Caravaggio a Palazzo Barberini: la preziosa Pala Odescalchi resterà in esposizione per tutta l’estate
Dopo lo straordinario successo della mostra Caravaggio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma continueranno ad ospitare la Conversione di Saulo. Il capolavoro di Michelangelo Merisi, resterà eccezionalmente in esposizione fino al 30 settembre.
La Pala Odescalchi a Palazzo Barberini
Con un totale di quattrocentomila visitatori, la mostra Caravaggio 2025 si è rivelata l’evento culturale dell’anno per la Capitale. Per tale motivo la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini ha deciso di regalare un’ulteriore emozione agli appassionati del maestro lombardo.
Dal 24 luglio al 30 settembre la Conversione di Saulo, nota anche come Pala Odescalchi, continuerà ad allietare il pubblico, illuminando la Stanza dei Paesaggi al piano nobile del Museo.
Un’occasione unica per approfondire la tecnica e le tematiche caravaggesche. L’opera infatti dialoga con una copia perfetta della Conversione di San Paolo della Cappella Cerasi nella basilica di Santa Maria del Popolo, invitando gli spettatori a cogliere le differenze tra i due capolavori e a rintracciare le incredibili evoluzioni stilistiche intercorse tra il primo e il secondo lavoro.
Si tratta di un confronto assolutamente inedito se si pensa che la Conversione di Saulo è una delle pochissime opere di Caravaggio a far parte di una collezione privata, mentre la Conversione di San Paolo è una tela inamovibile dalla Cappella Cerasi.

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Vicissitudini della Pala Odescalchi
La vicenda della Conversione di Saulo nota anche come Pala Odescalchi affonda le radici nel 1600, quando il giurista e tesoriere generale della Camera Apostolica, Tiberio Cerasi, commissionò a Caravaggio due tavole per la sua cappella di famiglia nella Basilica di Santa Maria del Popolo.
Destinata alla sepoltura del banchiere, la cappella prevedeva opere anche di altri artisti dell’epoca, come ad esempio Annibale Carracci. Tuttavia, la Conversione di Saulo e la Crocifissione di San Pietro non vennero mai installate, forse per una riduzione delle dimensioni della cappella stessa, come suggerito da alcuni studi. Caravaggio realizzò pertanto due nuove versioni su tela, più piccole rispetto alle precedenti, oggi ancora visibili e di proprietà del Fondo Edifici di Culto.
La pala originaria raffigurante Saulo, invece, intraprese un lungo viaggio attraverso vari passaggi di proprietà, fino a confluire nella collezione dei principi Odescalchi. Attualmente è custodita da Nicoletta Odescalchi e viene esposta in rarissime occasioni nei musei, rendendo in tal modo l’allestimento a Palazzo Barberini ancora più speciale.

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Due opere di Caravaggio a confronto
Nello specifico tale esposizione offre un rivoluzionario dialogo per immagini: la Pala Odescalchi si confronta con una riproduzione dettagliatissima della versione custodita nella basilica di Santa Maria del Popolo, frutto del mirabile lavoro dell’azienda multimediale Haltadefinizione coadiuvata dal Fondo Edifici di Culto. L’accostamento di queste due opere offre, infatti, una preziosa occasione per indagare in profondità il complesso stile di Caravaggio e le trasformazioni che hanno caratterizzato la sua parabola artistica.
Se la pala manifesta un’energia compositiva dirompente e un dinamismo scenico accentuato dall’intreccio delle figure e dai cromatismi di vivace intensità, la tela successiva si rivela in una forma più essenziale, intima e spirituale.
In quest’ultima opera l’attenzione si concentra potentemente sulla figura del cavallo che, dominando i tre quarti dell’opera, assurge a simbolo dell’irrazionalità del peccato, in un contrappunto evocativo con il palafreniere che incarna la ragione, e con la luce divina che, irrompendo dalle tenebre, rappresenta la grazia.

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Indagini diagnostiche e rivelazioni
Le sorprese tuttavia non finiscono qui. Il percorso espositivo si arricchisce di un significativo apparato tecnico-scientifico, incluso il resoconto della riflettografia a infrarossi della Pala Odescalchi, eseguita nel 2006 durante un restauro. Le analisi diagnostiche, condotte da M.i.d.a sotto la direzione di Claudio Falcucci, hanno svelato dettagli preziosi sulle scelte tecniche e compositive di Caravaggio, evidenziando il suo metodo di lavoro caratterizzato da libertà e sperimentazione.
Particolarmente insolito è il supporto: sette assi orizzontali di cipresso, con una fascia perimetrale aggiunta in un secondo momento, che imposero al pittore una preparazione atipica della base pittorica. Anziché la consueta imprimitura scura, Caravaggio optò per un fondo grigio chiaro steso in diagonale, una soluzione innovativa per simulare la trama della tela.
Le indagini hanno rivelato numerosi ripensamenti attraverso incisioni a stilo e disegni a pennello: il volto di Saulo subì varie modifiche, Cristo appariva inizialmente senza barba e si notavano differenze negli armamenti, nella vegetazione e negli elementi decorativi dello sfondo. Infine, l’eccezionale impiego di pigmenti rari nella sua tavolozza abituale, come l’azzurrite, l’argento e l’oro, conferisce all’opera una luminosità inedita e una straordinaria vibrazione cromatica, esaltando ulteriormente la drammaticità della scena.
Per chi fosse interessato a questo affascinante dialogo caravaggesco e volesse prenotare una visita, è possibile collegarsi al sito web www.barberinicorsini.org .

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Fonte immagini: Wikipedia



