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Live Report. Linkin Park, Milano – IDays 24 giugno 2025

Fabio Iuliano Posted On 25 Giugno 2025
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“Milano, ti siamo mancati?”: una domanda, una richiesta di approvazione, un urlo liberatorio quello pronunciato da Mike Shinoda di fronte al pubblico presente ieri, a Milano, in occasione della tappa tricolore della band americana. Emozionato ma lucido come sempre, e come sempre sorridente. La nuova fase della storia dei Linkin Park si è aperta già da qualche tempo, da quando è stata annunciata Emily Armstrong come nuova cantante in sostituzione del compianto Chester Bennington, e da quando è stato pubblicato il nuovo album “From Zero“, un nome che dice tutto e racchiude in sé la voglia di andare avanti, di proiettarsi al futuro e di vivere il presente con coraggio, entusiasmo e forza.

La loro esibizione agli IDays 2025 era attesissima, come hanno dimostrano i quasi ottantamila presenti sotto al palco (stime ufficiose parlano di 78mila spettatori) ma anche perché, a scanso di equivoci, la band non ha perso nulla dell’energia e del carisma sul palco. Bennington, è vero, resta insostituibile per la maggior parte dei fan più intransigenti, ma di di fronte all’impossibile non possiamo fare niente, se non andare avanti. La sua era una presenza magnetica in grado di scaldare i cuori con un solo sguardo, di passare perfettamente da un cantato aggressivo a uno melodico, e poi perché, diciamolo una volta per tutto, è stato un singer e un frontman di talento sconfinato. Ma i Linkin Park sono tornati, e lo hanno fatto alla grande. Nessun tentativo di emulare il passato, ma una dichiarazione d’intenti fortissima: ripartire da zero (o quasi) senza dimenticare nulla.

All’Ippodromo Snai La Maura ieri sera è andato in scena molto più di un semplice concerto. Dopo sette anni di silenzio, una perdita incolmabile e mille domande sospese, come detto i Linkin Park hanno scelto Milano per l’unica data italiana del “From Zero World Tour“. E l’hanno trasformata in una celebrazione. I cancelli si sono aperti sotto un cielo rovente e da temperature africane. Caldo, taaaaanto caldo. Come al solito vale la pena ricordare – in negativo – i prezzi dell’abbeveraggio: vogliamo fare qualcosa? vogliamo abbassare un pochino, non tantissimo, i prezzi? Dopo gli ottimi set di JPEGMAFIA, Jimmy Eat World e Spiritbox, l’attesa si è caricata di emozione, nostalgia e anche curiosità. La grande incognita della serata? Emily Armstrong. Lei che, non più tardi di alcuni giorni fa, ha costretto la band a cancellare un concerto per problemi alle corde vocali.

Sono bastate le prime note di “Somewhere I Belong” per fugare ogni dubbio: la sua voce è ruvida, potente, piena di rispetto per chi l’ha preceduta. Armstrong non imita Chester, non lo sostituisce, forse lo interpreta a modo suo, ma la passione che mette in ogni singola parola cantata è evidente. E’ una vocalist di personalità e bravura, sul palco è sempre più smaliziata e, lasciato da parte l’inevitabile imbarazzo degli esordi (insomma, è stata chiamata a sostituire Chester Bennington, paladino di una band tra le più in vista al mondo, glielo possiamo anche concedere) è sempre più padrona del suo ruolo. Nel corso dello show la vediamo sciogliersi, prendere confidenza, sorridere. Su “Crawling” la sua voce si fonde con quella della folla, su “The Emptiness Machine” mostra la propria identità artistica: è una leonessa rock, e Milano se ne innamora e le tributa il coro “Sei bellissima“. E allora scatta la curiosità: chissà se conosce Loredana Bertè?

Come prevedibile, la setlist abbraccia passato e presente per fondersi in un rollercoaster emotivo perfettamente calibrato. Ci sono i brani iconici che hanno segnato l’adolescenza di migliaia di presenti: “Faint“, “Papercut“, “Numb“, “In The End“, ma anche gli estratti dall’ultima fatica discografica “Cut the Bridge” e “Heavy Is the Crown“, “Up From The Bottom“, che, dal vivo, acquistano una forza del tutto inedita. Shinoda è il collante invisibile. Sempre presente, mai invadente. Sorride, salta, suona, rappa, si commuove. Non ha perso un briciolo di carisma e la sua connessione con il pubblico è qualcosa che non si può fingere. Accanto a lui, Dave “Phoenix” Farrell e Joe Hahn sono colonne solide, mentre il chitarrista Alex Feder e il batterista Colin Brittain (impressionante per potenza e precisione) completano la rinascita di una band che ha ritrovato il proprio equilibrio.

Setlist

Somewhere I Belong
Crawling
Cut the Bridge
Lying From You
The Emptiness Machine
Creation Intro A (With elements of ‘Castle of Glass’)
The Catalyst
Burn It Down
Up From the Bottom
Where’d You Go (Fort Minor cover) 
Waiting for the End
Joe Hahn Solo
Empty Spaces
When They Come for Me / Remember the Name (Ext. Transition w/ ‘Until It Breaks’ verse 3)
Two Faced
One Step Closer
Break/Collapse
Lost (hybrid version, 1st verse/1st chorus Mike and Emily piano into full band version)
Stained
What I’ve Done
Kintsugi
Overflow
Numb
In the End
Faint
Resolution Intro A (With elements of ‘Castle of Glass’)
Papercut
A Place for My Head
Heavy Is the Crown
Bleed It Out (Extended bridge with ‘There They Go’ verse 1)

Live Report. Fontaines Dc – Roma, 18 giugno 2025

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