l’occasione, salirà sul palco affiancato dalla sua storica band: Daniele Tittarelli al sax, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Amedeo Ariano alla batteria.
Ne abbiamo parlato con Sergio Cammariere in questa intervista
Dal suo disco d’esordio, “I ricordi e le persone” (è del 1993) sono passati trent’anni. Quali sono stati i momenti più esaltanti e quelli più difficili dagli esordi a oggi?
Le dovrei raccontare la mia vita! (ride ndr). Ho scritto un libro proprio su questo dal titolo “Libero nell’aria”, edito da Rizzoli, uscito due anni fa e sono quasi 300 pagine dove racconto la mia storia, da quando sono nato fino al momento del successo. Momenti e persone che ho incontrato, hanno fatto sì che coronassi il mio sogno, quello di fare da grande il musicista. Quando si è musicisti una cosa importante è incontrare altre anime musicali: la musica quando viene suonata insieme si eleva ancora più in alto, soprattutto per chi fa jazz e improvvisa. Tra le più grandi soddisfazioni che ho avuto nella mia carriera sicuramente devo tornare al 2004 quando al Pescara Jazz ebbi l’onore di condividere il palcoscenico con Toots Thielemans, Burt Bacharach e Pet Metheny, tre miei miti. È stato uno dei momenti più belli, come lo è stato quando ho partecipato l’ultima volta a Sanremo con Gal Costa, icona della musica brasiliana.
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In questo tour porta sul palco vecchi brani e nuovi singoli estratti dall’ultimo studio album “Una sola giornata”: c’è un filo conduttore che lega la setlist che ogni sera esegue?
Dipende molto dal pubblico e dalla risposta che c’è. Fare un concerto significa trasmettere una condivisione e quindi la scaletta varia a seconda dell’umore che c’è in sala, però c’è grande spazio all’improvvisazione, all’interplay tra noi musicisti. Al Teatro dei Marsi suonerò in quartetto, la formazione ideale per raccontare tutto questo percorso che è ultra trentennale. Ci sono canzoni storiche, come “Dalla pace del mare lontano”, inclusa nel mio primo album del ’93 e poi anche dei pezzi di Sanremo, oltre a brani del mio ultimo album.
Quanto è importante, per Sergio Cammariere, contaminare il sound delle sue composizioni con stili e influenze trasversali?
È sicuramente vitale, è qualcosa che fa sì che la musica cresca. Mi è capitato in passato di coinvolgere musicisti indiani, africani, brasiliani. Bisognerebbe abbattere queste barriere tra i generi: quando la musica bella arriva al cuore allora vuol dire che sei nel giusto. Spesso dicono di me che sono un grande pianista, ma è la conoscenza della musica che ho ascoltato fin da bambino, che mi plasmato e mi ha nutrito, e tutto ciò viene emanato durante un concerto. Spesso tra una canzone e l’altra mi lascio andare a delle improvvisazioni sul pianoforte. Ci sono momenti ripetibili in un’esibizione, ma anche momenti che non potranno più ripetersi. Ogni concerto diventa diverso per questo motivo.
In “Una sola giornata” si incontrano musica e poesia ma anche sfumature che richiamano i suoi primi lavori. Come è avvenuto il processo di songwriting per scrivere le nuove canzoni?
Mi affido da sempre a Roberto Kunstler che è l’autore dell’80% delle mie canzoni. Stiamo lavorando alla stesura di brani che faranno parte di un nuovo album. A volta nasce prima una musica sulla quale costruiamo pian piano insieme le parole, altre volte Roberto ha già scritto una composizione metrica che adattiamo in musica. Sono due procedimenti diversi: a volte si parte dalla musica, a volte dal testo.
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Parliamo della collaborazione con Mina: come è stata possibile? Crede che sia ancora lei la regina della musica leggera italiana?
Mina è la più grande cantante italiana riconosciuta nel mondo. Oggi chiunque può suonare e cantare una cover di un altro artista. Noi sapevamo che Mina avrebbe voluto cantare “Tutto quello che un uomo”, che aveva apprezzato quando uscì, e che, prima o poi, l’avrebbe incisa. Sapevamo che ci sarebbe stata questa versione, che poi è abbastanza diversa dall’originale: ha aggiunto una battuta e ha dato un vestito nuovo, a volte anche più struggente, dell’originale. Quando si ascolta una canzone interpretata da lei si comprende la differenza tra una grande cantante e quello che si ascolta oggi in giro.
Che momento vive la musica italiana secondo lei?
Direi la musica mondiale! Osservando le classifiche ci si accorge che il genere che va di più è più o meno sempre lo stesso, a parte qualche fenomeno americano, però meno male perché ci sono anche i Rolling Stones che a 80 anni ancora suonano dal vivo! (ride ndr). C’è ancora un pubblico che è affezionato alla musica con la M maiuscola, che trasmette emozioni. Oggi vengono costruite le canzoni su loop elettronici e il suono è la parte fondamentale di questo nuovo flusso che si ascolta nelle radio. Però poi sopra questo suono spesso ci sono delle rime che inneggiano anche alla violenza e sono molto lontani dalla poesia e dalla liricità che una canzone dovrebbe regalare.
Sergio Cammariere guarda anche al cinema con il brano “La quattordicesima domenica” scritta per il nuovo film di Pupi Avati. Cosa le ha lasciato questa esperienza?
Stare vicino ad un maestro come Pupi Avati è già un regalo. Lui segue tutto, dal mixaggio del film a quello delle canzoni alle registrazioni dell’orchestra: è un grande appassionato di musica, lui stesso è anche musicista. Ci cercavamo da qualche anno, tempo fa avevo annunciato che mi sarebbe piaciuto lavorare con lui e lui ha captato questo mio messaggio. Al nostro primo incontro mi ha parlato di questo film che aveva in mente di fare, un film sulla sua vita. È stato bello fare la canzone che è diventata anche il tema del film ed è nata da due endecasillabi che aveva scritto proprio Pupi: da lì è nata una melodia.
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Le capita mai di voltarsi indietro e riflettere sul suo percorso artistico?
Noi sensibili in effetti guardiamo indietro tutte le volte che andiamo a dormire, è come se mettessimo il disco indietro e ripercorressimo tutto quello che è accaduto nel corso della giornata. Con l’avanzare dell’età riaffiorano memorie della mia infanzia e anche adolescenza: tutto questo alla fine è il tema del mio nuovo album “Una sola giornata”. Questi momenti che ricordiamo, dai più felici ai più dolorosi, potremmo riassumerli in un giorno solo.
Al contrario, cosa possiamo aspettarci dal Sergio Cammariere del futuro?
Sto lavorando a due nuove opere cinematografiche. Una è il film horror Revival, di Dario Germani con attori americani. Questo lavoro mi ha appassionato dall’inizio perché non avevo mai fatto un film horror e mi ha dato la possibilità di esprimere una parte della mia musica che non è acustica ma elettronica. Un altro film cui ho quasi terminato la colonna sonora è un’opera di animazione che sarà presentata nei maggiori festival cinematografici.
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Foto pagina Facebook Sergio Cammariere