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“The Walking Dead: Dead City”: Maggie, Negan e il viaggio estremo nel cuore marcio di Manhattan

Taddeus Harris Posted On 27 Giugno 2025
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Ammettiamolo, pensavamo di aver visto tutto da The Walking Dead: undici stagioni, un’infinità di personaggi persi e ritrovati, spin-off a pioggia, cose assurde di ogni tipo e questioni che avrebbero dovuto prendere una piega piuttosto che un’altra. Insomma, potevamo ritenerci soddisfatti. E invece no. C’era ancora qualcosa da dire. E quel qualcosa si chiama “Dead City“. Ora lo sappiamo. Ad accompagnare la sua uscita ci sono tanta curiosità quanto scetticismo: l’atmosfera è cambiata, il tono è più cupo, più metropolitano, meno alienante sotto alcuni aspetti. E non è un caso: stavolta ci troviamo a Manhattan. Ma non aspettatevi Times Square o Central Park, qui c’è solo rovina, isolamento e una tensione continua che ti si incolla addosso.

Il cuore della serie è rappresentato da Maggie e Negan, due nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni se avete seguito anche solo mezza stagione della serie madre. Vederli insieme, costretti a collaborare, è qualcosa che mai ci saremmo aspettati. Eppure funziona perché i due attori – Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan – hanno una chimica pazzesca, fatta di silenzi pesanti, sguardi taglienti, parole che pesano come macigni. La premessa è semplice (ma potente): Hershel, il figlio di Maggie, è stato rapito. E l’unico che può aiutarla a ritrovarlo è proprio lui, l’uomo che ha distrutto la sua famiglia. Una missione nella Manhattan post-apocalisse, un’alleanza fragile, e un passato che continua a mordere i talloni.

L’ambientazione e il contesto sono tra i principali motivi per cui “Dead City” vale la visione. La Manhattan che ci viene mostrata è inquietante, spettrale, bellissima nella sua decadenza. Palazzi abbandonati, tetti che crollano, strade infestate da vaganti ma anche da esseri umani peggiori degli zombie stessi. Il tutto con una fotografia scura, sporca, perfettamente coerente con il tono della serie. Si sente, episodio dopo episodio, il peso dell’isolamento. In quell’angolo di New York non entra né esce nessuno. La regia sfrutta benissimo gli spazi verticali della città (i grattacieli, giusto per dire, diventano quasi labirinti) e alterna con saggezza azione e introspezione. Non è tutto corse e sparatorie: ci sono anche momenti lenti, tesi, carichi di sottotesto emotivo. E poi c’è la colonna sonora: minimalista quando serve, esplosiva nei momenti giusti, perfetta nel creare atmosfera.

Sky e NOW stanno facendo un lavoro davvero interessante nel costruire questo universo legato al prosieguo del franchise che ha avuto un successo straordinario. Con “Dead City! si aggiunge un nuovo tassello a un mosaico sempre più ricco: ci sono le undici stagioni originali, “The Ones Who Live” (il ritorno emozionante di Rick e Michonne), e Daryl Dixon, che ci porta addirittura in Europa. Insomma, se siete fan della saga, non vi mancano certo le ore di contenuti da divorare. Questo nuovo capitolo non è solo per nostalgici, è una serie con una sua identità, un suo ritmo, un suo peso emotivo. Se vi piacciono le storie di sopravvivenza, le dinamiche tese tra personaggi complessi, e un’ambientazione originale e ben realizzata, allora sì, questa serie fa per voi.

Leggi anche: Recensione. “Il Nibbio”: la storia di Nicola Calipari nel film di Alessandro Tonda

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