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Dopo 200 anni torna a Perugia “L’incoronazione della Vergine”, capolavoro di Raffaello

Francesca Massaro Posted On 9 Ottobre 2025
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Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce), dettaglio, 1505 - 1525 Olio su tavola, cm 354 x 232 © Musei Vaticani

Torna a Perugia l’Incoronazione della Vergine, pala d’altare commissionata a Raffaello dalle Clarisse di Monteluce e completata dai suoi migliori allievi, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.

Il capolavoro di Raffaello torna a Perugia

La storia dell’Incoronazione della Vergine prende avvio nel 1505 a Perugia, quando le Clarisse del Monastero di Monteluce affidarono a Raffaello Sanzio l’incarico di realizzare la pala d’altare per la loro chiesa di Santa Maria Assunta.

Questo progetto si distinse per una gestazione complessa: il celebre maestro, assorbito dai gravosi impegni della sua professione, riuscì solo ad iniziare la commissione prima di morire prematuramente nel 1520. Furono i suoi allievi più fidati, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, a portare a compimento l’opera nel 1525. Per quasi tre secoli, il grande dipinto ha illuminato la chiesa perugina, fino al trasferimento in Francia nel 1797 a seguito delle requisizioni napoleoniche. Grazie all’impegno diplomatico di Antonio Canova, la pala fu recuperata e destinata alle collezioni pontificie, giungendo nella Pinacoteca Vaticana.

Oggi, dopo oltre due secoli, Perugia accoglie con emozione il suo ritorno, che si inserisce perfettamente nel programma del Giubileo 2025, durante il quale si celebrerà anche un’altra ricorrenza: il cinquecentenario della consegna del dipinto alle monache.

Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce), 1505 – 1525 Olio su tavola, cm 354 x 232 © Musei Vaticani

Leggi anche: “Forme di luce”: Palazzo Reale a Milano ospita una grande mostra su Man Ray

Stile e composizione dell’opera di Raffaello

Nonostante le traversie storiche e l’intervento degli allievi, l’Incoronazione della Vergine (nota anche come Madonna di Monteluce), si configura come un’opera chiave per comprendere l’ultima fase della produzione raffaellesca e la straordinaria autonomia della sua bottega. La composizione, di imponente formato (354 x 232 cm), si caratterizza per un’iconografia molto particolare, che fonde in un unico momento di gloria l’Assunzione e l’Incoronazione di Maria.

Il dipinto rivela una raffinatezza esecutiva data dalla maestria della scuola, capace di esprimersi attraverso un linguaggio cromatico di intensa forza espressiva. Un dialogo di armonie e contrasti si svolge tra la luce dorata del Paradiso e il blu plumbeo del cielo inferiore, tra la compostezza regale della Vergine e lo stupore degli apostoli che si trovano di fronte al sepolcro magicamente fiorito.

Un dettaglio tecnico singolare è la sua composizione originaria in due tavole assemblabili e smontabili, a testimonianza dell’imponente sfida logistica affrontata dal sodalizio creativo di Raffaello con Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.

Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce), dettaglio, 1505 – 1525 Olio su tavola, cm 354 x 232 © Musei Vaticani

Leggi anche: “ALPHONSE MUCHA. Un trionfo di bellezza e seduzione”: Roma svela i capolavori dell’artista

Un percorso espositivo fortemente spirituale

L’iniziativa di riportare a Perugia l’opera è di grande valore simbolico e si propone come un’occasione di riflessione sulla condizione umana e sul messaggio giubilare, in un fecondo dialogo con le domande del nostro tempo. Il significato di questo evento è stato efficacemente riassunto dalla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, che ha dichiarato: “Si tratta di un ritorno importante per una pala chiave che riafferma Perugia come capitale del Rinascimento”.

L’esposizione, ospitata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di san Lorenzo, crea inoltre un’importante sinergia con altre opere, riunendo per la prima volta la pala d’altare alla sua predella con Storie della Vergine, concessa in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria.

L’allestimento si completa con il quattrocentesco Crocifisso di Giovanni Teutonico, tuttora custodito nel Monastero di Sant’Erminio. Il percorso espositivo, strutturato in tre sezioni, accompagna il visitatore in un itinerario metaforico che culmina proprio davanti al grande capolavoro di Raffaello e dei suoi allievi, in un’esperienza di fede e bellezza.

Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce), dettaglio, 1505 – 1525 Olio su tavola, cm 354 x 232 © Musei Vaticani

Leggi anche: Firenze ospita il Frammento Vaticano: unica testimonianza di Giotto nell’antica Basilica di San Pietro

L’organizzazione della mostra

La mostra, intitolata L’atteso ritorno. Raffaello per Monteluce dai Musei Vaticani, a cura di Barbara Jatta, Alessandro Polidori e Luca Nulli, resterà aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2026. L’iniziativa è promossa e organizzata dall’Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve in collaborazione con i Musei Vaticani.

Si è rivelato inoltre fondamentale il sostegno di Fondazione Perugia e il patrocinio di enti di alto profilo istituzionale e religioso, tra i quali la Regione Umbria, l’Assemblea Legislativa della Regione Umbria, il Comune di Perugia, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della CEI.

I risultati delle nuove ricerche curate dal comitato scientifico interdisciplinare saranno raccolti nel catalogo ufficiale, in prossimità di pubblicazione, realizzato da Silvana Editore. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sull’evento è possibile consultare il sito web www.isolasanlorenzo.it/mostra-raffaello-perugia .

Raffaello Sanzio, Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce), dettaglio, 1505 – 1525 Olio su tavola, cm 354 x 232 © Musei Vaticani

Leggi anche: “Un universo di luce”: i capolavori di Giacomo Balla viaggiano da Roma a Parma

Fonte immagini: Vatican News

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