“Le solite sospette” di John Niven: quando la vecchiaia decide di farsi una risata
“Le solite sospette” è uno di quei libri che ti conquistano subito, anche se non ti cambiano la vita. John Niven riesce a fare quello che molti tentano e pochi centrano davvero, cioè scrivere una storia leggera, ironica e scorrevole senza mai scadere nella banalità. L’idea è semplice ma geniale: quattro donne comuni, ormai avanti con gli anni, decidono di ribellarsi a una vita che sembra averle già archiviate e organizzano una rapina. Non è la trovata in sé a colpire, ma il modo in cui Niven riesce a raccontarla con ritmo, sarcasmo e una tenerezza che affiora dietro ogni battuta sboccata.
La trama si apre con Susan, una vedova che scopre che il marito defunto le ha lasciato in eredità non solo i ricordi di una vita insieme, ma anche una montagna di debiti accumulati per pagare le sue inclinazioni più imbarazzanti. Senza un soldo e con una rabbia repressa che finalmente trova la sua valvola di sfogo, Susan mette insieme una squadra di amiche per mettere a segno il colpo del secolo.
C’è Julie, ex regina della bella vita ora ridotta a lavorare in un ospizio, c’è Ethel, ex attrice di teatro che vive sulla sedia a rotelle ma non ha perso la lingua tagliente né la voglia di avventura, e infine Jill, dolce e religiosa, pronta a tutto pur di aiutare il nipotino malato.
A fare da “consulente tecnico” arriva Stimmate, un vecchio delinquente che ormai si muove solo con l’aiuto dell’ossigeno, ma che conserva ancora l’orgoglio di un tempo. Quando il piano prende forma, il gruppo si ritrova a vivere un’avventura rocambolesca, fatta di inseguimenti, colpi di scena e fughe improbabili che li porteranno dall’Inghilterra fino al Sud America, mentre alle loro calcagna c’è il goffo detective Boscombe, una specie di Zenigata in versione britannica.
Niven costruisce tutto con la precisione di un film comico d’azione, pieno di ritmo e battute esilaranti. I dialoghi sono irresistibili, spesso scurrili, ma sempre perfettamente calibrati sul tono del racconto. Ethel, in particolare, è un personaggio che resta nel cuore perché è sboccata, vivace e disarmante, la voce di una libertà che non conosce età. Certo, non mancano alcune imperfezioni come qualche passaggio troppo tirato, un paio di coincidenze forzate e un umorismo che a tratti si spegne, ma la storia fila via veloce, come una corsa a bordo di una vecchia Mini che ancora sa mordere l’asfalto.
In fondo, “Le solite sospette” non è solo una commedia divertente ma anche un piccolo inno alla vita, alla voglia di riscatto e al coraggio di non arrendersi nemmeno quando il mondo sembra aver deciso che il tuo tempo è finito. È una di quelle letture che ti fanno sorridere anche dopo aver chiuso il libro, perfetta per chi cerca un romanzo brillante e pieno di umanità, capace di farti passare qualche ora in ottima compagnia — quella di quattro nonne terribili e irresistibili.



