László Krasznahorkai è il Premio Nobel per la Letteratura 2025: “Nel caos apocalittico riafferma il potere dell’arte”
L’Accademia di Svezia ha annunciato oggi, 9 ottobre, che il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2025 è lo scrittore ungherese László Krasznahorkai. La proclamazione è arrivata come di consueto intorno alle 13,00 da Stoccolma. Nella motivazione ufficiale, l’Accademia ha lodato la sua opera “avvincente e visionaria, che nel cuore del terrore apocalittico riafferma il potere dell’arte”.
Autore di culto e voce radicale della letteratura contemporanea, Krasznahorkai si è imposto su una lunga lista di candidati che comprendeva, tra gli altri, Can Xue, Mircea Cărtărescu, Anne Carson, Gerald Murnane, Cristina Rivera Garza, oltre a nomi notissimi come Salman Rushdie, Michel Houellebecq, Don DeLillo e Stephen King, rimasto ancora una volta escluso dal podio letterario più ambito.
Nato a Gyula nel 1954, László Krasznahorkai è considerato uno dei più importanti scrittori ungheresi viventi. La sua prosa, caratterizzata da frasi vertiginosamente lunghe e da un tono profetico e visionario, ha influenzato intere generazioni di autori e registi. Tra le sue opere principali figurano “Satantango” (1985), cupo affresco di una comunità rurale in disfacimento; “Melancolia della resistenza” (1989), da cui Béla Tarr ha tratto il film Werckmeister Harmonies; “Guerra e guerra” (1999), “Seiobo è discesa sulla Terra” (2008) e “Barone Wenckheim torna a casa” (2016), romanzo che gli è valso il National Book Award per la letteratura tradotta negli Stati Uniti.
Krasznahorkai, spesso descritto come “l’ultimo scrittore davvero apocalittico d’Europa”, intreccia nelle sue opere la visione di un mondo in rovina con una fede incrollabile nella bellezza e nella forza salvifica dell’arte. Il riconoscimento del Nobel corona una carriera segnata da rigore, isolamento e un linguaggio che sfida i limiti della narrativa tradizionale.
Il premio di quest’anno arriva dopo quello del 2024, assegnato alla coreana Han Kang, autrice di La vegetariana, per “la sua intensa prosa poetica che affronta le ferite della Storia e la fragilità della vita umana”. Con l’assegnazione a Krasznahorkai, l’Accademia sembra voler tornare a premiare una letteratura di visione, che esplora il collasso morale e spirituale del nostro tempo con una lingua di straordinaria potenza.



