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Land of Hope and Rage: Bruce torna ad accendere Milano [Live report 30-6-2025]

Fabio Iuliano Posted On 1 Luglio 2025
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“No Surrender” ha il volto stanco di Little Steven, scortato sul palco da Bruce Springsteen in coda alla E Street Band. Ci si aspetta che faccia un semplice saluto – reduce com’è da un’operazione per l’appendicite – e invece resta lì, chitarra in spalla fino all’ultimo accordo. È l’immagine perfetta per una serata che, quarant’anni dopo il primo storico concerto del 1985, trasforma di nuovo San Siro in un’arena di passione e memoria. Un concerto che si propone anche come un atto d’accusa frontale contro la deriva autoritaria della politica americana.

“Ciao San Siro, siete pronti?”, chiede Bruce appena salito sul palco. Dopo “No Surrender” affila “My Love Will Not Let You Down”, altra opener provata nel pomeriggio durante un breve soundcheck in cui ha trovato spazio anche “Prove It All Night”. Ma il cuore della serata pulsa in un’altra direzione: “Stanno accadendo cose che alterano la vera natura della democrazia”, denuncia dal palco, mentre i maxischermi traducono per il pubblico italiano. “In America perseguitano chi esercita la libertà di parola. La maggioranza dei rappresentanti ha fallito nel proteggerci da un governo disonesto”.

Così arriva “Land of Hope and Dreams”, manifesto politico e titolo del tour. In scaletta ci sono anche “Rainmaker”, “Promised Land” e “House of a Thousand Guitars” – chitarra e armonica – che è un j’accuse contro il “clown criminale che ha rubato il trono”. Poco dopo arriva “My City of Ruins”, preceduta da un altro discorso acceso: “Adesso stanno avvenendo fatti che mettono in discussione la vera natura della democrazia nei nostri Paesi e sono troppo importanti per essere ignorati”: è anche un comizio il concerto di Bruce Springsteen a San Siro, un urlo per la libertà contro gli “abusi di un presidente e di un governo disonesto”.

“In America, casa mia”, dice, “stanno perseguitando le persone che esercitano la libertà di parola e danno voce al loro dissenso. Questo sta succedendo adesso. Gli uomini più ricchi trovano soddisfazione nell’abbandonare i bambini più poveri al mondo alla malattia e morte. Nel mio Paese stanno godendo in modo sadico del dolore inflitto ad onesti lavoratori americani”.

“Stanno abbandonando i nostri più grandi alleati e si stanno alleando con dittatori, contro quelli che lottano per la propria libertà. Stanno definanziando le Università americane che non si piegano alle loro richieste ideologiche. Stanno prelevando residenti americani dalle strade senza alcun processo, deportandoli in centri di detenzione e prigioni straniere”.

“La maggioranza dei rappresentanti eletti ha totalmente fallito nel proteggere gli americani dagli abusi di un presidente non adeguato e di un governo disonesto”. Però “l’America di cui ho cantato per voi per circa 50 anni è reale indipendentemente da tutti i suoi difetti: è un Paese incredibile con persone incredibili. Sopravviveremo a questo momento”.

Camicia bianca, panciotto e cravatta, Bruce sembra immune al caldo e al tempo. Nonostante alcune novità a livello di brani, l’impianto generale della scaletta resta simile a quello delle tournée precedenti. A cambiare, però, sono i passaggi centrali dello show.

Leggi anche: Così due anni fa al Circo Massimo

Spariscono i toni intimi e riflessivi che avevano segnato i concerti del 2023 e 2024, incentrati sul tempo che passa, la vecchiaia e l’elaborazione del lutto. Non ci sono più pezzi come “Ghosts”, “Last Man Standing” e “I’ll See You In My Dreams”, che rappresentavano quei temi in modo diretto. Ora il pubblico canta con lui “The River”, “Hungry Heart”, esplode su “Because the Night”, “Wrecking Ball”, “Badlands” e “Thunder Road”. E poi le luci si accendono per le canzoni finali: “Born in the U.S.A.”, “Born to Run”, “Bobby Jean”, “Dancing in the Dark”, “Tenth Avenue Freeze-Out”, “Twist and Shout”, fino alla conclusiva “Chimes of Freedom” di Bob Dylan, perfetta per sigillare il messaggio.

“Sopravviveremo a questo momento”, dice Springsteen. “Ho speranza, perché credo nella verità di James Baldwin: in questo mondo non c’è tutta l’umanità che si vorrebbe, ma ce n’è abbastanza”.

SETLIST

No Surrender
My Love Will Not Let You Down
Land of Hope and Dreams
Death to My Hometown
Lonesome Day
Rainmaker
Atlantic City
The Promised Land
Hungry Heart
The River
Youngstown
Murder Incorporated
Long Walk Home
House of a Thousand Guitars
My City of Ruins
I’m on Fire
Because the Night
Wrecking Ball
The Rising
Badlands
Thunder Road

Encore:
Born in the U.S.A.
Born to Run
Bobby Jean
Dancing in the Dark (seguita dalla presentazione della E Street Band)
Tenth Avenue Freeze-Out
Twist and Shout (The Top Notes cover)
Chimes of Freedom (Bob Dylan cover)

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