Dopo 50 anni riapre al pubblico la Grotta di Diana a Villa d’Este

Dopo quasi cinquant’anni di chiusura ha riaperto al pubblico la suggestiva Grotta di Diana a Tivoli. Due anni di scrupoloso restauro hanno riportato all’antico splendore uno dei luoghi simbolo di Villa D’Este.
Una grotta voluta dal cardinale Ippolito d’Este
Un tesoro nascosto per quasi cinquant’anni, la Grotta di Diana di Villa d’Este a Tivoli riapre al pubblico dopo un significativo intervento di restauro. Le sculture, le sfumature delle ametiste e dei lapislazzuli, la naturale eleganza delle conchiglie, la lucentezza delle perle vitree e i tocchi dorati hanno ritrovato l’antico splendore, grazie all’impegno biennale dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, sostenuto con convinzione dalla celebre casa di moda Fendi. Si può ragionevolmente considerare un prezioso completamento del percorso di visita della villa, patrimonio Unesco dal 2001, con un ingresso suggestivo dalla Passeggiata del Cardinale.
Situata nella zona elevata del giardino, in prossimità della Loggia dei Venti, questa sala-ninfeo offre una splendida vista che abbraccia l’orizzonte dal Monte Soratte fino ai Castelli Romani, con la Città Eterna a fare da punto focale del paesaggio.
Si deve al cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, l’idea di questa straordinaria grotta, luogo nel quale confluisce la parte migliore del manierismo cinquecentesco italiano. Il progetto prese forma tra il 1570 e il 1572 grazie all’operato del bolognese Paolo Calandrino e all’ispirazione di Pirro Ligorio, l’architetto napoletano cui si deve la creazione della villa e del suo lussureggiante parco.

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Struttura e decorazione della grotta
La grotta ha una pianta a croce greca e si divide in una zona centrale con un soffitto a volta, sostenuto da eleganti cariatidi che portano cesti sul capo. Nello spazio principale si trova una grande rientranza con rocce artificiali e una fontana zampillante. Si diramano poi tre bracci: il primo, che funge da ingresso, ha un soffitto curvo e ospita due nicchie incavate nelle pareti; il secondo braccio, sulla sinistra, presenta due sculture a basso rilievo e una fontana; il terzo braccio, sulla destra, ha anch’esso un soffitto a volta e mostra due grandi bassorilievi ai lati, mentre in fondo un’apertura conduce a un elegante loggia che si affaccia verso Roma.
Il ciclo decorativo mostra un perfetto equilibrio tra elementi naturali e virtuosismo artistico. Sulle volte si possono ammirare scene che ricordano il mare, mentre sulle pareti e nelle nicchie sono narrate storie tratte da Le Metamorfosi di Ovidio. Le cariatidi canefore che sorreggono cesti colmi di frutti dorati, ancora visibili oggi, e la candida aquila disegnata al centro del soffitto – un evidente richiamo alla nobile famiglia d’Este – contribuiscono a creare una suggestiva simbologia imperniata sui concetti di forza, saggezza e dominio della natura.
Due le pavimentazioni presenti: la prima, in terracotta invetriata, composta da mattonelle esagonali con file alternate di aquile, pomi e gigli estensi; la seconda, nella loggia, costituita da mattonelle beige e marroni in cotto.

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L’intervento di restauro
Lo scorrere del tempo e i lavori intrapresi nei secoli scorsi hanno cambiato molto la Grotta di Diana: danni, riparazioni e usura dei materiali hanno rovinato non solo la sua fisionomia, ma anche la comprensione del ciclo decorativo originario.
Le analisi effettuate tra il 2023 e i primi mesi del 2025 hanno evidenziato diversi problemi: la ruggine ha intaccato le parti in metallo, le malte sono diventate deboli,i mosaici si sono consumati e le sculture corrose in superficie.
Il restauro ha ripristinato la ricchezza di dettagli del ninfeo, lavorando sia sulle pareti interne che sulle pareti esterne, esposte agli agenti atmosferici. Molto importante la scelta di inserire un vetro protettivo nella loggia con vista su Roma per ridurre i danni del vento, senza tuttavia modificare la bella vista sul paesaggio – un aspetto fondamentale per l’idea alla base di Villa d’Este.
Anche il nuovo impianto di illuminazione, studiato per far risaltare i diversi materiali e colori delle superfici, è stato pensato per restituire alla grotta l’aspetto iniziale: un tripudio di arte, meraviglia e lucentezza manierista.
Grazie al restauro la figura di Diana (presente in uno dei grandi bassorilievi sulla destra) è emersa in tutta la sua solennità: è una cacciatrice dalle elevate virtù morali, ma anche dotata di indipendenza e di una sorta di libertà laica derivante dalla sua intraprendenza intellettuale.

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I sostenitori del progetto
Riguardo la riapertura della Grotta di Diana, Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto di Villa Adriana e Villa d’Este, ha dichiarato: «Anche questo intervento si propone di esplorare e decodificare le infinite suggestioni di Villa d’Este, mettendo in luce come questo luogo continui a emanare la sua magnificente bellezza, rivelando a tratti il sofisticato progetto culturale che ne fu alla base. […] Con questa azione cerchiamo di contrastare la perdita e l’oblio che spesso contraddistingue il nostro patrimonio e il recupero della Grotta di Diana fa sì che tale ricchezza torni disponibile alla collettività. La storia dell’arte è anche processo cognitivo che si nutre di queste ’riemersioni’, riconfigurando presente e passato per le generazioni future».
Silvia Venturini Fendi, direttrice artistica Accessori e Collezioni Uomo della nota maison, ha voluto esprimere così il suo entusiasmo per l’iniziativa: «Il restauro della Grotta di Diana a Villa d’Este è per Fendi un atto d’amore, il più recente di un percorso secolare di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che culmina quest’anno con la celebrazione del nostro centenario. Quest’opera rappresenta per noi un ulteriore investimento sul futuro che parte dalla memoria del passato: un impegno volto a preservare la bellezza e la storia del nostro Paese».
Per informazioni su orari e giorni di apertura è possibile visitare il sito web www.villae.cultura.gov.it .

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Crediti fotografici: ©Andrea Concordia