L’Antico Egitto rinasce a Roma: 130 capolavori illuminano le Scuderie del Quirinale
Le Scuderie del Quirinale di Roma accolgono la mostra-evento Tesori dei Faraoni: 130 capolavori provenienti direttamente dal Museo Egizio del Cairo e da Luxor, con la partecipazione straordinaria del Museo Egizio di Torino.
L’Antico Egitto incanta Roma
Le Scuderie del Quirinale inaugurano un ambizioso progetto culturale che trasporta il cuore pulsante della civiltà egizia nella Capitale. Fino al 3 maggio 2026, l’esposizione Tesori dei Faraoni offre al pubblico una selezione straordinaria di 130 capolavori, gran parte dei quali hanno travalicato per la prima volta i confini egiziani; una vera e propria mostra-evento che affonda le sue radici nelle collezioni inestimabili del Museo Egizio del Cairo e del Museo di Luxor.
Curata con rigore scientifico dal dottor Tarek El Awady, già direttore del museo cairota, la rassegna si propone come un viaggio avvincente attraverso tremila anni di storia e arte. Il percorso espositivo si snoda in sei sezioni tematiche e celebra un legame indissolubile tra l’Italia e la terra del Nilo.
Il progetto infatti si inserisce con entusiasmo nel quadro delle relazioni culturali tra i due Paesi, dialogando con gli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa. Simili iniziative riaffermano la cultura non solo come veicolo di conoscenza e formazione, ma come ponte concreto per un futuro di collaborazione e solidarietà nel Mediterraneo.

Leggi anche: Restituzioni 2025: a Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra sulle opere restaurate tra il 2022 2 e il 2025
L’oro splendente dei faraoni
Il percorso espositivo si inaugura sotto il segno dell’oro, materia che per gli Egizi incarnava la divinità, l’eternità e la luce solare di Ra. Sin dai primordi, intorno al 3200 a.C., la civiltà nilotica sviluppò sofisticati sistemi di estrazione, rendendo l’oro l‘elemento prediletto dai faraoni. Le sale riservano oltre quaranta preziosi manufatti, che trasformano l’ornamento in un vero e proprio linguaggio politico e teologico.
Tra le meraviglie di questa sezione si distingue il sarcofago dorato della regina Ahhotep II, affiancato dalla celebre Collana delle Mosche d’Oro, un’antica onorificenza militare conferita per il valore dimostrato in battaglia. Straordinaria per lavorazione e peso è anche la copertura funeraria d’oro di Psusennes I, composta da settemila dischetti che ne fanno il gioiello più pesante giunto fino ai nostri giorni.
Questi reperti eccezionali, rinvenuti nel corredo scoperto a Tanis nel 1940, irradiano una luce che, a distanza di millenni, resta intatta, rendendo i visitatori parte integrante dello splendore e della profonda spiritualità che avvolgevano i sovrani egizi.

Leggi anche: “I tre grandi di Spagna”: Picasso, Dalí e Miró conquistano la Fabbrica del Vapore a Milano
L’Egitto tra rito e trasformazione
Allontanandosi dalla maestosità regale, l’itinerario indaga l’universo del rito e della trasformazione, nel quale la morte è concepita come un eterno ciclo di rinascita, specchio del sorgere e tramontare del sole. L’accesso alla vita ultraterrena, tuttavia, dipendeva da rigide regole, prima tra tutte la conservazione del nome e dell’immagine.
A dominare la sala dedicata alle pratiche funerarie si erge il sarcofago monumentale di Tuya, madre della regina Tiye, una figura centrale nella storia della XVIII dinastia. Intorno a questa imponente presenza, statuette shabti, vasi canopi e frammenti del Papiro del Libro dei Morti svelano il processo quasi scientifico con cui gli Egizi preparavano il viaggio nell’aldilà: un insieme meticoloso di formule magiche, istruzioni e strumenti per affrontare il mondo invisibile e risorgere accanto al dio del sole.
In un simile contesto spirituale, la mostra mira a rivelare il volto umano della regalità e l’efficace organizzazione della società, che si mantenne stabile per più di tremila anni, anche grazie alla possibilità di mobilità sociale e a un efficace sistema meritocratico.

Leggi anche: Dalí a Roma: il genio che reinventò la tradizione di Raffaello, Velázquez e Vermeer
La città degli artigiani
Una sezione di particolare fascino presenta al pubblico la cosiddetta Città d’oro (Aten), l’insediamento di artigiani e lavoratori risalente al regno di Amenofi III, riportato alla luce nell’autunno del 2021 da una missione guidata da Zahi Hawass. Questa straordinaria scoperta, una delle più significative nella storia dell’archeologia egizia recente, ha restituito intatti quartieri, abitazioni e officine, offrendo uno sguardo senza precedenti sulla quotidianità di chi costruiva la grandezza dei faraoni. Utensili, sigilli e amuleti svelano un popolo capace di fondere ingegno tecnico e profondo senso religioso in ogni singolo gesto della vita produttiva.
Il percorso prosegue esplorando il concetto di regalità sacra, cardine dell’ordinamento politico e sociale egizio. Il faraone, inteso come incarnazione del dio Horus, non era solo il capo dello stato, ma il garante del maat: l’armonia, la giustizia e l’ordine cosmico; proprio i principi di stabilità e armonia universale hanno consentito alla civiltà egizia di sopravvivere in modo quasi immutato per millenni.
A tal proposito, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha affermato che: «Questa esposizione è frutto di un rapporto, quello tra Italia ed Egitto, che affonda le radici nell’antichità, che vive un presente di dinamica e fruttuosa cooperazione, e che sa proiettarsi nell’avvenire».

Leggi anche: “ALPHONSE MUCHA. Un trionfo di bellezza e seduzione”: Roma svela i capolavori dell’artista
L’arte dei faraoni e la Mensa Isiaca
L’allestimento raggiunge il suo apice con il tema del mistero della regalità divina, esponendo alcuni dei manufatti più pregiati dell’arte faraonica.
In questa sezione finale si ammira la statua di Hatshepsut inginocchiata in atto d’offerta, la diade di Thutmosi III con Amon e la celebre Triade di Micerino, opere che trasformano la figura del sovrano in aulico emblema del divino. A chiudere simbolicamente il percorso è un oggetto di grande significato storico e culturale per l’Italia: la Mensa Isiaca.
Databile tra il I secolo a.C. e il IV d.C. ed eccezionalmente concesso dal Museo Egizio di Torino, il raro reperto riallaccia il dialogo spirituale e culturale che, fin dall’antichità, unì Alessandria e Roma: probabilmente proveniente dall’Iseum Campense, il tempio di Iside nella capitale italiana, testimonia infatti la profonda influenza e l’irresistibile fascino che la cultura egizia esercitò sul mondo romano.

Leggi anche: “Forme di luce”: Palazzo Reale a Milano ospita una grande mostra su Man Ray
Organizzatori e sostenitori della mostra
Tesori dei Faraoni è un evento prodotto da Ales – Arte Lavoro e Servizi del Ministero della Cultura insieme a MondoMostre, in stretta collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt; gode inoltre del patrocinio della Regione Lazio e della collaborazione scientifica del Museo Egizio di Torino. Intesa Sanpaolo ed Eni si annoverano tra i principali sponsor mentre EgyptAir è vettore ufficiale per il trasporto delle opere.
L’ampio programma di informazione e mediazione culturale include un catalogo curato da Zahi Hawass (edito da Allemandi), visite guidate e un’audioguida inclusa nel biglietto con le voci di Roberto Giacobbo e Zahi Hawass. Sono previsti laboratori didattici in collaborazione con il Museo Egizio di Torino e approfondimenti scientifici con l’Università La Sapienza di Roma.
Per prenotazioni e acquisto dei biglietti è possibile collegarsi al sito web ufficiale www.scuderiequirinale.it

Leggi anche: Roma a Teatro: guida agli spettacoli dal 28 ottobre al 2 novembre
Fonte immagini: Ufficio Stampa
Crediti fotografici: ©Massimo Listri; ©Monkeys Video Lab



