Recensione. “La catastrofica visita allo zoo” di Joël Dicker: bene ma non benissimo…

Mettiamo subito le cose in chiaro: con “La catastrofica visita allo zoo” (La nave di Teseo, 2025) Joël Dicker si concede una deviazione simpatica e curiosa rispetto al suo abituale repertorio. A distanza di un solo anno dalla pubblicazione del thriller “Un animale selvaggio”, lo scrittore svizzero torna con un romanzo che, per sua stessa ammissione, strizza l’occhio ai lettori di ogni età, soprattutto ai più giovani perché, come scrive, ormai i libri si vendono sempre di meno e bisogna pur trovare delle soluzioni. Stavolta non ci sono delitti intricati o misteri mozzafiato perché, al loro posto, spiccano una scolaresca vivace, una gita finita male e una narrazione che cerca un punto d’incontro tra leggerezza e riflessione. Fin dalle prime pagine sarete spiazzati dal trovarvi a leggere un Dicker insolito che, diciamolo apertamente, a tratti non sembra neanche lui.
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Nelle note finali lo scrittore dichiara di aver voluto realizzare un’opera “per tutti, dai sette ai centoventi anni”. Un intento lodevole che nasce anche da un’esigenza sociale, quella cioè di invitare alla lettura in un’epoca in cui, come sottolinea, le librerie chiudono e gli occhi sono sempre più puntati sugli schermi. Il libro, dunque, è anche un piccolo manifesto contro la distrazione digitale, una specie di invito a rallentare e ad immergersi in una storia semplice ma condivisibile. E, infatti, “La catastrofica visita allo zoo” si legge tutto d’un fiato. Io, personalmente, l’ho bruciato durante un volo Roma-Londra.
La pubblicazione è stata accolta con una certa curiosità, complice anche il fatto che questo libro si discosta tantissimo dal Dicker che molti lettori conoscono. È come se l’autore avesse voluto prendersi una pausa dall’alta tensione narrativa per cimentarsi con qualcosa di più accessibile, più “giocoso”. L’esperimento è riuscito? Dipende dalle aspettative. Chiaro, però, che resterete delusi se ambite a leggere qualcosa sulla falsa riga dei romanzi precedenti.
Siamo nei giorni che precedono il Natale. Un gruppo di bambini appartenenti a una scuola “speciale” parte per una visita allo zoo cittadino, accompagnato dalla maestra Jennings, figura affettuosa e comprensiva. Sono Joséphine, Artie, Otto, Thomas, Giovanni, e Yoshi. La gita però prende una piega imprevista: uno strano incidente danneggia la struttura scolastica costringendo i bambini della scuola speciale a condividere gli spazi con quelli “normali”, aprendo la strada a tensioni, incomprensioni e una serie di piccoli e grandi disastri. Sullo sfondo, la recita natalizia diventa un altro pretesto per scontri e riflessioni su democrazia, inclusione, e dinamiche di gruppo. Il romanzo è raccontato da Joséphine ormai adulta, che decide di scrivere la storia di quella giornata allo zoo e degli eventi che ne sono seguiti.
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Difficile innamorarsi o restare a bocca aperta durante la lettura di questo libro, ma sarebbe altrettanto ingiusto bollarlo come fallimento. Si tratta di una lettura piacevole ed a tratti divertente, con una morale ben visibile che a volte risulta un po’ didascalica e retorica. I personaggi sono simpatici ma appena abbozzati, le situazioni scivolano via senza lasciare tracce profonde. C’è un messaggio, chiaro e condivisibile, ma il modo in cui viene veicolato appare più funzionale che ispirato. Per chi ama il Dicker più serrato e misterioso, questo libro potrà sembrare un esercizio minore ma, per chi è in cerca di una lettura leggera, magari da condividere con lettori giovani, può comunque offrire spunti di dialogo e qualche sorriso. Un lavoro scolastico ben fatto, senza lode ma con garbo. E a volte, anche questo basta.