Recensione. Piggy, un horror adolescenziale tra bullismo e vendetta

“Piggy” di Carlota Pereda non è il classico slasher, e nemmeno un semplice film sul bullismo, è qualcosa che scivola tra i generi con una certa originalità, lasciando allo spettatore sensazioni contrastanti. Non è perfetto, però l’idea alla base colpisce e, in parte, convince.
Ambientato in un’afosa estate spagnola, racconta la storia di Sara (interpretata da una sorprendente Laura Galán), una ragazza obesa che vive in un piccolo paese dove viene regolarmente presa di mira dalle sue coetanee. I soprannomi offensivi, gli sguardi giudicanti e le umiliazioni sono all’ordine del giorno. Il punto di rottura arriva quando, durante un pomeriggio alla piscina comunale, le solite “mean girls” le rubano i vestiti, lasciandola costretta a tornare a casa in costume da bagno, seminuda e piena di vergogna.
È proprio in quel momento che fa la sua comparsa “lo sconosciuto” – un uomo taciturno e inquietante (interpretato da Richard Holmes) – che osserva Sara con curiosità. Quando alcune delle ragazze spariscono misteriosamente, Sara scopre di essere l’unica testimone ma tace. E qui il film prende una direzione inaspettata tra sguardi complici e piccoli gesti gentili (come l’offerta di un asciugamano, rubato a una delle bulle), nasce un legame disturbante ma potente tra la ragazza e l’uomo. Una relazione malsana ma anche la prima forma di attenzione non ostile che Sara abbia mai ricevuto.
Tra le sequenze più forti spicca l’episodio in piscina, vero motore del film: un’aggressione psicologica e fisica che Pereda gira con crudeltà realistica. Altro momento cruciale è il rientro a casa di Sara, camminando da sola sotto il sole, sotto lo sguardo giudicante dei paesani. È qui che il film ci fa empatizzare definitivamente con lei. E poi ci sono le merendine lasciate misteriosamente sul davanzale – piccoli segnali di una presenza che non vuole lasciarla andare. La tensione non esplode mai tutta in una volta, ma cresce piano, tra senso di colpa e desiderio di riscatto.
“Piggy” prende il genere del revenge horror e lo piega verso una riflessione più psicologica: non c’è solo la vendetta, ma anche la confusione emotiva di un’adolescente che vive ai margini, che sogna una via di fuga, che forse inizia perfino a idealizzare il suo aguzzino. Non tutto funziona al meglio: la parte centrale si affloscia un po’ e l’ultimo atto avrebbe potuto osare di più. Tuttavia, la visione resta coinvolgente, soprattutto grazie alla regia di Pereda, che riesce a farci entrare nella testa della protagonista senza giudicarla.
Laura Galán è la vera rivelazione del film: riesce a passare da momenti di vulnerabilità estrema a improvvisi scatti di rabbia e decisione. Anche Carmen Machi, nel ruolo della madre combattuta tra affetto e frustrazione, offre un’interpretazione intensa e credibile. Richard Holmes, lo sconosciuto, funziona più per il suo silenzio che per ciò che dice, è un personaggio che inquieta anche quando sembra innocuo. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival e ha fatto tappa anche a Sitges, guadagnandosi una buona accoglienza da parte della critica. In Italia è arrivato nelle sale il 20 luglio 2022, distribuito da I Wonder Pictures.
“Piggy” non è un capolavoro, ma ha una sua idea e il coraggio di toccare nervi scoperti. Il tema del body shaming è trattato con crudezza ma anche con sensibilità, cosa di non poco conto visto il periodo storico che viviamo. La storia portata sul grande schermo non è sempre equilibrata, ed anche questo va detto, però la regista riesce a mantenere un tono disturbante e realistico, lontano dal facile moralismo nel quale sarebbe facile scadere. Se amate gli horror che vanno oltre il sangue per scavare nell’animo dei personaggi, questo film fa per voi. Una true story nera e contemporanea, dove i freaks non chiedono pietà, ma rispetto. E, a volte, anche vendetta…