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[L’intervista] “Bravo, Burro!”: le illustrazioni di Eliseo Parisse a “Swing sotto le stelle”

Sara Paneccasio Posted On 18 Luglio 2024
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La quarta edizione di “Swing sotto le stelle“, che si terrà a Trasacco (AQ) il 9 e il 10 agosto, ospiterà l’esposizione di Eliseo Parisse.

L’artista pescinese ha illustrato il racconto “Bravo, burro!”, scritto dallo scrittore italo-americano John Fante insieme allo sceneggiatore Rudolph Borchert per un pubblico di ragazzi. È la storia, allegra e toccante, di un bambino e del suo asinello coraggioso, di una formidabile alleanza raccontata con dolcezza e umorismo.

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Le tavole realizzate a collage dell’artista Eliseo Parisse sono liberamente ispirate a romanzi e racconti dello scrittore italo – americano. Ne abbiamo parlato con l’artista.

L’intervista a Eliseo Parisse

Come sarà composta la sua esposizione a “Swing sotto le stelle”?

Presenterò esclusivamente delle illustrazioni, quindi delle sensazioni da me ricevute attraverso collage che illustrano le opere letterarie del grande scrittore italo-americano John Fante, in particolare del racconto per ragazzi “Bravo burro!”, che fa parte del romanzo “La confraternita dell’uva”.

Come è nato questo progetto? Che cosa l’ha portata a scegliere proprio queste opere?

Dipingo da tantissimi anni: dalla pittura classica a quella ad olio, dai pastelli agli acquerelli ecc. Da circa tre anni e mezzo lavoro esclusivamente con collage ritoccati esclusivamente sulle opere letterarie. Inizialmente ho lavorato su Fontamara di Ignazio Silone – io sono di Pescina – e ho fatto una mostra a Pescina, poi a Procida Capitale della Cultura, e ancora a Roma, a Luco dei Marsi e all’Aquila. Avevo già lavorato anche su John Fante: sono stato ospite al John Fante Festival a Torricella Peligna lo scorso anno. Lì ho avuto modo di conoscere gli insigni professori che insegnano letteratura italo-americana in America e ho deciso di continuare. Poco fa ho realizzato “Bravo burro!”, racconto destinato ai ragazzi con un’ambientazione messicana ma anche molta italianità. I personaggi sono sempre dettati dagli argomenti principali di John Fante: il conflitto padre-figlio e l’amore per gli animali.

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Come definirebbe il suo stile?

I miei collage sono fatti con pezzi di carta, che io non lavoro con le forbici ma esclusivamente a strappo. Riesco a comporre l’immagine e la ritocco con un colpo di colore, con pennarello, matita o pastelli ad olio. Queste illustrazioni sono completamente diverse dalla pittura. La mia non è propriamente una mostra: io interagisco con il pubblico, il mio compito è delucidare, educare, esporre i miei lavori ma soprattutto parlare con la gente. Il mio è un racconto che si svolge per strada – se le condizioni lo permettono – o al chiuso, per una durata limitata.

Qual è il suo processo creativo?

Le mie opere nascono attraverso un’attenta lettura, ovviamente. Bisogna lavorare sulle emozioni che suscita la storia: a volte arrivano spontaneamente, a volte devi lavorarci un po’ su. Le mie sono opere interessanti anche perché, nel corso della mia esposizione a Torricella Peligna, alcuni esperti di John Fante mi hanno consigliato di continuare. Tanto è vero che il Professor Emanuele Pettener, che insegna letteratura italo-americana alla Boca Raton University in Florida, ha ritenuto opportuno prendere i miei lavori e fare una lezione in videochiamata con me e i corsisti della Florida. Bisogna anche aggiungere che il professore ha ritenuto opportuno prendere uno dei miei lavori e farne una copertina che gira nelle migliori biblioteche universitarie in America.

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Quando e come è iniziata la sua attività artistica?

Da ragazzino ho sempre pasticciato ma è importante dire che sono autodidatta: certo ho fatto studi artistici, però sono autodidatta. L’arte è certamente soggettiva però la mia è frutto del mio talento, che ho coltivato. Ho settant’anni ma da circa cinquanta tre o cinquantaquattro anni opero in arte.

Progetti per il futuro? Sta lavorando a nuovi quadri?

Precisiamo che non li considererei veri e propri quadri. Le mie tavole entrano in una valigetta: quando io mi sposto, ad esempio a Roma, faccio le mie performance o i miei incontri nelle Università per anziani, parlo del racconto, passo in mezzo alla gente, mostro i miei lavori, li faccio toccare. Perché sono appunto opere da toccare, da vivere, fatte con pezzi di legno, fiammiferi, pezzi di carta, stoffa. Per il resto, continuo a lavorare sempre su John Fante, tanto è vero che ho ricevuto anche quest’anno l’invito a partecipare come ospite al John Fante Festival dal 22 al 25 agosto: presenterò i miei lavori a una platea di fan di Fante, conoscitori, analisti, professori ecc. E poi l’anno prossimo questo racconto che io ho illustrato dovrebbe diventare un film. Succederà dopo tantissimi anni, perché era un progetto di John Fante già nel 1940. Dovrebbe essere realizzato nel 2025 e la Rai dovrebbe finanziare il progetto di questi registi.

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