Roma celebra Mario Giacomelli con una mostra per i 100 anni dalla sua nascita

A cento anni esatti dalla sua nascita (1° agosto 1925), Palazzo Esposizioni Roma celebra il grande Mario Giacomelli con la mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista”, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli.
L’iniziativa, che è stata inaugurata ieri e che avrà come data ultima di visita il 3 giugno, rientra in un ampio progetto espositivo che prevede anche un’altra mostra “parallela” intitolata “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta”, che aprirà i battenti domani a Palazzo Reale a Milano per chiudere il prossimo 7 settembre.
Due percorsi complementari, quindi, per cercare di sviscerare al meglio le molteplici sfaccettature del suo lavoro, ma anche e soprattutto un progetto in grado di dare piena contezza sull’eredità artistica e culturale di uno dei più maestri riconosciuti della fotografia italiana, che non si limitò però “semplicemente” all’uso dell’obiettivo ma si sforzò sempre di creare un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura, con visioni che continuano a ispirare nuove generazioni di artisti e osservatori.
La mostra a Palazzo Esposizioni Roma propone una vasta selezione dall’intera opera del maestro di Senigallia, con oltre 300 stampe originali molte delle quali inedite e mai esposte, che testimoniano con chiarezza la sua capacità attraversare e contaminare diverse discipline, in particolar modo le sue connessioni con le arti visive contemporanee, grazie anche all’esposizione, lungo il percorso espositivo, di lavori di Afro (Afro Basaldella), Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi e Jannis Kounellis, in grado di legarsi a meraviglia con la poetica e la visione del fotografo.
Si parte da un confronto con le opere pittoriche e grafiche di Afro e Alberto Burri, che esplorano il rapporto tra astrazione e materia. Le sperimentazioni di Giacomelli sulla
superficie fotografica riecheggiano le ricerche materiche, alchemiche e pittoriche di Afro e Burri, in una comune indagine sulla densità del nero e del bianco, sul contrasto e sul segno. Profondamente attratto dall’arte di Afro e amico personale di Burri, Giacomelli trovò nell’arte un costante punto di riferimento, visibile nelle sue sperimentazioni, soprattutto in camera oscura. In mostra sono presenti le sue celebri serie paesaggistiche (dagli anni ‘50 al 2000), Motivo suggerito dal Taglio dell’albero (1966/1968), Territorio del linguaggio (1994) e Bando (1997/1999).
Un altro significativo dialogo si sviluppa attorno al tema del realismo, attraverso il confronto con l’opera di Jannis Kounellis. In questa sezione sono esposte le serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1966/1968), E io ti vidi fanciulla (1993/1994), Lourdes (1957) e Mattatoio (1960). La dichiarata vicinanza di Giacomelli al protagonista dell’Arte Povera emerge non solo nella scelta dei soggetti, ma anche nella sensibilità estetica condivisa, fatta di riferimenti alla cultura contadina, alla materia e a una visione artistica fortemente improntata al realismo. Le opere in mostra testimoniano questa affinità, restituendo immagini intense e poetiche sulla condizione umana, sul tema della vita e della morte e sul sottile confine che le separa, tra suggestioni liriche e narrazioni.
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A concludere il percorso tematico è un dialogo diretto con uno dei grandi interpreti della fotografia contemporanea, Roger Ballen, che ha più volte dichiarato la sua ammirazione e il suo debito artistico nei confronti di Giacomelli. Il confronto si sviluppa attorno alle ultime opere del maestro marchigiano, tra cui Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000), La domenica prima (2000), Astratte (’90) e Per poesie (ferri e lenzuola) (‘60/’90), in un intenso scambio tra linguaggi e sensibilità artistiche. Tra l’altro, una grande mostra dedicata a Roger Ballen aprirà al Mattatoio il 27 maggio 2025, allacciando, come di consueto, un serrato confronto tra le diverse proposte culturali di Azienda Speciale Palaexpo.
Nel cuore del percorso espositivo si trova una sala interamente dedicata alla celebre serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/1963), che, nei primi anni Sessanta, ha consacrato Mario Giacomelli sulla scena internazionale. Per la prima volta, viene presentata la più ampia selezione di stampe della serie, comprendente numerose immagini inedite, accompagnata da una preziosa raccolta di provini di stampa. Concepita come una vera e propria installazione, la sala restituisce l’energia e il movimento circolare che animano la serie, esaltandone la dimensione performativa.
Le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra gioco e spiritualità, si fanno pura poesia visiva, capaci ancora oggi di emozionare e coinvolgere lo spettatore con la loro intensità senza tempo. Ad aprire e chiudere la mostra sono due stanze immersive. All’inizio del percorso una installazione multimediale in cui la voce di Giacomelli e una colonna sonora appositamente concepita accompagnano la proiezione delle sue immagini, regalando un’esperienza coinvolgente e suggestiva. Al termine della mostra, la riproduzione fotografica dello studio dell’artista è ulteriormente impreziosita dall’esposizione dell’ingranditore e della mitica Kobell, la sua unica macchina fotografica. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.
Insomma, come avrete capito, si tratta di un’occasione unica per riscoprire Giacomelli non solo come fotografo ma come figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento.
Da non perdere.
Info: www.palazzoesposizioniroma.it
Tel: 06 696271