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Recensione “Cinque secondi”: il ritorno di Paolo Virzì tra solitudine, colpa e rinascita

Sara Paneccasio Posted On 17 Ottobre 2025
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“Cinque secondi“ è il titolo del nuovo film di Paolo Virzì, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e in uscita nelle sale il 30 ottobre con Vision Distribution. Scritto insieme a Francesco Bruni e Carlo Virzì, il film vede protagonisti Valerio Mastandrea, Galatea Bellugi, Ilaria Spada e Valeria Bruni Tedeschi.

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Il titolo allude a un dilemma che accompagna il protagonista per tutta la vita, un mistero legato a quei “cinque secondi” che lo tormentano e che il regista lascia volutamente sospeso, affidandone l’interpretazione allo spettatore.

La trama

Adriano, interpretato da Valerio Mastandrea, è un uomo schivo e disilluso che vive isolato nelle scuderie di una villa toscana ormai in rovina, circondato da vigneti che stanno lentamente appassendo come la sua stessa vita. Non desidera contatti con nessuno e trascorre le giornate tra fumo, silenzi e cibo in scatola (che non butta mai), fino a quando un gruppo di giovani, eccellenze universitarie e laureati in agronomia, arriva nella villa per occuparsi della terra e riportarla a nuova vita.

A guidarli è Matilde Guelfi Camajani (Galatea Bellugi), una ragazza determinata, legata a quel luogo da un passato familiare. L’incontro tra Adriano e questa comunità “un po’ woke“, inizialmente segnato da diffidenza e conflitto, si trasforma progressivamente in un fragile ma sincero legame di cura e collaborazione.

Attraverso questo confronto generazionale, Virzì costruisce un racconto intimo e corale sul tempo, sulla memoria e sulle possibilità di rinascita. Il film alterna malinconia e ironia, asprezza e tenerezza, raccontando come anche dalla solitudine più profonda possa nascere una nuova fiducia verso gli altri e verso la vita.

Le parole del regista

“Sicuramente – commenta il regista in conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma – si tratta di una storia dolorosa, ma con uno spiraglio di fiducia verso le relazioni, i rapporti e la natura umana. C’è la possibilità di riparare, di generare accudimento anche dopo il lutto e il dolore. Non so, forse ho fatto ultimamente dei film pessimisti. Ma anche qui parto dal buio e dall’abisso, poi cerco di capire cosa accade nell’animo di una persona, scopro i suoi dilemmi, la ridiscussione della propria vita, che riguarda tematiche importanti. Cosa vuol dire essere padre? Generare figli? Cos’è una famiglia? Come si ridiscute il concetto?”

Il tema della paternità è infatti centrale nel film. “Un padre non serve”, dice la contessina Matilde, sconvolgendo Adriano e rivelando quanto sia tormentato da un segreto doloroso che non confessa a nessuno — e che, senza anticipare nulla, rappresenta la chiave del titolo.

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Il rapporto tra Valerio e Adriano

Al centro della storia c’è Adriano, interpretato da Valerio Mastandrea: un uomo scontroso e solitario che si isola ai margini del mondo per affrontare un grande trauma, che non sveleremo in questa sede. Le sue giornate scorrono lente, tra fumo e silenzi, fino a quando l’arrivo della comunità di giovani non lo costringe a un confronto con la vita e con sé stesso.

Dice Mastandrea: “Con Paolo costruisco i personaggi parlando, senza grossi contrasti. Ci siamo sempre compensati. Il personaggio ha toccato le mie corde, come tutti quelli che ho interpretato. Questo è forse quello che nella mia carriera considero più vicino a me.”

I personaggi femminili

Valeria Bruni Tedeschi interpreta Giuliana, la vivace socia di Adriano. All’inizio porta energia, scuote il misantropo, ma anche lei nasconde un dolore profondo. “Sul copione era un personaggio secondario – racconta Virzì – ma Valeria lo infiamma, l’accende di una luce romantica. Vale per lei l’antica regola: non esistono piccoli ruoli ma piccoli attori.”

Galatea Bellugi è Matilde, la giovane contessina: docile e ribelle, solare ma rabbiosa, una leader passionale. Virzì l’ha notata in “Gloria!” di Margherita Vicario e afferma “Ha una grande ricchezza di sfumature, con la grazia della gioventù, un po’ aristocratica, ma anche la capacità di trasformarla in rabbia. Doveva essere un po’ bestiola selvatica. Ha un carisma naturale e la macchina da presa le vuole bene. Fanciulla graziosa come una bimba d’altri tempi, sullo schermo può diventare una vera belva.”

Ilaria Spada, invece, stupisce in un ruolo drammatico: “Mi sorprese essere stata coinvolta da Paolo. Ha capito che volevo dare spazio anche al dramma, a far cose diverse. Penso che i piccoli ruoli non abbiano nulla di reietto: il personaggio viveva di ambivalenze e il punto di vista di questa donna era molto interessante. Il suo dolore per una doppia perdita si risolve in un pianto cosmico alla frase ‘Non abbiamo fatto schifo‘. I figli troppo spesso vengono tirati dentro per cause che riguardano i genitori. Si tratta comunque di un momento di riconciliazione.”

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“Cinque secondi” è dunque un film che parla di solitudini e rinascite, di perdono e di legami ritrovati. Paolo Virzì torna con il suo sguardo ironico e toccante a raccontare una storia profondamente umana, sospesa tra malinconia e speranza: un invito a vivere, ancora una volta, nonostante tutto.

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