Recensione. “Okja”, il capolavoro distopico di Bong Joon-ho da riscoprire su Netflix

Nel 2017 Netflix faceva uscire Okja, un film folle, tenero, destabilizzante, impossibile da classificare. Diretto dal genio sudcoreano Bong Joon-ho, il regista premio Oscar di Parasite, Okja fu una delle prime vere scommesse cinematografiche della piattaforma streaming. Una produzione internazionale costata circa cinquanta milioni di dollari, con un cast da capogiro e un messaggio politico potentissimo. Eppure oggi, se cerchi Okja su Google o nel catalogo Netflix, rischi seriamente di non trovarlo. È uno dei tanti casi di film originali Netflix dimenticati. E questo è assurdo, perché Okja è forse uno dei più grandi capolavori sabotati (involontariamente?) da chi lo ha prodotto.
Okja racconta la storia di una bambina coreana, Mija, e della sua amica: una gigantesca e dolcissima “super-maialina” geneticamente modificata. L’animale è stato creato dalla multinazionale Mirando, guidata da una Tilda Swinton in forma smagliante, per rivoluzionare l’industria alimentare. Ma il legame tra Mija e Okja è troppo forte per essere spezzato da marketing e sfruttamento industriale. Quello che parte come una favola ecologista diventa presto un road movie distopico, una satira feroce contro le multinazionali e una critica al consumismo alimentare. Il tutto condito da momenti tenerissimi, esplosioni di violenza, e un’estetica che mescola Miyazaki, Spielberg e l’ironia nera tipica di Bong Joon-ho.
Dal punto di vista tecnico, Okja è una meraviglia. La creatura è stata realizzata con effetti visivi straordinari dal premio Oscar Erik-Jan de Boer (Vita di Pi), con l’obiettivo di renderla credibile, affettuosa, e soprattutto indimenticabile. Missione riuscita: chi ha visto Okja difficilmente dimentica quegli occhi tristi e quella buffa andatura. Il cast internazionale è un altro punto di forza: oltre a Swinton, troviamo Jake Gyllenhaal in una performance volutamente eccessiva (quasi cartoonesca), Paul Dano in versione attivista radicale, Steven Yeun, Lily Collins e la piccola Ahn Seo-hyun, semplicemente perfetta nel ruolo della protagonista.
E allora, perché un film così potente è scomparso? Qui arriva il paradosso. Netflix, pur finanziando Okja, ha commesso uno degli errori strategici più clamorosi della sua storia. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes, dove ha ricevuto fischi… non per il contenuto, ma perché era un film senza distribuzione cinematografica. Quel debutto scatenò una polemica internazionale che portò Cannes a cambiare le sue regole: da quel momento, solo i film con uscita nelle sale francesi avrebbero potuto gareggiare. Ma Netflix, invece di cogliere l’occasione per valorizzare il film, lo ha lanciato in modo quasi clandestino: una data d’uscita fissata il 28 giugno 2017, zero marketing, nessuna campagna stampa, nessuna promozione organica.
Il risultato? Okja non ha avuto un vero pubblico. Nessuna uscita in sala, nessun incasso registrato, nessun premio importante. I dati di visione non sono mai stati diffusi, ma fonti interne parlano di performance sotto le aspettative. E quando Parasite trionfò agli Oscar nel 2020, Netflix non fece nulla per rilanciare Okja. Un’occasione sprecata, un suicidio culturale.
Eppure, Okja ha tutto per essere un cult. Anzi, lo è per chi ama il cinema che osa. Un film che affronta il tema della sofferenza animale, della manipolazione genetica, del greenwashing aziendale. Un’opera che riesce a essere politica, emotiva e spettacolare insieme. Rivederlo oggi significa guardare non solo a un grande film, ma anche a un grande monito: l’algoritmo non crea memoria. Netflix ha prodotto Okja, ma non ha saputo proteggerlo. Lo ha caricato e lasciato annegare nel rumore di fondo della piattaforma, trattandolo come una qualsiasi miniserie.
Per chi cerca film originali Netflix dimenticati ma imperdibili, Okja è un titolo da segnare in rosso. E per chi ama le storie commoventi e distopiche, con un cuore grande quanto un super-maiale, questo film è un must assoluto. Preparati a piangere, a riflettere, e magari anche a ridurre il consumo di carne. E se vuoi un motivo nerd in più per guardarlo: Bong Joon-ho ha dichiarato di essersi ispirato ad Hayao Miyazaki per la tenerezza di Mija e Okja, a Spielberg per il ritmo d’avventura e a Orwell per il sottotesto politico. Quindi no, Okja non è solo un film, è un grido d’amore e di allarme.
