Live Report. Un tuffo negli anni Novanta con gli Eiffel 65

C’erano gli anni Novanta. C’erano i pomeriggi passati ad aspettare che partisse la nostra canzone preferita su MTV, i cd masterizzati con le copertine stampate male, le tute acetate con le bande laterali, le boy band come Backstreet Boys, Take That, Five, il girl power delle Spice Girls e All Saints, gli zaini Invicta, il diario Comix e la Play Station 1. C’eravamo noi, adolescenti tra sogni elettronici e cuori impacciati, che ballavamo davanti allo specchio e credevamo che il mondo potesse davvero essere blu o, almeno, che che tutto fosse più semplice, pur senza internet e smartphone per restare in contatto. E poi c’erano loro: gli Eiffel 65.
Stasera, per qualche ora, siamo tornati lì, a quei tempi più o meno innocenti. Un concerto degli Eiffel 65 è più di un evento musicale, è un portale temporale, un ritorno al passato a quell’età adolescenziale che, per definizione, è scuola di vita. Dalle note di “Too Much of Heaven” fino all’immancabile esplosione di “Blue (Da Ba Dee)” il pubblico di Capistrello ha cantato, ballato, e — più che altro — ricordato. Perché quella musica non è solo dance, è un pezzo di noi, inciso nelle estati senza smartphone, nei primi amori scritti su MSN, nei motorini truccati e nei walkman a pile con le cuffie con filo, altro che auricolari wireless.
Gente con i capelli brizzolati sotto i cappellini fluo, mamme e papà che per una sera hanno lasciato i figli a casa per tornare a essere ragazzi, un pubblico vasto ed eterogeneo unito sotto al palco. Qualcuno si è commosso, qualcun altro ha urlato “questa era la mia canzone!” come se non fosse stato chiaro già da quel sorriso largo che non si vedeva da anni.
Il palco è stato un trionfo di luci stroboscopiche, laser colorati e visual che sembravano usciti direttamente da un Windows 98 in acido. Ma era perfetto così, anche un po’ trash. Perché noi volevamo essere così e li volevamo così: digitali, un po’ naïf, un po’ geniali, come quando li vedevamo da piccoli su “Super” o nelle pubblicità di Hit Mania Dance (qui scende la lacrimuccia di nostalgia).
E mentre il basso pulsava e i ricordi del passato ci stringevano la gola, ci siamo accorti di una cosa semplice e bellissima: quegli anni non li abbiamo mai davvero lasciati. Vivono nei pezzi che sappiamo ancora a memoria, nei jeans a vita bassa che (contro ogni logica) oggi sono tornati di moda, e in quella voglia di sentirsi liberi, almeno per una sera. Gli Eiffel 65 non sono solo un gruppo eurodance, sono una macchina del tempo, un “premi play” sulla spensieratezza. E questo show ci ha ricordato che dentro di noi, in fondo, c’è ancora un ragazzo con la felpa troppo larga e i sogni più grandi di una cassa in quattro quarti. Grazie, Eiffel 65. Perché ci avete fatto ballare. Ma soprattutto, ci avete fatto ricordare.