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Recensione. Satira e potere mascherato da benevolenza, non male questo “Sirens”

Taddeus Harris Posted On 27 Maggio 2025
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“Sirens” è approdata su Netflix solo pochi giorni fa (il 22 maggio, a voler essere pignoli) e, grazie a soli cinque episodi, ci ha regalato un’esperienza seriale che unisce suspense, satira sociale, arrampicatrici sociali e humour nero. Se cercate una dark comedy da divorare in un weekend, beh, questa nuova produzione fa per voi.

Siamo a Port Haven, un’isola esclusiva al largo della costa nordorientale. Devon DeWitt (Meghann Fahy) arriva improvvisamente nella villa dei Kell per “salvare” la sorella Simone (Milly Alcock), assistente personale della miliardaria filantropa Michaela “Kiki” Kell (Julianne Moore). Il weekend del Labor Day si trasforma in un gioco di specchi: dietro le eleganti mise preppy emergono controllo emotivo, segreti di famiglia e un privilegio che può diventare letale. Nel gioco delle parti ognuna ha il suo ruolo ma, come facilmente prevedibile, nulla è come sembra.

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Dietro la scrittura c’è Molly Smith Metzler, che ha adattato la sua opera teatrale “Elemeno Pea” trasformandola in un thriller psicologico elegante, saturo di tensione e ricco di sottotesti su classe sociale, potere e legami familiari. Un mix decisamente avvincente e… vincente, complice anche quell’umorismo nero che tanto ci piace. Nel cast, oltre ai nomi sopra citati, troviamo Kevin Bacon (Peter Kell), Glenn Howerton (Ethan), Felix Solis (José) e Bill Camp (Bruce).

Anche se l’isola di Port Haven strizza l’occhio a Nantucket, le riprese si sono svolte interamente nello Stato di New York. Sirens è una serie che gioca con il mito (le sirene – nomen omen) ma parla di oggi: potere mascherato da benevolenza, relazioni ambigue e circostanziali, la fatica ma anche la necessità di performare costantemente. È femminista senza proclami, inquietante quando serve, e sa quando alleggerire con dialoghi non di rado al vetriolo.

Julianne Moore (quanta grazia!) ha descritto il suo personaggio, Michaela Kell, come una donna potente e carismatica, ma anche manipolativa e pericolosa, sottolineando l’importanza di esplorare la complessità del personaggio e le sfumature del suo carattere per evitare di ridurla – scioccamente – a un semplice “mostro”. Anche perché il mondo, di tali mostri, ne è pieno. A primo acchito il suo personaggio mi ha ricordato la Poppy Adams di “Kingsman 2: Il cerchio d’oro”, inquietante, magnetica, affascinante.

Milly Alcock, la Rhaenyra Targaryen della prima stagione di “House of The Dragon” ha parlato della sua Simone, una giovane donna vulnerabile che si trova intrappolata in una relazione tossica con Michaela. Ha evidenziato come la sua interpretazione cerchi di mostrare la lotta interna del personaggio tra il desiderio di indipendenza e, invece, la dipendenza emotiva da Michaela.

Alcune testate internazionali, come il The Guardian, l’hanno definita ‘assurdamente divertente’ e hanno apprezzato il mix di satira sociale e dramma familiare, mentre Decider l’ha paragonata a “The White Lotus” per stile e atmosfere. Se amate i thriller psicologici che fanno riflettere sul privilegio e vi seducono con stile, “Sirens” è la visione perfetta. Non un prodotto indimenticabile ma, certamente, un ottimo lavoro per questa tarda primavera di streaming.

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