• Musica
  • Cinema
  • Entertainment
  • Teatro
  • Speciali
  • Interviste
  • Libri
  • Attualità
  • News
  • A spasso nel tempo
  • Musica
  • Cinema
  • Entertainment
  • Teatro
  • Speciali
  • Interviste
  • Libri
  • Attualità
  • News
  • A spasso nel tempo
Home » Cinema Featured

Recensione. “Anna” di Monica Guerritore: il sogno (troppo) ambizioso di restituire la grandezza di Magnani

Sara Paneccasio Posted On 21 Ottobre 2025
0


0
Shares
  • Share On Facebook
  • Tweet It

Presentato in anteprima mondiale nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, “Anna” segna il primo tentativo di portare sul grande schermo la vita e l’anima di Anna Magnani, icona assoluta del cinema italiano. Scritto (con la revisione di Andrea Purgatori, alla cui memoria il film è dedicato), diretto e interpretato da Monica Guerritore, il film vuole essere un ritratto intimo e personale della donna dietro l’attrice, un omaggio sincero alla sua forza, alla sua fragilità e al suo mito.

La vicenda prende forma nella notte del 21 marzo 1956, quando Anna Magnani diventa la prima interprete non anglofona a vincere l’Oscar come Miglior attrice protagonista per La rosa tatuata di Daniel Mann, tratto dall’opera di Tennessee Williams (interpretato nel film da Giampiero Judica).
Monica Guerritore immagina quella notte come un viaggio sospeso tra realtà e memoria: Anna vaga per le strade di Roma, attraversando un paesaggio che diventa specchio interiore, teatro di ricordi, rimpianti e incontri fantasmatici. A farle da specchio è, tra gli altri, una prostituta dai capelli rossi (Tania Bambaci), figura dolente e vivida con cui la protagonista si confronta e che sembra restituirle un’immagine deformata di sé.

Leggi anche: Recensione. “Gli occhi degli altri”: il delitto Casati Stampa ispira un thriller tra eros, potere e solitudine

Nel corso del film, riaffiorano episodi della sua vita: la malattia del figlio Luca, le riprese di Roma città aperta, l’amore intenso e tormentato con Roberto Rossellini (Tommaso Ragno). Ma la Anna della Guerritore non è mai sola: la accompagnano una moltitudine di presenze — Carol Levi (interpretato in due età diverse da Beatrice Grannò e Lucia Mascino), Suso Cecchi D’Amico (Francesca Cellini), Sergio Amidei (Stefano Rossi Giordani), Indro Montanelli (Massimiliano Vado), Carlo Ponti (Luca Lazzareschi), Federico Fellini (Matteo Cirillo), Alberto Moravia (Antonio Zavattieri) e molti altri.
Un vero e proprio corteo di spettri illustri, convocati attorno alla “regina” Magnani, che la regista fa muovere in una Roma notturna e simbolica, più mentale che reale.

Proprio qui, però, risiede uno dei limiti del film: questi personaggi sembrano apparizioni sbiadite, presenze evanescenti che affollano lo schermo senza trovare una vera dimensione narrativa. I dialoghi – spesso declamati più che recitati – finiscono per assumere un tono didascalico, come se ogni incontro dovesse impartire una lezione o un messaggio definitivo. L’effetto complessivo è quello di una “fiera dei fantasmi”, visivamente accentuata da ralenti, dissolvenze e sovrimpressioni dal gusto un po’ démodé.

A questa impostazione si somma una messa in scena fortemente teatrale, che riflette le origini del progetto. “Anna” nasce infatti da un lungo percorso di Guerritore dedicato alla figura della Magnani, cominciato con letture pubbliche e spettacoli dal vivo. Questa radice teatrale conferisce al film un’intensità controllata, ma anche un’eccessiva rigidità: tutto è troppo spiegato, ogni battuta suona come una sentenza e la regia, anziché ampliare lo sguardo, tende a chiuderlo in una forma quasi museale.

Leggi anche: Recensione. “Fuori la verità”: si può sacrificare la famiglia per un milione di euro?

Eppure, dietro gli eccessi di stile e i difetti di costruzione, si avverte la sincerità del gesto. Monica Guerritore affronta con passione e rispetto (e con un ottimo trucco) una figura che ha segnato la storia del nostro cinema, cercando di restituirle la complessità di una donna libera, istintiva e spesso incompresa, in un mondo ancora dominato dagli uomini. Il film diventa infatti una riflessione sul desiderio di essere riconosciuti per il proprio talento, sulla solitudine di chi si dona completamente all’arte e sulla fatica di restare autentici in un sistema che tende a soffocare l’individualità.

Con “Anna“, Monica Guerritore firma dunque un atto d’amore, forse troppo ambizioso per reggere il peso del mito che vuole raccontare. Come nella scelta – coraggiosa ma rischiosa – di reinterpretare la celebre scena della morte di Pina in “Roma città aperta“. Il film oscilla tra omaggio e reverenza, tra desiderio di celebrare e forte ambizione.
Un tributo sentito, a tratti tecnicamente incerto, ma mosso da una genuina ammirazione per una donna che è stata l’anima più viva e indomita del cinema italiano.

Correlati

0
Shares
  • Share On Facebook
  • Tweet It




You may also like
Marco Bellocchio alla Festa del Cinema: da “I pugni in tasca” ai nuovi progetti
24 Ottobre 2025
“Il cinema non può essere arrestato”: la masterclass di Jafar Panahi alla Festa del Cinema
23 Ottobre 2025
Recensione. “Io sono Rosa Ricci”: l’educazione criminale della protagonista di “Mare Fuori”
23 Ottobre 2025
"Spielberg - il Re di Hollywood": nel documentario Sky il ritratto del grande regista
Read Next

"Spielberg - il Re di Hollywood": nel documentario Sky il ritratto del grande regista

  • Popular Posts

    • 1
      Melania Giglio sul palco del Teatro dei Marsi con "Sogno di una notte di mezza estate"
    • 2
      "Depravazione (A proposito della neve bagnata)": nuovo appuntamento col Teatro Off di Avezzano
    • 3
      "La vostra presenza è un pericolo per le vostre vite": ventisette voci palestinesi nel libro di Samar Yazbek

  • Seguici sui Social


  • Home
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Home
  • La redazione
  • Privacy Policy
© Copyright 2024 - Associazione Culturale EREBOR - Tutti i diritti riservati
Press enter/return to begin your search